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La bellezza si fa strada sulle note di Elikya

Lunedì 22 febbraio a Milano secondo appuntamento con il ciclo "L'altro è un bene. Migrazioni e cittadinanza a Milano". Il coro multietnico Elikya, diretto da Raymond Bahati, sarà protagonista di un concerto-incontro

di Antonietta Nembri

C’è una parola che contraddistingue il secondo appuntamento del ciclo di incontri “L’altro è un bene. Migrazioni e cittadinanza a Milano” ed è “bellezza”. A veicolarla sarà la musica e il canto del coro Elikya, una compagine multietnica nata nel 2010 e diretta da Raymond Bahati, 33enne originario della Repubblica Democratica del Congo, in Italia da 13 anni.

Elikya in lingua lingala (una delle quattro parlate nella Rd del Congo) significa “speranza”. «La nostra esperienza è nata all’interno del Coe (Centro orientamento educativo, ong cheda 26 anni organizza a Milano il Festival del Cinema Africano), poi quando l’esperienza è finita alcuni amici hanno chiesto di continuare e mettere insieme un gruppo interculturale. La musica, il canto si sono dimostrati lo strumento migliore per far esprimere i giovani» spiega Bahati. «Il coro è un luogo sociale, uno spazio di espressione. Chi vi partecipa è cosciente che insieme possiamo trovare una speranza, una strada e non cantiamo soltanto». C’è infatti chi è abile a cucire così è nato anche un concerto-sfilata confida Bahati.

I membri del coro provengono da luoghi diversi del mondo: dall’Asia, dall’Europa, dall’America Latina e dall’Africa, non solo «ci sono musulmani, evangelici, cattolici e atei e tra noi non c’è alcun problema», sottolinea il direttore di Elikya. «Non facciamo solo concerti, il nostro è un laboratorio sociale perché ciascuno di noi non ha paura di essere giudicato e ognuno è accettato così come è. Il nostro di base è un coro cristiano, cantiamo anche ad alcune messe, ma questo non crea problemi. La musica è un linguaggio universale e questo è tangibile».

L’appuntamento di lunedì 22 febbraio, al teatro Litta (ore 20,45 a Milano) è un concerto-incontro «in questo modo rendiamo il concerto un’esperienza di dialogo, anche gli spettatori saranno partecipi, potranno fare domande» così Raymond Bahati presenta la serata dal titolo “La bellezza si fa strada” che è costruita prevedendo cicli di tre brani seguiti dalle domande del giornalista Giorgio Paolucci «e in base alle sue domande e alle curiosità degli spettatori si intesserà un dialogo, si entrerà in relazione diretta e sarà come se ciascuno facesse parte di un momento condiviso, sarà un percorso, da qui anche l’idea della strada». Per il direttore del coro la bellezza non è un assunto dato per sempre «è un processo che si costruisce e ognuno trova la sua strada. Purtroppo nel mondo di oggi il rischio è la banalizzazione, la bellezza non è valorizzata perché la si scambia con l’apparenza, con qualcosa di effimero». E c’è anche un’altra bellezza che sottolinea «quella della diversità» che nasce dalle molteplici provenienze culturali dei giovani che fanno parte del coro. Venticinque i componenti con un’età media tra i 20 e 30 anni «il più giovane ha 14 anni il più anziano 45» confida Raymond Bahati.

Il fil rouge del ciclo ideato dal Centro culturale di Milano “L’altro è un bene” dopo il dialogo di apertura e il concerto con il coro Elikya prevede un ultimo appuntamento con l’arte. A marzo è infatti in programma “L’arte luogo di dialogo e identità” alla Pinacoteca di Brera per il progetto “Brera, un’altra storia”


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