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Minervini: E’ ora di una rivoluzione, io so come fare

La ricetta del neoassessore della Regione Puglia: "l'ente pubblico deve investire in un servizio flessibile nel tempo, aperto a tutti gli over 18, che punta su cittadinanza attiva e solidarietà". Da settembre al via il progetto sperimentale

di Daniele Biella

Scrivi Puglia, leggi regione del servizio civile 2.0. “Lo penso come una novità radicale, ben diverso da quello attuale, che vada incontri a bisogni più ampi e diffusi di cittadinanza attiva e solidale. Tra pochi mesi cominceremo a sperimentarlo”. Guglielmo Minervini, neoassessore regionale alle Politiche giovanili, è netto nella sua visione del futuro di un’esperienza che fino a pochi anni fa era il fiore all’occhiello dell’azione governativa verso i giovani ma oggi ristagna in una palude dove la scarsità di fondi e il disinteresse ai piani alti  sembrano farla da padrone.

Da quando è stato eletto, in ogni uscita pubblica cita sempre la necessità di rivoluzionare il servizio civile. Cosa ha in mente?
Ritengo sia l’ora di passare a un servizio civile più flessibile e dinamico di quello attuale, che venga svolto non in un’unica soluzione di sei mesi o un anno, ma diffuso nel tempo, che possa occupare i weekend, i momenti in cui non si studia, l’estate: una sorta di servizio civile 2.0, vicino alle necessità delle nuove generazioni. Che si sleghi da quello che è stato finora, e che abbia come priorità, assieme all’arricchimento formativo, la costruzione di una coscienza attiva verso gli altri e il territorio in cui si opera.

Vuole una rottura con il passato, compresa la visione del servizio come difesa alternativa della patria?
Più che una rottura, un’evoluzione naturale: ossia un suo compimento, non un tradimento. Non intendo concentrarmi sui termini lessicali, su come si debba chiamare questa nuova forma, ma sul bisogno sociale che sottende: centinaia di migliaia di giovani vorrebbero farlo, ma la marginalità politica di cui soffre da troppi anni l’ha reso un’esperienza a rischio, anziché centrale, e la diminuzione delle risorse ne è una conseguenza. È ora di riportarlo sotto i riflettori in una forma più avanzata, partendo dal livello regionale magari, per poi convincere i politici nazionali.

Ci sono già sei regioni che hanno il servizio civile regionale. E la Puglia?
Siamo pronti a iniziare un progetto sperimentale, con le modalità che dicevo poco fa. Un servizio civile diluito nel tempo e  universale, aperto a tutti gli over 18 anni. Partiremo presto, già a settembre se riusciamo a rendere operative le risorse finanziare che ho già individuato. Poi lo inseriremo nelle scelte programmatiche regionali del periodo 2014-2020. E una volta entrato a regime, lo sosterremo con un’appropriata legge di servizio civile.

Chi mette i soldi?
In primo luogo noi come Regione, poi chiedendo un contributo anche al Fse, Fondo sociale europeo, con un progetto ad hoc. Per rendere credibile un’azione come questa c’è bisogno di un impegno del pubblico, a livello di investimenti. Solo in tal modo si potrà veramente aumentare la qualità della cittadinanza attiva dei nostri giovani. C’è chi dice che non hanno volontà, è sbagliato: a loro mancano le opportunità.

Pensa anche a collaborazioni con il privato?
Iniziamo a dare l’esempio come istituzione, con un progetto pubblico di ampia portata che funzioni: è questa la via per poter stimolare successive risorse private. Diamo l’esempio, insomma, così la politica nazionale non avrà più alibi, e dovrà ridare al servizio civile la centralità che merita.


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