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Cooperazione & Relazioni internazionali

WeWorld Index, luci ed ombre dell’Italia nella tutela di donne e minori

L'ong italiana lancia per la prima volta un indice globale su 167 Stati che misura il benessere congiunto di bambini, adolescenti e genere femminile. "Si va dall'ottimo 11mo posto nella minore mortalità infantile al 92mo per le spese dedicate all'istruzione", spiega Stefano Piziali, responsabile Advocacy di WeWorld

di Daniele Biella

Un inedito indice mondiale capace di misurare in simultanea benessere di bambini, adolescenti e donne. È questa la grande novità del WeWorld Index 2015, lanciato in un incontro pubblico alla Farnesina dalla stessa ong WeWorld e che rileva quanto ognuno dei 167 Paesi coinvolti sia in grado di garantire inclusione sociale alle fasce più vulnerabili della propria popolazione. “Abbiamo rilevato 34 indicatori in diverse dimensioni, come la sanità, l’educazione, il lavoro, la cultura, la politica, la sicurezza e l’ambiente, ponendo una particolare importanza al nesso tra diritti dell’infanzia e parità di genere, aspetti che di solito nelle ricerche canoniche rimangono distinti l’uno dall’altro”, sottolinea Stefano Piziali, responsabile del Dipartimento advocacy di WeWorld. Le fonti degli indicatori sono enti internazionali come Oms, Unesco, Undp e World Bank, ma l’index si avvale anche di interviste dirette a uomini, donne e minori coinvolti in prima persona nelle dinamiche di esclusione oppure esperti di ciascun settore. La valutazione finale di ciascun paese si basa su un ‘voto’ numerico che rientra in 5 categorie: Buona, sufficiente o insufficiente inclusione, grave o gravissima esclusione. “L’Italia ne esce abbastanza bene, anche se con molti dati contrastanti”, anticipa Piziali a Vita, “per esempio, si passa da un ottimo 11mo posto in quanto a minore mortalità infantile e da un 14mo per la possibilità di accesso alla scuola primaria, a numeri meno confortanti: 69mo posto per la corruzione, 55mo per l’accesso ad Internet, 71mo in quanto a livello di pm10, 92mo per le spese dedicate all’istruzione e addirittura oltre la 100ma posizione per violenza sulle donne e disparità di salario di genere”. La positività generale della situazione italiana sta nel fatto che “il Paese beneficia di scelte importanti dei secoli scorsi, come l’Istruzione universale nell’800 e le politiche di introduzione della salute pubblica degli anni ’60 e ’70 del XX secolo”, specifica Piziali. Nell’accogliere il nuovo indice di WeWorld, il vice ministro degli Affari esteri Lapo Pistelli indica i prossimi passi governativi: “promuovere il diritto all'inclusione di donne e minori, che costituiscono circa il 70% della popolazione mondiale, significa migliorare le loro condizioni di vita sotto molteplici aspetti. Tocca in primo luogo ai governi raccogliere la sfida dell'inclusione sociale e impostare le dinamiche economiche per evitare a monte la formazione degli squilibri sociali e creare un welfare universale e aggiornato alle esigenze e ai nuovi bisogni di una società in mutazione”.


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