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Cooperazione & Relazioni internazionali

Nel monastero di Mar Musa digiuno per Dall’Oglio e la pace

Si intensificano le azioni simboliche per chiedere la liberazione del gesuita italiano, rapito 24 giorni fa da estremisti islamici e "in pericolo di vita". Intanto si fanno forti i venti di guerra sull'area, dopo la strage con armi chimiche imputata dagli Usa al regime di Assad

di Daniele Biella

E così, con ogni probabilità sarà guerra. "Previsti tre giorni di raid statunitensi sulla Siria, da giovedì", è quanto afferma il network televisivo Nbc che ha avuto la notizia da "fonti ufficiali". L'amministrazione Obama, seguita a ruota dall'Inghilterra, ha ritenuto che dopo la strage con armi chimiche perpetrata nei dintorni di Damasco secondo gli analisti d'oltreoceano "quasi sicuramente dal regime di Assad" non ci fosse altra via se non l'attacco, sempre escluso nei due anni e mezzo della guerra civile. ​

Tra le tante preoccupazioni di questo conflitto atroce, che da ieri conta i numeri abominevoli di settemila bambini uccisi e un milione che ha dovuto lasciare le proprie case (fonte Onu), c'è la delicata questione dei rapimenti di internazionali, tra questi il giornalista italiano Domenico Quirico, scomparso nell'aprile scorso e di cui si sa solo che è in vita e in mano a criminali all'apparenza senza pretese fondamentaliste, e il padre gesuita Paolo Dall'Oglio, rapito nella zona di Raqqa a fine luglio e oggi, secono le ultime notizie non confermate però da alcuna rivendicazione, nelle carceri di un gruppo di integralisti islamici legati ad Al Nusra, movimento vicino ad Al Qaeda oggi tra le varie anime della ribellione dei civili siriani al governo di Bashar Al Assad. "L'unica certezza è che padre Paolo si trova in grave pericolo", hanno dichiarato ieri all'Agenzia Fides i giovani siriani del Free Youth Committee di Raqqa, anch'essi avversi al regime di Damasco e sempre alla ricerca del padre gesuita, che in Siria aveva vissuto per ben 30 anni dopo aver fondato nel deserto a 80 km a nord della capitale il monastero ecumenico Deir Mar Musa. "L'ultima volta in cui Dall'Oglio è stato visto ufficialmente è stato a un banchetto con lo sceicco della tribù Avadilat, Mouhammad Faycal Al Houeidi", persona influente tra i ribelli siriani della zona. Sembra che Abuna Paolo stesse mediando tra le varie fazioni di ribelli, ma anche in questo caso le notizie non sono certe.

Quello che è certo è che proprio oggi la sua comunità a Mar Musa compie un forte atto simbolico per  chiedere la liberazione di Dall'Oglio e la pace in Siria."Il 27 agosto, vigilia della festività di San Mosè l'Etiope, festa annuale per nostra comunità e il nostro monastero, noi monaci vivremo una speciale giornata di digiuno, meditazione e preghiera a cui parteciperanno fedeli cristiani e musulmani, chiedendo a Dio la protezione e la liberazione del nostro confratello padre Paolo", spiega padre Jacques Mourad, attuale responsabile del monastero. "Non sappiamo chi l'abbia rapito e non abbiamo notizie di lui. Viviamo con tristezza e trepidazione queste ore, siamo preoccupati ma restiamo nella speranza. Chiediamo a tutti i fedeli sparsi nel mondo di unirsi al nostro digiuno e alla nostra preghiera e lanciamo un accorato appello per il suo rilascio". Padre Mourad, cattolico siriano nato ad Aleppo, è uno dei dieci monaci oggi a Deir Mar Musa: "Vogliamo anche impetrare da Dio il dono della pace per la Siria, martoriata dalla guerra. Deploriamo ogni forma di violenza, che non è mai la soluzione. Speriamo si possa avviare un dialogo e una nuova era di riconciliazione per il popolo siriano".

 


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