Volontariato
Welfare: il non autosufficiente costa 18mila euro/anno
Questo l'esito della ricerca di Roberta Montanelli e Alex Turrini del Cergas-Centro di ricerche sulla gestione dell'assistenza sanitaria e sociale dell'Universita' Bocconi
di Redazione
Assistere un non autosufficiente costa 18.000 euro l’anno, anche escludendo molte spese sanitarie come le visite specialistiche e i ricoveri ospedalieri, e le famiglie sono costrette a farsi carico di oltre un terzo di questa cifra (quasi 7.000 euro). L’intervento pubblico e privato, in parte coordinato grazie all’elaborazione di Piani di Zona comunali di recente introduzione, e’ in realta’ finanziato perlopiu’ dall’Inps, che eroga circa il 40% delle risorse necessarie, ma che spesso non partecipa alla pianificazione nemmeno a fini informativi. La programmazione riguarda, cosi’, solo il 20-30% delle risorse effettivamente devolute all’assistenza.
Questo l’esito della ricerca condatta da Roberta Montanelli e Alex Turrini del Cergas, il Centro di ricerche sulla gestione dell’assistenza sanitaria e sociale dell’Universita’ Bocconi, che hanno ricostruito l’impiego delle risorse pubbliche e private per la non autosufficienza (ed in generale per l’assistenza) in tre distretti lombardi, giungendo a conclusioni che gli autori giudicano ”generalizzabili all’intero territorio italiano”.
‘La spesa media per la cronicita’ che rimane in capo alle famiglie -dice Roberta Montanelli, responsabile dell’area servizi sociali e sociosanitari del Cergas Bocconi- e’ decisamente piu’ alta del previsto, benche’ nella ricerca si sia data una definizione di non autosufficienza molto restrittiva: si tratta di persone costrette a letto o su una sedia a rotelle, ovvero il genere di emergenza che giustificherebbe l’esistenza di un’assistenza pubblica”. Il calcolo dei 18.000 euro esclude molte spese mediche, ospedaliere e ambulatoriali, ma comprende il costo opportunita’ dell’assistenza familiare. Il lavoro dei familiari, in altre parole, viene contabilizzato a un valore orario pari a quello della retribuzione di una badante.
”Sicuramente -afferma Turrini- non ci aspettavamo che i Comuni fossero relegati a un ruolo tanto marginale. Il processo di decentramento degli ultimi anni rimane sostanzialmente astratto se, nella pratica, il grosso delle risorse pubbliche per l’assistenza e’ gestito da un ente, come l’Inps, il cui processo decisionale e’ centralizzato”. Dall’analisi esce ridimensionato anche il ruolo delle organizzazioni non profit. I due autori, depurando i dati dalle tariffe pagate dagli enti pubblici per gli utenti e valorizzando il lavoro volontario, concludono che il contributo di queste organizzazioni varia dall’1 al 5% delle risorse per la non autosufficienza. ”In questo -spiega Turrini- il non profit italiano non e’ ancora riuscito a ritagliarsi il ruolo di redistributore di risorse raccolte con il fundraising. Per ora riesce a gestire risorse in gran parte pubbliche”.