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Rete Disarmo: Ecco i temi caldi per il neoministro

Francesco Vignarca, coordinatore dell’ente che raccoglie le più importanti associazioni italiane per un’alternativa civile alla difesa della patria, indica a Vita.it le priorità che Mario Mauro dovrà affrontare

di Daniele Biella

Il momento è importante: il ragionamento sulle spese militari, l’acquisto degli F-35, la riforma dello strumento militare, la consueta parata del 2 giugno e altri temi primari in questo periodo di crisi economico-sociale non può essere rimandato.  Alla luce della nomina di Mario Mauro a ministro della Difesa, Vita.it ha chiesto a Francesco Vignarca, coordinatore di Rete Disarmo, le indicazioni sui temi caldi in materia, per poi rivolgere le domande al ministro stesso.

La questione F-35 è scottante. Il Governo italiano deve rivedere la sua linea tenuta dai precedenti?
Necessariamente. Il Governo si era impegnato ad acquistare 135 cacciabombardieri Jsf, Joint strike fighter, noti come F-35, numero poi sceso a 90 anche grazie alle osservazioni di Rete disarmo e molti altri esponenti della società civile. La popolazione, negli ultimi tempi, ha dimostrato di essere sempre più contraria a comprare gli F-35, soprattutto in tempi come questi. Oltre a capire cosa ne pensa del programma, vorremmo mettere Mauro in guardia dai falsi proclami degli ultimi tempi (le ‘penali’, poi rivelatesi inesistenti, in caso di rinuncia all’acquisto; lo sbandieramento della creazione di 10mila posti di lavori che in realtà si ridurrebbero a poche decine e per un periodo limitato): perché oltre a sentire le motivazioni del mondo militare, non approfondisce anche la nostra campana, fatta di argomentazioni serie e motivate dai dati e dalle statistiche? Noi siamo disposti a incontrare il ministro al più presto.

Si parla di riforma dello strumento militare. I tempi sono maturi?
Sì, e lo dicono gli stessi esponenti dell’Esercito: molti militari sono allarmati dall’eventuale approvazione della riforma dell’ex ministro Di Paola, che tra l’altro prevede il taglio di 40mila posti. Ora che è responsabile delle forze armate, chiediamo al ministro se non sia il momento giusto per trovare una nuova definizione di modello di difesa, partendo dagli obiettivi prima ancora degli strumenti. Un esempio in tal senso: il generale Bernardis, a proposito della guerra in Libia, ha rivelato che il governo aveva di fatto chiesto di mentire ai soldati sull’ingaggio, perché la verità  era che anche gli italiani hanno combattuto: in questo modo, oltre a mettere in subbuglio il mondo pacifista, si crea malessere anche fra i militari.

Quali passi avanti si dovrebbero fare in tema di spese militari?
Molte critiche sono state rivolte al ministero della Difesa negli ultimi anni per la poca trasparenza riguardo alle spese militari: l’Italia è in una delle situazioni più ‘opache’ al mondo, in cui i pochi dati che vengono dati al pubblico sono assolutamente poco significativi nonché spesso scarsamente credibili. Per esempio, all'interno della Nota aggiuntiva allo stato di previsione per la Difesa, atto pubblico annuale, negli ultimi cinque anni è stata riportata sempre la stessa cifra per il costo degli F-35, ovvero 13 miliardi di euro. Com’è possibile che non cambi nemmeno di una virgola, dato che con il passare del tempo necessariamente le cifre subiscono variazioni? Invitiamo il ministro a promuovere una vera trasparenza delle azioni della Difesa.

La parata del 2 giugno è un evento significativo per la storia della nostra Repubblica. Da più parti si chiede di rivedere il programma della giornata, cosa ne pensa?
E' una giornata importante. Ma perché deve essere ricordata quasi esclusivamente con la sfilata delle Forze armate? Perché non si mettono in mostra anche le iniziative non armate, legate alla nonviolenza, come il servizio civile, ma non solo? La legge prevede un forma di difesa popolare nonviolenta, il neoministro dovrebbe usare il suo ruolo per dare più risorse ai modi alternativi di difesa della patria, anche tenendo in considerazione che di recente ha dichiarato la sua ammirazione per l’obiezione di coscienza, pur avendo svolto il servizio militare.

 


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