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E’ ora di salvare il vero sport dilettantistico

Il comitato di associazioni sportive di dilettanti nato per contrastare i tagli al settore ha pronta una proposta di legge per far emergere le realtà virtuose contro chi usa il non profit per ottenere agevolazioni fiscali. Alcuni parlamentari hanno già portato il tema all'attenzione del Governo

di Daniele Biella

È ora di salvare lo sport dilettantistico. Quello vero, basato sul volontariato, portatore di valori sani per decine di migliaia di giovani lungo tutta l’Italia. Perché è da salvare? Cosa sta rischiando il mondo delle Asd, Associazioni sportive dilettantistiche? “E' da tempo nel mirino delle varie manovre di contenimento della spesa pubblica, e se non si riesce presto a trovare un modo di salvaguardarlo rischia di scomparire”, spiega Livio Mastrostefano, presidente del Comitato Salviamo lo sport dilettantistico, che oramai da anni lotta per vedere riconosciuta la propria valenza educativa e sociale.

È di pochi giorni fa l’ultimo assalto alla diligenza sventato: “Il Decreto legge Spending review prevedeva fino a pochi giorni della sua pubblicazione (28 aprile 2014) prevede tagli significativi all'esenzione fiscale sui rimborsi agli sportivi dilettanti, atleti e tecnici, e questo avrebbe messo in serio pericolo l'esistenza  dell'organizzazione del mondo sportivo dilettantistico per come lo conosciamo adesso”, racconta Mastrostefano. Poi grazie all’appoggio di tecnici e politici che hanno a cuore l’argomento, la parte in questione del Decreto è stata cancellata. “In un momento particolare per le casse dello Stato tutte le realtà della società civile devono mettere sul piatto qualcosa, compreso lo sport, ma i tagli devono essere mirati”.

Il Comitato, promosso da decine di enti tra cui Aics (il cui presidente Bruno Molea ha fissato di recente i paletti della riforma del Terzo settore, vedi articolo a lato) e Uisp, ha stilato negli ultimi tempi una Proposta di legge condivisa con alcuni esperti di diritto tributario come Claudio Carpentieri (responsabile fiscale nazionale del Cna) e Celestino Bottoni (tributarista e già dirigente di Ancot), che istituisce di fatto le Asdus, Associazioni sportive dilettantistiche di utilità sociale, volte a “premiare l’eccellenza e la funzione sociale dello sport. Si tratta di strutture fondate sul volontariato che rispondono a degli obblighi legislativi per contrastare ed eliminare fenomeni di elusione ed evasione: attualmente, con la norma che prevede un trattamento di favore fiscale fino a un fatturato di 250mila euro di attività commerciali, dietro l’acronimo di Asd si sono camuffate una miriade di realtà profit come centri benessere, solarium, circoli enogastronomici”, illustra il presidente del Comitato”. Invece le Asdus rappresentano “realtà impegnate sul territorio nel promuovere l’attività sportiva e completamente disinteressate all’attività commerciale” e che d’altra parte continuino a perseguire vari scopi: “impegnare ed educare i nostri giovani attraverso la proposta promozionale dello sport, anche a carattere agonistico, svolgere una funzione salutistica nei confronti dei cittadini di tutte le età, creare situazioni di inclusione sociale fondamentali per l’integrazione tra i popoli e delle persone in situazioni di difficoltà, disagio e disabilità”.

L’iniziativa legislativa del Comitato sta camminando in Parlamento anche grazie all’interesse di Filippo Fossati e Laura Coccia (entrambi Pd), oltre a Molea (Scelta civica): nell’agosto 2014 sono stati loro i firmatari del Ddl 1942 che sostiene la nascita delle Asdus. “Il volontariato è un bene da tutelare nel movimento sportivo dilettantistico per evitarne un’eccessiva commercializzazione, per questo ci stiamo battendo con tutti i mezzi a disposizione e in ogni ambito, a cominciare dalla stessa riforma del Terzo settore dove potrebbe essere inserito il cuore della nostra Proposta di legge: l'utilità sociale dello sport”, conclude Mastrostefano. 

 


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