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Siria, in quattro anni si è tornati al Medioevo

Secondo una ricerca di varie ong oggi è spenta l'83% dell'illuminazione che il Paese aveva nel 2011. Un dato più che simbolico che si aggiunge alla tragedia delle 200mila vittime e degli 11 milioni di sfollati

di Daniele Biella

A 4 anni dall’inizio del conflitto l’83% di tutte le luci in Siria si è spento, rivela la Coalizione #WithSyria, formata da 130 organizzazioni umanitarie tra cui Save the Children e Amnesty international.

La sconcertante realtà è emersa dall’analisi di alcune immagini satellitari, effettuata dagli scienziati dell’Università di Wuhan in Cina, in collaborazione con la Coalizione: dal marzo 2011 il numero delle luci visibili di notte in Siria si è ridotto fin quasi, in alcune zone del Paese, alla sparizione totale di esse. Il declino dell’illuminazione notturna nelle singole province è il seguente: Idlib 96%; Al-Hasakah 77%; Al-Raqqah 96%; Al-Suwayda 80%; Quneitra 47%; Latakia 88%; Aleppo 97%; Hama 87%; Homs 87%; Daraa 74%; Deir ez-Zor 90%; Rif Dimashq 78%; Tartus 87%; Damasco 35%.

Un video virale sul tema, ideato dall’ Agenzia Don’t Panic, (la stessa che ha realizzato nel 2014 il video Most Shocking Second a Day sulla guerra in Siria che ha realizzato oltre 45 milioni di visualizzazioni in tutto il mondo), inizia con l’immagine di un adolescente siriano che vive una vita confortevole, con poco da temere eccetto il buio. Solo dopo ci si rende conto che in realtà sta vivendo un flashback di quattro anni prima. Oggi è un uomo di 17 anni che fa il possibile per salvare altre giovani vittime del conflitto dal buio che li circonda. Il video, “Afraid of the Dark”, è visibile a questo link.

Milioni i bambini colpiti dal conflitto: 5,6 milioni hanno assoluto bisogno di aiuto. Per questo la coalizione #WithSyria ha diffuso il toccante video Afraid of the Dark insieme a una petizione indirizzata ai leader mondiali, perché sia riaccesa la luce e la speranza nel paese precipitato nell’orrore di un conflitto sempre più devastante: oltre 200mila persone sono morte dall’esplosione della crisi e 11 milioni di persone, una cifra impressionante, ha dovuto abbandonare le proprie case.

“Dal 2011, il popolo siriano e i suoi milioni di bambini sono stati catapultati in un buio angoscioso, deprivato, impaurito e addolorato per la perdita di familiari, persone care, amici, e del paese che tutti conoscevano. Dobbiamo fare luce sulla più grande crisi umanitaria dalla seconda guerra mondiale, una crisi che la comunità internazionale non ha finora saputo affrontare lasciando milioni di bambini e le loro famiglie senza aiuti e protezione,” ha dichiarato Valerio Neri, Direttore Generale di Save the Children Italia.

“Benché nel 2014 il Consiglio di Sicurezza dell’ ONU abbia adottato 3 risoluzioni per l’adozione di misure che garantissero protezione e assistenza ai civili siriani, il 2014 è stato l’anno peggiore di questa terribile guerra con migliaia di morti, milioni di persone sfollate e milioni di bambini e adulti in condizione di estremo bisogno all’interno del paese ma solo in parte raggiunti dagli aiutiche gli operatori umanitari cercano comunque, a rischio della vita, di portare a chi ne ha bisogno”, aggiunge Neri, commentando la la diffusione del nuovo rapporto Failing Syria, redatto da Save the Children con Oxfam, il Consiglio Norvegese per i Rifugiati e altre organizzazioni, per denunciare con forza il fallimento totale delle parti in conflitto e delle potenze internazionali  nella applicazione delle risoluzioni Onu.

Unendo la propria voce a quella delle altre Ong e alla Coalizione  #WithSyria, Save the Children chiede che si faccia il massimo per “riaccendere le luci” in Siria privilegiando una soluzione politica incentrata sul rispetto dei diritti umani, potenziando la risposta umanitaria per la popolazione siriana, e in particolare i bambini, all’interno del Paese, e all’esterno dove vivono milioni di rifugiati, inclusa l’accelerazione dei programmi di re-insediamento, e insistendo sulla richiesta di cessazione degli attacchi sui civili delle parti coinvolte nel conflitto e sulla richiesta che venga consentita la distribuzione degli aiuti umanitari.

“A quattro anni dall’inizio del conflitto, la popolazione siriana è finita nel buio: povera, impaurita, dolorante per gli amici persi e per un paese che non riconosce più”, ha dichiarato David Milliband, presidente e direttore generale dell’International Rescue Committee. “Alla fine del tunnel si vede pochissima luce, con oltre 200.000 persone uccise e 11 milioni costrette a lasciare le loro case. I siriani meritano molto meglio da parte della comunità internazionale: non c’è altro tempo da attendere per dimostrare che non ci arrendiamo e che vogliamo agire insieme a loro per riaccendere le luci della Siria”.

“Le immagini satellitari sono le fonti più obiettive di informazioni per mostrare la devastazione su scala nazionale della Siria”, ha affermato il dottor Xi Li, che ha diretto la ricerca sul progetto. “Scattate da 500 miglia sopra la Terra, ci aiutano a comprendere la sofferenza e la paura che i siriani provano ogni giorno, mentre intorno a loro il paese viene distrutto. Nelle zone più colpite dal conflitto, come quella di Aleppo, la percentuale delle luci spente è di un incredibile 97 per cento. L’eccezione è costituita dalla provincia di Damasco e da quella di Quneitra, al confine israeliano, dove la diminuzione dell’illuminazione è stata rispettivamente del 35 e del 47 per cento”.

Sempre oggi, la coalizione #withsyria ha lanciato una petizione globale sul sito withsyria.com in cui chiede ai leader mondiali di “riaccendere le luci in Siria” dando priorità a una soluzione politica basata sui diritti umani, rafforzando la risposta umanitaria ai bisogni dei profughi interni e dei rifugiati anche attraverso l’aumento dei posti per il reinsediamento e pretendendo dalle parti in conflitto che cessino gli attacchi contro i civili e i blocchi agli aiuti umanitari.

Il dottor Zahel Sahoul, presidente della Società sirio-americana di medicina, ha dichiarato: “L’aumento delle azioni dei gruppi terroristi attraverso i confini ha diffuso paura e concentrato l’attenzione del mondo sulla Siria, ma non sulla sofferenza dei civili siriani e sugli abusi commessi da tutte le parti coinvolte nel conflitto. Ogni giorno in Siria medici, operatori umanitari e insegnanti corrono enormi rischi per aiutare i vicini e i loro cari mentre la comunità internazionale non riesce a trovare una soluzione politica e la fine della violenza e della sofferenza”.


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