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Cooperazione & Relazioni internazionali

Nigeria: «Fermiamo ora Boko Haram o sarà sempre peggio»

Intervista al country director di Action Aid nel Paese africano dilaniato dalle azioni degli integralisti islamici. "Il Governo della Nigeria ha fallito nell'arginarli, serve creare un esercito multinazionale con tutti i paesi africani della zona, aiutati dalla comunità internazionale"

di Daniele Biella

La Nigeria sta vivendo una delle pagine più brutte della propria storia: le milizie integraliste islamiche Boko Haram stanno spargendo sangue e terrore e sembra nessuno sia in grado di controllarle. “E’ una situazione spaventosa, sicuramente è una delle peggiori a livello mondiale in cui la nostra ong si trova a operare”, conferma Abdu Hussaini, 38 anni, Country director (responsabile Paese) di ActionAid. “Gli almeno duemila morti in poche ore nei dintorni di Baga parlano da sé”.

Come si è arrivati a questo punto?
Negli ultimi cinque anni, da quando Boko Haram ha iniziato a far parlare di sé, nessuno ha capito la sua pericolosità, in primo luogo il Governo, che non si è adoperato a fondo per fermare i gruppi armati di terroristi. Ne hanno fatto le spese migliaia di civili, e la cosa ancora più preoccupante è che ora le loro milizie si stanno spostando in Camerun (due giorni fa la notizia del rapimento di 80 persone, 50 dei quali bambini, ndr), Ciad e Niger, destabilizzando un’area sempre più vasta.

Con quali rischi?
Che tutta la zona diventi un paradiso dei terroristi, come la Somalia e lo Yemen. Stiamo parlando di numeri molto alti di persone in difficoltà: solo in nigeria siamo arrivati a tre milioni di sfollati, di cui un milione di rifugiati interni, che si sono spostati da un luogo all’altro del Paese. Molti bambini hanno smesso di andare a scuola, i contadini non riescono più a lavorare la terra a causa del pericolo di massacri.

Chi può fare qualcosa e che cosa?
Siamo di fronte all’inefficacia del Governo nigeriano nell’arginare le efferatezze, ma anche a un disinteresse generale della Comunità internazionale, certamente di natura diversa e molto più ridotta di quanto accaduto tragicamente alla redazione di Charlie Hebdo in Francia. Prestare attenzione a quanto sta accadendo qui significa, per esempio, supportare la connessione intergovernativa africana per realizzare un’unica forza militare, dato che la Nigeria da sola non ce la può fare.

Come tutelare i bambini, in particolare, dato che i recenti fatti di cronaca nera riportano il rapimento di molti di loro e la pratica di mandarli in mezzo alla gente muniti di esplosivo?

È un dramma assoluto, che potrebbe essere reso meno pesante se ci fosse un piano di protezione istituzionale, un’educazione a tappeto alla popolazione adulta per renderla cosciente dei rischi che corrono i propri figli. In questo senso la risposta finora è stata debole, servono invece azioni urgenti.

La vostra ong come riesce a lavorare?
Cerchiamo di rispondere ai bisogni essenziali delle persone in pericolo, diamo loro medicine, assistenza medica, informazioni di ogni tipo. A livello nazionale, con le elezioni alle porte, il 14 febbraio 2015, cerchiamo di sensibilizzare politici e società civile sulle priorità per far uscire il paese da questo buco nero.

Le prossime elezioni hanno un favorito?
No, è una competizione dura tra due partiti, il Pdp, che sta governano ora, e l’Apc. La cosa importante è che chiunque vinca dimostri di voler avere a che fare con il problema Boko Haram prima possibile. È un’emergenza, che viene subito prima degli altri mali del paese, la corruzione, la rabbia sociale, l’insicurezza.


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