«Nel mio film su Katyn c’è un solo personaggio russo positivo: è il capitano Popov. Ma basta un giusto per convincersi che i giusti esistono ancora. E che bisogna stare dalla loro parte». Chi parla è Andrej Wajda, il grande regista polacco, che all’età di 82 anni ha potuto finalmente realizzare una pellicola su un episodio chiave della storia del suo Paese. E sua personale. A Katyn, dove i russi nel 1940, su ordine di Stalin, uccisero ben 22mila ufficiali polacchi, Wajda perse suo padre. «Ricordo l’ultimo incontro: quando mia madre si congedò da mio padre, gli diede un oggetto di metallo con una immagine della Madonna, che lui si mise nella tasca dell’uniforme, vicino al cuore. Un gesto molto commovente, molto antico, utilizzato dalle donne in tempi remoti per salutare i mariti che partivano per la guerra». Il film arriva in Italia il 13 febbraio.
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