Sezioni

Attivismo civico & Terzo settore Cooperazione & Relazioni internazionali Economia & Impresa sociale  Education & Scuola Famiglia & Minori Leggi & Norme Media, Arte, Cultura Politica & Istituzioni Sanità & Ricerca Solidarietà & Volontariato Sostenibilità sociale e ambientale Welfare & Lavoro

Sanità & Ricerca

Nobel medicina: Bene per la lotta alla povertà, ora servono farmaci più accessibili

I vincitori dell'edizione 2015 del premio più ambito e noto del mondo sono tre studiosi di farmaci contro parassiti e malaria. "L'apporto del metodo scientifico è importante e il riconoscimento può generare un dibattito sulla diffusione di tali malattie, ma ricordiamoci che la strada principale per debellare questi mali è calmierare i prezzi delle medicine", indica Marco De Ponte, segretario generale di ActionAid Italia.

di Daniele Biella

Youyou Tu, cinese, per le ricerche su un'inedita terapia antimalarica. William C. Campbell, irlandese, e Satoshi Omura, giapponese, per aver scoperto una nuova terapia contro le infezioni causate da parassiti: a questi tre scenziati è stata comunicata oggi 5 ottobre l'assegnazione del Premio Nobel 2015 per la medicina. Un riconoscimento orientativamente improntato a sottolineare l'importanza degli studi contro le malattie che attanagliano soprattutto le popolazioni più povere del pianeta.

Che ricaduta può avere questo indirizzo intrapreso dai giurati di Oslo nella lotta alla povertà? "Il Nobel è spesso utile a sollevare l'attenzione sui problemi e può generare un dibattito sulla diffusione di queste malattie", sottolinea Marco De Ponte, segretario generale di ActionAid Italia. "Ricordiamoci, però, che il risultato della ricerca scientifica da solo non basta: c'è un lavoro a valle da fare, ed è quello di rendere più accessibili possibile i farmaci a persone che magari vivono in aree remote o comunque non hanno le risorse per comprarli a costi fuori dalla loro portata. Inoltre, calmierare i prezzi ed assicurare adeguata distribuzione può essere necessario attraverso l’intervento regolatore di chi ha la responsabilità della salute pubblica, gli Stati e le organizzazioni intergovernative".

La ricerca "ha bisogno di investimenti anche privati, ma portare avanti politiche pubbliche che vadano direttamente a incidere sulle malattie della povertà, significa anche saper indirizzare la ricerca in modo tale da far si che ne beneficino tutti e non solo chi – paesi o fasce di popolazione – ha le risorse per pagare", continua De Ponte. Pur nella difficoltà generale di debellare le pandemie più periclose, gli ultimi decenni sono portatori anche di esempi positivi: "in alcuni paesi più che in altri la lotta all'Aids, ad esempio, ha dato risultati positivi proprio perché si è data centralità al portatore della malattia ed alla sua comunità, abbattendo i prezzi con un sistema di incentivi alla produzione di farmaci generici ed alla distribuzione su larga scala, che a sua volta ha contribuito a far scendere i prezzi".

A conti fatti, "la soluzione scentifica è fondamentale, ma senza le soluzioni politiche ed economiche non basta", conclude il segretario generale di ActionAid. "Serve, dunque, fare in modo che le scoperte scientifiche vengano accompagnate dalla volontà di utilizzarle al meglio, a beneficio di tutti".


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA