Welfare

Welby: depositate le motivazioni della sentenza

Vittoria del diritto soggettivo. La ventilazione artificiale è terapia a cui si può rinunciare

di Redazione

Sono state depositate il 17 ottobre rese note ieri le motivazioni della sentenza del giudice Zaira Secchi, che proscioglie il medico Mario Riccio, colui che nel dicembre scorso ha staccato il respiratore di Piergiorgio Welby.
Nella sentenza di legge che non è rinvenibile nel caso in esame un’ipotesi di accanimento terapeutico, «ma per motivi divrsi da quelli indicati dal Gip». Il mantenimento della terapia di ventilazione assistita (e questo è già un passo importante, che la ventilazione assistita sia definita come terapia, a cui pertanto è legittimo rinunciare) «non può essere giuridicamente qualificato come accanimento terapeutico, bensì come violazione di un diritto del paziente, costituzionalmente garantito, che aveva espresso la sua volontà, consapevole e informata, di interruzione della terapia in atto». È questa volontà espressa dal paziente a escludere la rilevanza penale del medico che interromap il trattamento.

La sentenza respinge esplicitamente l’escludere la ventilazione assistita dal rango di “terapia” sol perché “attinente al sostegno di funzioni vitali”: cosa che estende l’interpretazione di terapia anche a nutrizione e idratazione artificiale. Precisa inoltre che l’interruzione della terapia può essere fatta legittimamente solo da un medico, e non da un famigliare, trattandosi appunto di terapia. Nelle 60 pagine della sentenza, inoltre, si elencano le caratteristiche che deve avere il rifiuto del trattamento sanitario: tra gli altri, allo stato della legislazione, l’attualità del rifiuto (il che esclude la legittimità per Eluana Englaro).

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