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Referendum No Slot. Il Consiglio di Stato dà ragione al comune e ai cittadini di Anacapri

"Il sindaco può esercitare il proprio potere regolatorio, anche quando si tratti dell’esercizio del gioco d’azzardo, quando le relative determinazioni siano funzionali ad esigenze di tutela della salute e della quiete pubblica". Lo ha stabilito oggi un'importante pronuncia del Consiglio di Stato che ha respinto il ricorso dei "soliti noti", confermando la validità delle decisioni e del referendum comunale indetto nel maggio scorso nella coraggiosa Anacapri

di Marco Dotti

Il 31 maggio scorso, giornata di elezioni regionali, i cittadini di Anacapri erano stati chiamati anche a un a secondo voto, per un innovativo referendum che chiedeva di confermare il regolamento comunale "noslot" varato nell'ottobre del 2014

La domanda sulla scheda era secca: "Sei favorevole a tenere distanti dai luoghi sensibili i locali che ospitano slot machine?"

La risposta, alla domanda fortemente voluta dal sindaco Francesco Cerrotta e dalla sua Giunta, fu quasi unanime (89%): "Sì, sono favorevole".

Preso atto della volontà popolare, il Comune di Anacapri ha avuto conferma che i cittadini approvavano quanto disposto dal regolamento comunale. Regolamento che prevedeva e prevede che entro 1 anno gli esercenti si dovessero adeguare al rispetto di nuove distanze da "luoghi sensibili".

Pertanto: sale da gioco, sale scommesse e pubblici esercizi nei quali sono collocate le slot machine non possono più stare a una distanza inferiore a 150 metri dai "luoghi sensibili" individuati in: scuole, luoghi di culto, impianti sportivi, centri giovanili, attrezzature balneari, spiagge, sportelli bancari, postali o bancomat.

Leggi anche: Anacapri, i cittadini scelgono la distanza delle slot dai luoghi sensibili

L'iniziativa, ovviamente, non era piaciuta a esercenti, Concessionari e gestori, insomma alla cosiddetta "filiera del gioco lecito", preoccupata che la libera decisione dei cittadini di Anacapri potesse innestare un processo domino in tutta Italia. E subito partì il ricorso.

Oggi, però, una pronuncia del Consiglio di Stato che trovate in allegato in calce all'articolo, ha giudicato infondato in ogni suo punto il ricorso.

Dopo aver passato in rassegna le normative europee, quella nazionale e quelle delle Regioni no slot, sempre più indigeste ai lobbysti, ai loro amicio e agli amici dei loro amici, il Consiglio di Stato ha stabilito che

le sale giochi e gli esercizi dotati di apparecchiature da gioco, in quanto locali ove si svolge l’attività attualmente consentita dalla legge, sono qualificabili, seguendo l'elencazione contenuta nell'art. 50, comma 7, d.lgs. n. 267 del 2000, come "pubblici esercizi", dimodo che per dette sale il Sindaco può esercitare il proprio potere regolatorio, anche quando si tratti dell’esercizio del gioco d’azzardo, quando le relative determinazioni siano funzionali ad esigenze di tutela della salute e della quiete pubblica

Consiglio di Stato, Sezione Seconda, Numero 03323/2015 e data 09/12/2015

Insomma, una conferma definitiva che il potere regolatorio dei sindaci non è subordinabile a logiche che ben poco hanno a che vedere con la tutela di salute e dignità così come previsto dalla nostra Costituzione.


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