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Politica & Istituzioni

In Parlamento la proposta di legge per vigilare sulle spese militari

Con l'ok della Commissione difesa, verrà discusso presto in aula il testo che istituisce un'Autorità di controllo e l'aumento dei poteri dei parlamentari in materia. "Basta programmi e acquisti fuori controllo", commenta il proponente Paolo Bolognesi (Pd), come "gli F35, che sono difettosi secondo gli stessi Stati Uniti. Meglio gli Eurofighter"

di Daniele Biella

Stop alle spese militari ‘gonfiate’. È una proposta di legge dalla portata storica quella uscita oggi la Commissione difesa della Camera dei deputati: una volta approvata, nelle prossime settimane, dal Parlamento, la pdl 1917 sancirà la nascita di un’Autorità per la vigilanza sull’acquisizione dei sistemi d’arma. Ovvero, “pieno controllo delle spese militari da parte dei parlamentari, e non più decisioni in mano solo a Governo e generali”, commenta a caldo Paolo Bolognesi, classe 1944, deputato del Pd (noto anche per essere il presidente dell’associazione tra i familiari delle vittime della Strage di Bologna) che ha presentato in Commissione il provvedimento e che aveva lanciato lo scorso 28 marzo la petizione Basta sprechi forze armate sulla piattaforma Change.org, raccogliendo 30mila firme.

Che impatto avrà la nuova legge, una volta approvata?
Tutelerà le spese militari italiane contro le operazioni disinvolte e fuori controllo che si sono susseguite fino al recente passato, quando vincere un appalto sul tema significava, per un’azienda, una sorta di vincita alla lotteria per le grosse somme che girano. Già con la legge 244 del 2012 si era compiuto un passo fondamentale dando la parola anche al Parlamento per ogni nuovo acquisto di armamenti o affini. Ora, grazie a questa azione, che è un’esecuzione legislativa di un’indagine conoscitiva portata avanti da giugno 2013 a febbraio 2014 ed è ispirata al Nun-McCurdy Act in vigore negli Stati Uniti, si prevede la creazione di un’Autorità di vigilanza composta da esperti, presieduta da un Magistrato della Corte dei Conti il quale, se dubiterà che un contratto d’acquisto o ammodernamento di sistemi d’arma causi un danno erariale, potrà segnalarlo alla procura generale della Corte. Inoltre, la proposta di legge prevede il potenziamento ulteriore del ruolo del Parlamento: tutti gli schemi di contratto d’acquisto verrebbero trasmessi alle Commissioni parlamentari competenti, con il potere di bloccarli se non necessari o se dovessero aumentare costi e tempi.

Dopo anni di richieste di maggiore trasparenza da parte della società civile, sembra sia arrivato il momento giusto per un effettivo cambiamento. È mutata la percezione del tema in Parlamento?
Sì, soprattutto dopo la presentazione dell’indagine conoscitiva (ecco il testo a questo link). A cominciare da molti miei colleghi di partito che prima erano dubbiosi, ora il fronte è davvero unito. Il cambio sta nel fatto che ora si è in grado di fare un ragionamento di ‘testa’, non più di ‘pancia’, perché dire “le spese militari sono troppe, bisogna tagliarle” è una frase che non porta lontano, ma verificare che ogni spesa sia ponderata e soprattutto utile è tutt’altra cosa.

Si riferisce in particolare all’acquisto degli F35, i cacciabombardieri da tempo al centro delle polemiche per il loro costo elevato?
Certo, ma non solo, perché ogni spesa deve essere controllata. Per quanto riguarda gli F35, poi, ci sono degli aspetti fondamentali da tenere conto prima di spenderci ulteriori soldi: come possiamo comprare degli aerei che lo stesso governo statunitense, paese di produzione dei caccia, reputa del tutto non efficienti? E anche se in futuro lo fossero, perché dare soldi a un’azienda, la Lockheed, che non condivide con i nostri militari la tecnologia di fabbricazione? Per ogni modifica dovremmo sempre rifarci a loro, e potrebbero non essere d’accordo. Infine, con le prime costruzioni di aerei si sta ponendo un grosso problema economico nello stabilimento di Cameri, Novara: ogni volta che smontiamo e rimontiamo un’ala per qualsiasi motivo, ci rimettiamo del denaro, perché il rimborso che viene dato è inferiore al costo per il lavoro svolto.

Non sarebbe meglio, se proprio ci fosse necessità di rinnovare la flotta, comprare gli Eurofighter?
Senza dubbio. E guai a chi dice che non funzionano: è falso, vanno più che bene. Anche per un altra importante ragione: ci riempiamo la bocca di Europa, poi andiamo a comprare negli Stati Uniti quando il consorzio che produce gli Eurofighter è del tutto europeo, Italia compresa, ed è disponibile a condividere la tecnologia di sviluppo. Siamo ancora in tempo a cambiare: facciamolo, per sentirci italiani fino in fondo.


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