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Cooperazione & Relazioni internazionali

Boicottare Israele? Un’idea dannosa

«Perché determina una reazione contraria più forte. Proprio in un momento in cui le cose si muovono...». Intervista a Pierbattista Pizzaballa

di Daniele Biella

«Afatica, ma qualcosa sta cambiando». Ne è convinto padre Pierbattista Pizzaballa, che a Gerusalemme è arrivato all’inizio degli anni 90, e che dal 2004 è Custode di Terrasanta. Da 20 anni vive ogni giorno a stretto contatto con le parti in conflitto e conosce come pochi tutti gli attori in gioco. Vita Magazine lo ha incontrato a Milano, dov’era stato invitato dal Cipmo – Centro italiano per la pace in Medio Oriente, per presentare il suo ultimo libro-testimonianza, Terra Santa.
Vita: Qualcosa cambia, lei dice. Che sta cambiando in Terrasanta?
Pierbattista Pizzaballa: L’atmosfera, prima di tutto. Con l’avvento di Obama e il suo discorso al Cairo, nei palestinesi è cambiata la percezione degli Stati Uniti: erano ritenuti guerrafondai che appoggiavano ciecamente Israele, oggi tornano ad essere considerati come interlocutori. È un cambio che per ora pesa poco nel concreto, ma molto dal punto di vista psicologico. Comunque, è vietato avere la sindrome da Messia…
Vita: Che significa?
Pizzaballa: Chi si aspetta cambiamenti dall’oggi al domani sbaglia. I mutamenti richiedono tempo, e non ci si può aspettare che tutti colgano con entusiasmo elementi di novità. Anzi, ci possono essere segnali in senso contrario, si pensi all’espansione degli insediamenti criticata ma ancora in corso. Sembra banale, ma l’unica soluzione è il dialogo, non le condanne.
Vita: Ma se nessuno lo vuole, il dialogo?
Pizzaballa: Il muro israeliano, in effetti, ha cancellato l’empatia: da entrambe le parti, israeliana e palestinese, c’è stanchezza e non voglia di ascoltare l’altro. Ma è sbagliato continuare a far sentire Israele all’angolo, perché la sua reazione naturale è una forte chiusura in se stesso.
Vita: Il 95% degli israeliani ha appoggiato i bombardamenti…
Pizzaballa: L’opinione pubblica è condizionata dai media locali: molti israeliani non vedono la sofferenza dei palestinesi, però sentono parlare di continuo dei razzi Qassam, il che crea esasperazione e frustrazione, aumentata dalla crescente ostilità a livello mondiale. La comunità internazionale deve invece dare a Israele la possibilità di “scendere dall’albero”, ovvero di non sentirsi più accerchiato, trovando una via d’uscita, che ancora oggi non c’è.
Vita: E il Bds (Boycott, disinvestment, sanction), il boicottaggio dei prodotti “made in Israel” della società civile internazionale?
Pizzaballa: È controproducente, contribuisce a creare una reazione contraria ancora più forte. Se dico che l’unica via è il dialogo, è perché esso è utile proprio quando non si va d’accordo. Devi mostrare un minimo di stima verso l’altro, per trovare un punto di equilibrio. Senza, naturalmente, essere arrendevole: in questo senso Benedetto XVI è stato efficace.
Vita: Efficace in che modo?
Pizzaballa: Il Papa nel viaggio recente si è comportato diversamente dalla maggior parte dei politici: in Israele ha parlato contro il muro e dei diritti inalienabili dei palestinesi, in Palestina del diritto di esistere dello Stato israeliano. È stato diretto, proprio come lo è stato Obama nel suo discorso. Benedetto XVI ha dato inoltre un forte segnale alla minoranza cristiana, spesso alle prese con problemi sia interni che esterni…
Vita: Ad esempio?
Pizzaballa: All’interno, si ricordi il litigio vergognoso tra religiosi (con rissa e pugni, ndr) del novembre 2008 al Santo Sepolcro. Invece, i problemi “esterni” sono la difficoltà di ottenere i visti israeliani necessari per i religiosi che vengono dai Paesi arabi, oppure le ripercussioni dell’eterna trattativa tra Israele e Santa Sede: un esempio, il blocco a inizio giugno dei nostri conti correnti, notificato da lettera ufficiale di Israele poi revocato dopo un giorno. Quasi un avvertimento.
Vita: Quali le condizioni nella Striscia dopo i bombardamenti?
Pizzaballa: A Gaza oggi si combatte ancora. Padre Musallam, che era il nostro referente nella Striscia, ha più volte denunciato ciò che accadeva, ma non è servito a molto. Piuttosto, bisogna insistere presso la comunità internazionale perché Israele apra i varchi d’uscita e la situazione si normalizzi concretamente.


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