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Politica & Istituzioni

Chi ha paura dello 0,2%?

Presentato il rapporto della Commissione sui diritti umani del Senato

di Daniele Biella

Sono appena lo 0,2% della popolazione in Italia. Una cifra irrisoria specie se confrontata con l’8% della Romania, il 6% in in Serbia, l’1,6% della Spagna, il 2% della Repubblica Ceca e lo 0,5% della Francia. Stiamo parlando dei Rom presenti sul territorio italiano. Oggi è stato infatti presentato a Milano il “Rapporto conclusivo dell’indagine sulla condizione di Rom, Sinti e Caminanti” promosso dalla Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani e dalla Fondazione Casa della carità.

Più che un rapporto, però, il documento è un vero e proprio vademecum per saperne di più. Come anticipato nell’introduzione: «L’obiettivo del lavoro non era e non è quello di sciogliere le diverse posizioni politiche presenti su questo difficile argomento, ma piuttosto quello di offrire alla discussione parlamentare una base di conoscenza condivisa che renda possibile un confronto costruttivo». Per questo sono presenti nel documento interviste a sindaci, rom, cittadini, ognuno con il proprio punto di vista.

Non mancano i numeri, anche se nella maggior parte dei casi si tratta di dati ricavati da latre indigaine svolte precedentemente. Quanti sono quindi i rom in Italia? Le stime – le uniche che si possono fare in considerazione delle difficoltà operative a procedere a una vero e proprio censimento – parlano di 140mila persone circa. Di cui secondo Opera Nomadi il 60% ha meno di 18 (il 30% da 0-5; il 47% da 6-14 anni; e il 23% da 15-18).

Il rapporto, infine, punta il dito sui pregiudizi che tali minoranze sono ancora costrette a subire. Il 35% degli intervistati, ad esempio, collocano il numero dei rom tra l’1 e i 2 milioni; l’84% come popolo permanente nomade; il 47% ha un’immagine avversa, il 41% neutra, mentre solo il 12% positiva. C’è poi il 92% del campione che è convinto che i rom e sinti sfruttino i minori, e un 92% che vivano di espedienti e furtarelli. Tesi confutate dal rapporto a suon di interviste ed esperienze raccontate in presa diretta.


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