Non profit

WikiLeaks, ora tocca alle banche

La politica contrattacca. L'informazione tenta un'analisi. Le diplomazie del mondo, intanto, studiano il da farsi

di Redazione

Continunano le rivelazioni del noto sito WikiLeaks. Mentre il fondatore, Julian Assange, promette per l’inizio del prossimo anno un “MegaLeaks” sul grande business delle banche, la politica e l’informazioni si domandano quali saranno le conseguenze.

Il CORRIERE DELLA SERA mantiene molto alta l’attenzione sul caso delle nuove rivelazioni diffuse da Wikileaks, dedicandovi il titolo di apertura e un dossier che occupa le prime 13 pagine del giornale. “L’America reagisce: li puniremo” è il titolo scelto dal quotidiano di via Solferino, che riporta la reazione del segretario di Stato Hillary Clinton, la quale bolla il fondatore di Wikileaks Julian Assange e i suoi come “criminali” e avverte: “Attenti, questo non è un attacco di piccola gente coraggiosa contro un’entità che abusa del suo potere per fare del male. Questa è un’attività criminale basata su informazioni segrete rubate che si configura come […] un attacco alla comunità internazionale”. La bufera che ha investito le relazioni del Dipartimento di Stato americano con le diplomazie di mezzo mondo ha cambiato l’agenda della Clinton, in partenza per Asia centrale e Golfo Persico: “nei prossimi giorni dovrà dedicarsi a un’attività di controllo e riduzione dei danni politici e diplomatici prodotti dalla pubblicazione dei documenti segreti”, scrive Massimo Gaggi. Nelle pagine seguenti il CORRIERE approfondisce molti dei fronti aperti dalle rivelazioni: a pagine 3 si riporta l’ironia dell’Onu sul fatto che gli Stati Uniti ne spiassero le mosse: “Ma qui è sempre stato pieno di spie”, è una delle frasi captate da Alessandra Farkas nei corridoi del Palazzo di vetro. “Ora dovremo migliorare la riservatezza dei nostri software di comunicazione interna”, ammette serio il portavoce delle Nazioni Unite Farhan Haq. Sul tema del linguaggio diretto dei cablo scambiati dalle varie ambasciate l’ex ambasciatore Usa in Italia, Reginald Bartholomew, dice: “La gente si forma un’idea della diplomazia fatta di forme eleganti. C’è anche questo, ma si parla anche chiaro, come necessario”. A pagina 4 e 5 tengono banco i nuovi files che mano a mano vengono pubblicati su wikileaks.org: tra questi, il CORRIERE sottolinea un messaggio di Israele agli Usa riguardante i rapporti tra Italia e Iran, “Le banche italiane ci preoccupano”. Dopo aver dedicato una pagina alla storia di Assange e ai nuovi guai che incombono sulla sua testa, le pagine da 8 in poi si concentrano sulle reazioni in Italia: “Su di me solo falsità da funzionari di terz’ordine”, è il giudizio che arriva da Silvio Berlusconi, in visita a Tripoli da Gheddafi. “Per il vostro premier è un’occasione: scelga finalmente la trasparenza”, consiglia invece Sindey Blumenthal, braccio destro di Hillary Clinton. Spazio anche per la ‘caccia mediatica’ all’uomo indicato in un cablo come mediatore tra Russia e Italia. Secondo il CORRIERE potrebbe essere il siciliano Antonio Fallico, attuale presidente di Intesa San Paolo in Russia.

“Ragazze pagate per mentire”: il titolo de LA REPUBBLICA è un virgolettato del premier che dalla Libia reagisce ai dossier Wikileaks. Numerose le pagine all’interno (dalla 2 alla 8), inaugurate dalla cronaca di Alberto D’Argenio: «Una volta al mese do delle cene nelle mie case dove tutto avviene in modo corretto dignitoso ed elegante», ribatte Berlusconi, dopo aver definito «funzionaria di terzo o quarto grado», che legge giornali di sinistra, Elizabeth Dibble. Quanto alle ragazze che partecipano alle cene (non «festini selvaggi»: «magari sono anche divertenti ma non so che cosa siano»), devono essere pagate da qualcuno. Nulla, aggiunge Berlusconi, sul fatto che frequentino la sua casa. Da Roma Gianni Letta commenta: «queste cose inducono allo sconforto e allo sconcerto perché se questi sono i costumi della vita politica c’è da essere atterriti», mentre Frattini ribadisce che «Assange vuole distruggere il mondo» (tesi sostanzialmente condivisa dalla Clinton). Su Elizabeth Dibble, scrive Federico Rampini: “Ma il Dipartimento dà torto al Cavaliere la Dibble guida la diplomazia nella Ue”. Dopo due anni di gestione (di fatto) dell’ambasciata romana, la Dibble è diventata Deputy Assisstant Secretary di Hillary Clinton (cioè fanno riferimento a lei tutte le ambasciate americane nella Ue). Non proprio un posto di terzo o quarto grado… I suoi rapporti, scrive Rampini, erano frutto «di una sistematica consultazione di interlocutori italiani del più alto livello: ministri in carica, leader delle forze politiche di maggioranza e opposizione, l’establishment industriale e finanziario». Quanto alle reazioni nostrane, «Pd e Fli: «Ora il premier vada al Copasir»”. Il dossier scatena l’opposizione che con Bersani ribatte: «c’è poco da ridere come fa il presidente del Consiglio. Quel che emerge conferma in modo inequivocabile che il premier nuoce alla reputazione dell’Italia nel mondo». Anche per Fini diminuiscono i margini per dare la fiducia al governo il 14 dicembre (ma «prima del voto, va comunque cambiata la legge elettorale»). Charles Kupchan esperto di relazioni internazionali dà una lettura diversa: a essere colpita è soprattutto l’autorevolezza degli Usa: «È chiaro che l’America non esercità più lo stesso potere degli anni novanta. Però non è Wikileaks a informarci di questo. È il mondo che sta cambiando».

In prima pagina su IL MANIFESTO WikiLeaks e le sue rivelazioni sono affidati a due richiami e alla vignetta di Vauro che presenta due omini che parlano tra di loro e la conversazione è tutta dedicata alle rivelazioni: «Gheddafi un ipocondriaco con uno stuolo di voluttuose infermiere» dice il primo a cui il secondo domanda: «E Berlusconi?» «È subito corso da lui per farsele presentare!» è la risposta. Nel richiamo si punta allo spionaggio Usa all’Onu mentre un richiamo a sé è dedicato al caso “Wiki-Cav” «Berlusconi: escort pagate per dire menzogne su di me». A pagina 2 Alessandro del Lago scrive, nell’articolo intitolato «Attacco a Obama E gli Usa ne escono a pezzi»: «Scavando nelle migliaia di file diffusi da WikiLeaks, salterà fuori, chissà, qualcosa di clamoroso o di inquietante. Ma, oggi come oggi, le rivelazioni che occupano le prime pagine dei quotidiani di tutto il mondo non sono molto di più di un gossip planetario. (…) Un personaggio umorale come Sarkozy non gradirà di certo il giudizio sprezzante sulla fasulla grandeur francese. E il Cavaliere può ridere quanto gli pare, a parole, sulla sanzione globale della sua incapacità e delle sue notti avventate. Ma, per quanto viva visibilmente in una specie di sogno neroniano, con che faccia incontrerà gli altri leader d’ora in poi? L’11 settembre della diplomazia evocato dall’ilare ministro Frattini non è altro che la pochade del regime italiano esposta su scala globale, tra le risate generali. (…) Sotto questo gran polverone, che durerà ancora settimane, ci saranno naturalmente regolamenti di conti di ogni genere, cacce alle gole profonde, licenziamenti, malumori globali e piccole vendette, diplomatiche e no» e conclude: «(…) La capacità di manipolare l’informazione è strategicamente decisiva in politica. Ma prima o poi arriva la nemesi, come mostra, senza ombra di dubbio, il farsesco declino dell’attuale regime di destra, tra orgette, intrallazzi, ministre che prendono cappello e incursioni dannunziane sui paesi in guerra». A pagina 3 invece Raffaele Mastrolonardo affronta un altro tema, quello della modalità di rilascio dei documenti da parte del sito di Assange nell’articolo «Miccia accesa, la bomba deve ancora esplodere». «Una cosa è certa: non è che l’inizio (…)» e guardando all’Italia osserva che solo due due 2.890 (o forse 3.012) documenti riguardanti il nostro paese sono stati pubblicati integralmente «(…) WikiLeaks ha fatto sapere che la pubblicazione integrale dei materiali avverrà solo nei prossimi mesi e, pare di capire da un messaggio sull’account Twitter dell’organizzazione postato nella notte di domenica, organizzerà esclusive «locali». Insomma, pur in assenza di certezze (come sempre quando c’è di mezzo un sito che, per necessità, ha fatto del mistero la propria cifra distintiva), la portata complessiva delle rivelazioni si valuterà in tutta probabilità solo nei prossimi giorni e settimane, nel nostro caso quando giornalisti e cittadini italiani poseranno direttamente gli occhi sulle fonti. (…)». Pagina 4 è invece dedicata ai risvolti italiani  sua con l’articolo «Il bandolero stanco accusa “le ragazze”» sia con l’analisi «L’infido alleato off e on» di Francesco Paternò che scrive: «E’ un’altra donna, l’incaricata d’affari dell’ambasciata americana a Roma, a mettere la firma sotto il declino politico di Silvio Berlusconi, cominciato poco più di un anno fa con il sexgate sempre per mano di una donna. Più che una coincidenza. E uno dei pochi segni chiari di questa vicenda di messaggi della diplomazia americana intercettati da Wikileaks, per adesso in qualche modo deludenti in relazione all’Italia. Anche se probabilmente vale la pena aspettare il resto (…)Diciamola tutta: c’è qualcuno che si aspettava un Berlusconi dipinto all’estero come un vero statista? L’Italia merita scarse attenzioni, poco più dell’1% di note in mano a Wikileaks riguardano il nostro paese, 2.940 su 251.287. Un gradino sopra la Colombia, uno sotto la Georgia, pur essendo un alleato Nato e tra i fondatori dell’Unione europea. Va detto che per sapere cosa fa e non fa Berlusconi, basterebbe aprire al bar un giornale non filogovernativo e leggere i verbali delle procure di mezza Italia, senza bisogno di assaltare inutilmente Wikileaks per scoprire “cosa si dice dietro le porte”». E conclude: «(…) Certo, non c’era bisogno di Wikileaks per sapere quanto l’Europa e l’Italia siano poco considerate oltreatlantico. Cambiano i tempi ma fa sempre testo il volume di memorie di Henry Kissinger, Diplomacy: solo gli interessi nazionali guidano ogni valutazione americana, secondo una rappresentazione dell’ordine mondiale da imporre comunque sulla realtà esistente».

Titolo di apertura de LA STAMPA, “Wikileaks, tutte falsità”, e 7 pagine interne analizzano le ripercussioni in tutto il mondo dopo le rivelazioni del sito di Assange. Il quotidiano torinese sceglie però di partire dal nostro premier, che attacca sostenendo che si tratta di un complotto contro di lui e parla di “ragazze pagate per mentire”. L’inviato a Tripoli (dove Berlusconi partecipa al Summit Euro-africano) Ugo Magri scrive: «E per fortuna che Berlusconi “si fa una risata”, che lo tsunami di Wikileks non lo sfiora, come prova a far credere la propaganda del Cavaliere… In verità il premier è nero come la pece…». Esilarante il commento “Wiki Wiki” di Massimo Gramellini: «Diciamo la verità: per ora è stata più eccitante la Waka Waka del Wiki Wiki. I rapporti degli ambasciatori americani, rivelati in una atmosfera thriller dal sito Wikileaks, sembrano una scopiazzatura di Dagospia e forse lo sono. Berlusconi è un donnaiolo vanitoso che fa affari con il macho Putin. Sul serio?» e via così fino alla conclusione: «Per adesso la vera vittima di Wikileaks è il mito della carriera diplomatica. Con gli ambasciatori, per secoli burattinai del potere, ridotti a messaggeri dell’ovvio».

La vicenda Wikileaks apre l’edizione odierna de IL GIORNALE che titola “Wiki-flop: solo gossip e ovvietà”. È Vittorio Feltri a scrivere: «Abbiamo fatto scuola, ma i nostri allievi americani per il momento non sono all’altezza dei maestri. E pensare che gli annunci di Wikileaks erano stati promettenti: saranno divulgati documenti distruttivi: il mondo tremerà» domenica notte i giornalisti hanno fatto le ore piccole in attesa di esplosive notizie. Ai primi flash di agenzia siamo però scoppiati a ridere. Wiki ci ha rifilato una sola. Anch’io mi rammarico di aver sopravvalutato  la fonte delle indiscrezioni americane, pazienza. Pendiamo atto che nell’arte di rovesciare in testa ai cittadini gossip e roba del genere siamo più avanti noi. Gli americani vengano prende lezioni in Italia o almeno leggano La Repubblica. Ma lo sanno gli americani che la stampa italiana da anni diffonde qualsiasi intercettazione telefonica disposta dalla magistratura, conversazioni private fra cittadini spesso neppure indagati?». IL GIORNALE definisce la giornata di ieri piuttosto che un «11 settembre, un 1° di aprile per la diplomazia», mentre per Assange sono guai. «L’australiano rischia grosso anche in patria perché il ministro della giustizia australiana ha detto di non aver ricevuto nessuna richiesta dagli Stati Uniti, nemmeno quella del ritiro del passaporto, ma un tale provvedimento non è escluso poiché Assange potenzialmente ha infranto una serie di leggi penali. Assange intanto è scomparso dal 18 novembre per via del mandato di arresto internazionale spiccato dalle autorità svedesi per stupro e molestie su accusa di due donne».

IL GIORNALE si chiede “A chi giova?” e fa tre ipotesi. La prima “La Cia userà i documenti per riprendesi il mondo” e Marcello Foa scrive: «Pare sia la classica polpetta avvelenata. La Cia, scoperte le fonti da cui si approvvigiona Wiki, ha trovato il modo di fargli pervenire file solo parzialmente autentici». La seconda “Gerusalemme più forte in chiave anti-iraniana” per via «delle richieste di alcuni leader arabi di «tagliare la testa al serpente dell’Iran». La terza ipotesi sarebbe «un regalo alla Cina che acquista credibilità nei confronti del colabrodo degli States». IL GIORNALE riporta le parole di Arduino Paniccia, esperto di geopolitica a Washington, secondo cui « ci sarebbe un ritorno alla disinformacija dei tempi della guerra fredda di cui ora è esperta la Cina che sforna i principali cyborg war».

«WikiLeaks il segreto non scopre la verità» è il titolo, in prima pagina de IL SOLE 24 ORE del commento di Christian Rocca sul tema che prosegue a pagina 6. Due le pagine dedicate ai commenti in Italia e nel mondo (la 6 e la 7). «Le notizie sulla fine del mondo causata dalle rivelazioni di WikiLeaks sono un tantino esagerate, scriverebbe Mark Twain. Ma ci vorrebbe tutto il suo genio satirico per commentare in modo appropriato l’agitazione mediatica intorno ai dispacci dei diplomatici americani catturati dagli hacker di Julian Assange (…)» e continua: «Nelle carte di WikiLeaks non solo non c i sono rivelazioni particolari, ma anzi la loro pubblicazione dimostra che nelle società democratiche, grazie alla vecchia libera stampa, il processo decisionale è trasparente, le notizie si sanno in tempo reale, non c’è quasi mai nulla di inedito (…)» Rocca chiude scrivendo: «Assange non è un paladino dell’informazione. Non gli interessa informare. Gli interessa la violazione del fortino americano. Non gli sta a cuore nemmeno la pace, vuole soltanto imbarazzare la Casa Bianca, guidata, peraltro, dal Premio Nobel per la Pace. Ricordarselo». A pagina 7 viene pubblicata l’intervista a Boris Biancheri nell’articolo che riporta una sua frase come titolo «Tutte cose note, quei dispacci sono carte inutili». In un passaggio dell’intervista osserva: «H passato 42 anni a fare questo lavoro e quindi a maneggiare questo tipo di documenti, e per la gran parte ne conosco l’irrilevanza (…)»

“Wikileaks, Usa al contrattacco” è il titolo di apertura di AVVENIRE che dedica ben 5 pagine (dalla 5 alla 9) alle rivelazione del sito web di Julian Assange. Gli Usa parlano di “Attacco alla comunità mondiale” e la Casa Bianca preme per una “indagine penale”. Per il fondatore del sito, invece, Obama perseguita i media ed è più repressivo verso la libertà di stampa dei suoi predecessori. Una pagina parla della tempesta Wikileaks sugli equilibri del mondo. I files diffusi coinvolgono 274 ambasciate, consolati e missioni diplomatiche americane in tutto il mondo. I documenti verranno pubblicati in vari blocchi nei prossimi mesi., scrivono i responsabili del sito e promettono rivelazioni sugli “occhi chiusi” degli Usa su casi di corruzione e abusi dei diritti umani in Stati satellite. Un taglio basso intitolato “E i grandi fanno spallucce” registra che a Mosca, Londra e Teheran le reazioni sono prudenti, gli imbarazzi contenuti e i commenti scarni. Dai file divulgati emerge che per i leader arabi il “nemico numero uno” non è lo Stato ebraico ma l’Iran. Le manovre per “isolarlo” coinvolgono anche la Cina, aiutata ad emanciparsi dalla dipendenza energetica in cambio di un suo sì alle sanzioni. L’ex governatore all’Onu Francesco Paolo Fulci, in una intervista, dice che commenti come quelli sono la prassi ma non minimizza il danno inferto alla diplomazia americana e anglosassone: «Se non è l’11 settembre, è la Beresina», commenta. Alle ripercussioni italiane del ciclone Wikileaks il quotidiano cattolico dedica altre due pagine. Le opèposizioni lamentano 2L’inadeguatezza “ del Cavaliere e se Bersani commenta che il premier ha un motivo in più per lasciare per D’Alema le rivelazioni non sonno finite qui. Berlusconi parla di “falsità opera di funzionari di terzo grado” e torna a pensare a un grande complotto. Un taglio basso intrlato “Quell’asse Roma-Mosca che corre sulle rotte del gas e dell’auto” ricostruisce i rapporti economici tra Silvio e Vladimir e ricorda la preoccupazione Usa per l’influenza russa sul fabbisogno energetico europeo a rischio di ricatto. A pagina 4, infine, nel commento intitolato “Se il beneficio presunto è inferiore ai danni certi” Andrea Lavazza sostiene: «Più che chiedersi ‘Cui Podest?’ risulta più utile capire le dinamiche dell’opera e gli scenari possibili. … Al di là dell’uso politico strumentale e delle valutazioni incongrue cui nessuno in Italia si è sottratto, il fluire di rivelazioni dovrà far riflettere sugli strumenti di tutela della riservatezza da una parte e sui limiti della divulgazione di elementi segreti dall’altra. Anche senza evocare il terrorismo, il mondo del XXI secolo appeso al web affronta pericoli subdoli. Nel 1917 il marinaio bolscevico Nikolai Markin pubblicò gli archivi segreti della diplomazia zarista, compresi i patti segreti con le potenze dell’epoca. Prima e peggio di Wikileaks».

Per ITALIA OGGI «quanto ha fatto Wikileaks è irreversibile. Al pari dell’invenzione della bomba atomica, che, una volta prodotta per la prima volta non può più essere cancellata e resta così per sempre nella conoscenza umana». “Wikileaks lancia la bomba via web” titola infatti la pagina 5 sulle dichiarazioni di ieri di Berlusconi e Frattini. «Con WikiLeaks è entrate in scena una amministrazione “consapevole di essere ascoltata”» si legge nell’editoriale a pagina 4, «che quindi si comporterà diversamente, perché il controllo sociale diffuso prodotto da internet è ora una realtà permanente».

 

5 PER MILLE
CORRIERE DELLA SERA – In taglio basso in prima pagina (e ripreso a pagina 48) l’articolo a firma di Gian Antonio Stella chiede di “ridare il 5 per mille” all’Italia del bene. “’Aiuta l’Italia che aiuta’. Era bellissimo lo slogan della campagna del governo per spingere tutti a dare una mano al volontariato. Così bello da rendere insopportabile che lo stesso governo rinneghi quel messaggio e quelle paginate di carezze agli infermi, di minestre ai vecchi, caffè caldo ai barboni, impossessandosi della cassa del 5 per mille”. E ancora: “Giulio Tremonti davanti alle polemiche, alla rivolta online e alla raccolta firme della rivista Vita lanciata con un paio di slip (‘chi ci ha lasciato in mutande?’) ha giurato al Fatto che lui non c’entra: “Il 5 per mille è una idea di cui sono orgoglioso e voterò per reintegrarlo”.

MARIO MONICELLI
CORRIERE DELLA SERA – “L’addio tragico di Monicelli”. A pagina 14 e 15 il CORRIERE riporta la morte del grande regista italiano, avvenuta ieri quando l’attore 95enne si è gettato dal balcone del quinto piano dell’ospedale San Giovanni di Roma, dove era in cura. Le parole di commiato sono affidare all’attore Carlo Verdone: “Ha raccontato il nostro paese con raffinatezza, delicatezza, ironia. Era molto depresso negli ultimi tempi. Era un uomo battagliero, a volte troppo radicale”. Il film preferito? “’Amici miei’, per la malinconia, la solitudine dei protagonisti. Che poi era la sua solitudine”.

FONTI RINNOVABILI
ITALIA OGGI – “Energie pulite, costi in bolletta”. I costi di incentivazione delle energie rinnovabili saranno recuperati sul prezzo dell’energia, ricavato dalle tariffe, scrive ITALIA OGGI. E nei contratti di compravendita o affitto di edifici o unità immobiliari dovrà essere inserita una clausola sulla certificazione energetica. È quanto prevede il nuovo schema di dlgs per l’incentivazione delle energie alternative, stamane al vaglio del consiglio dei ministri.

CLIMA
LA STAMPA – “Il vertice dimenticato di Cancun” titola in prima LA STAMPA un articolo di Mario Tozzi sul perché il vertice sul clima si è aperto nel disinteresse generale: «Le emissioni globali nel 2010 saranno probabilmente di circa 53 miliardi di tonnellate, un valore totalmente incompatibile con l’obiettivo di mantenere il surriscaldamento globale al di sotto dei 2° C (il livello invalicabile deciso al vertice di Copenaghen). Anche in questo caso si saprebbe cosa fare: abbassare le emissioni in casa propria e incentivare su quella stessa via, con denaro e tecnologie, i Paesi non sviluppati. Vi pare stia accadendo? E ci vogliamo meravigliare se nessuno si fila il vertice di Cancun?».

DIFESA DELLA VITA
AVVENIRE – prosegue la sua campagna “Fateli parlare” a favore dei familiari che assistono le persone in coma. Dopo i no di Fazio e Saviano, registra “Tutta la realtà in onda” nelle trasmissioni tv che hanno detto sì alle storie delle famiglie segnate dalla sofferenza. Ne parla anche Marco Tarquinio nell’editoriale “Il coraggio che è mancato”.

RIFIUTI
IL SOLE 24 ORE – Sotto l’apertura dedicata all’andamento negativo delle borse di ieri dovuto al «rischio-euro» IL SOLE 24 ORE a metà pagine parla dei rifiuti della Campania che saranno smaltiti da tutte le regioni con due eccezioni: «Soli il governatore del Veneto, Luca Zaia, e l’assessore all’Ambiente del Friuli Venezia Giulia, Luca Ciriani, hanno confermato la loro indisponibilità. Il tema rifiuti è anche l’apertura (a pagina 23) della sezione Economia e imprese. In taglio  medio si parla del decreto legge che, modificato è entrato in vigore sabato scorso «Disponibili risorse per 432 milioni» di spalla la notizia dell’esercito in campo per pulire le strade «Mobilitati 400 uomini del Genio» si legge nell’occhiello.

ECONOMIA
LA REPUBBLICA – Titolo in prima e doppia pagina interna per le reazioni dei mercati al piano salva Irlanda. Le Borse a picco (Milano -2,6%) e per quanto riguarda l’Italia lo spread del Btp vola a 200 punti (in pratica un livello mai visto dall’introduzione dell’euro e che ci distanzia ulteriormente dalla Germania). Secondo le previsioni della Commissione europea non è escluso che per affrontare il deficit sia necessaria un’altra manovra: «è fondamentale che l’Italia rispetti i suoi obiettivi di bilancio. Se sarà necessario dovranno essere presi ulteriori provvedimenti» ha detto il commissario agli affari economici Olli Rehn.

UNIVERSITA’
IL MANIFESTO – «Irriformabili» è questo il titolo di apertura del MANIFESTO che sovrasta la foto di copertina dedicata a una manifestazione davanti al parlamento «Sui tetti, nelle facoltà occupate, per le strade. Alla vigilia del voto sulla riforma Gelmini, dilaga la protesta di ricercatori e studenti. In Italia e dai cervelli fuggiti all’estero, coro di no al governo: “La legge non deve essere approvata”. A Firenze il rettore sospende le lezioni. Oggi il sì alla Camera, con il voto decisivo di Futuro e libertà» due le pagine dedicate al tema, la 6 e la 7 che si aprono sul titolo «Sfida all’ok Gelmini» le due pagine sono poi occupate da articoli che riportano le posizioni della rete dei ricercatori precari di Bologna, di una ricercatrice dell’Università Ca’ Foscari aderente alle rete 29 Aprile e al portavoce nazionale Link – coordinamento universitario.

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