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Bilanci Il rapporto sull'esperienza di 30 comuni inglesi

di Redazione

… i servizi assistenziali offerti dal non profit sono stati scelti nell’88% dei casi dai cittadini liberi di scegliere. E c’è stato anche un risparmio (leggero) per lo Stato C onsumatori di welfare. Invece di beneficiari, di utenti, di pazienti. Così, provocatoriamente, sei mesi fa, sulle pagine di Vita , definivamo gli abitanti di 30 comuni inglesi che, dal novembre 2005, sperimentano sulla propria pelle la sussidiarietà orizzontale chiesta a gran voce in tutta Europa. Con questa formula: “budget personali” depositati dallo Stato direttamente sul conto corrente dei cittadini, con licenza di spendere il denaro destinato alla loro assistenza medica e sociale come meglio credono. È la sfida del progetto Personal Budget Holder voluto dal governo anglosassone che, da subito, rivelò un dato sorprendente: l’88% degli aventi diritto all’assistenza pubblica (45mila persone) decideva di acquistarla da enti del terzo settore. Con che impatto sulle loro vite e sul bilancio statale? Con che modalità? Con che rischi?

Il primo bilancio
Oggi lo sappiamo. Fresco di stampa, lo studio Ibsen ( Individual Budgets Evaluation Network ) commissionato dal ministero della Salute a una rete di cinque prestigiose università ha monitorato i risultati del progetto con interviste a 959 cittadini – disabili mentali, fisici, anziani e soggetti con difficoltà di apprendimento -, di cui 510 “consumatori di welfare” assegnatari di budget personali e 449 utenti di assistenza sociale erogata nelle modalità tradizionali.
Quattro – spiegati qui sotto in dettaglio – gli indicatori del successo del progetto, e al tempo stesso, della delicatezza necessaria per portarlo avanti. Implementazione che, nel Nord Europa, oggi non sembra più in discussione. Nel Regno Unito, dove il governo e il terzo settore stanno lavorando a una legge sul “right to bid” che consentirebbe agli enti non profit di candidarsi all’erogazione di servizi pubblici che giudicano mal gestiti o poco efficaci senza dover attendere una gara di appalto.
E anche in Svezia, Paese in cui, il primo gennaio 2009, entra in vigore la legge sulla “freedom of choice”: ovvero libertà di acquistare, con soldi pubblici, i servizi di welfare che si giudicano più adatti ai propri problemi e alla propria situazione.

Più controllo sulla propria vita
Tra gli impatti positivi del programma, i beneficiari concordano nel segnalare il maggiore controllo sulla loro vita e sul loro futuro. In particolare riportano:
? Utenti con disabilità mentale: qualità della vita significativamente più alta.
? Utenti con disabilità fisica: alta qualità dei servizi ricevuti e più soddisfazione per i suddetti servizi.
? Utenti con difficoltà di apprendimento: più controllo della vita quotidiana.
? Utenti anziani: riportano un benessere psicologico inferiore alle altre categorie.

Risparmio
Il costo medio settimanale di un “pacchetto di welfare” è stato di 280 sterline contro le 300 dei servizi di assistenza sociale tradizionale. I budget personali si rivelano “cost-effective” in relazione all’assistenza sociale. In relazione al benessere psicologico, tuttavia, l’impatto varia a seconda del tipo di beneficiario.

Tipo di servizi acquistati
Il 59% degli utenti ha utilizzato il budget per generi classici di servizi: assistenza domiciliare e personale. Seguono servizi “atipici” come attività ricreative: l’abbonamento a una palestra, cene fuori o biglietti del cinema che, per esempio, hanno acquistato il 66% dei disabili mentali. Si tratta di “uscite”, nella maggior parte dei casi organizzate da associazioni non profit, che offrono un livello di socialità nuovo e non consentito dai servizi di welfare tradizionale. Secondo un monitoraggio rilevato a metà del progetto pilota, l’88% dei beneficiari ha acquistato i servizi dal non profit.

Il fattore “ansia”
Potere di scelta, flessibilità e controllo diretto sulla propria vita sono i risultati principali del progetto Personal Budget Holder . Ma vanno controbilanciati con l’ansia che, soprattutto negli anziani, genera il dover prendere all’improvviso in mano il proprio destino e trasformarsi da beneficiari passivi in consumatori del welfare.

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