Welfare & Lavoro

Digital fabrication, la tecnologia al servizio dei bimbi di Tog

Grazie ad una partnership tra la Fondazione che riabilita bambini neurolesi e la Fab Lab milanese le stampanti 3D, il design, la tecnologia digitale e l'artigianato hanno dato vita ad ausili personalizzati avveniristici

di Lorenzo Maria Alvaro

Tutto è iniziato a fine 2014 quando la Fondazione TOG – Together To Go, organizzazione milanese che ha dato vita a un Centro di Eccellenza per la riabilitazione di bambini colpiti da patologie neurologiche complesse dove cura gratuitamente 107 piccoli pazienti, ha vinto il concorso Axa «Nati per proteggere» aggiudicandosi un premio del valore di 50mila euro. Grazie all’assegno acquista due stampanti 3D, i programmi per la progettazione e i materiali per la stampa.

L’idea era quella di produrre in casa strumenti riabilitativi. Ecco perché nasce la collaborazione con Opendot, un network di professionalità multidisciplinare, con cui ha dato vita a «L’oggetto che non c’è». Lo scopo naturalmente è stato permettere al bambino di raggiungere una maggiore autonomia, incentivandolo nell’inserimento alla vita sociale attraverso ausili adatti, esteticamente belli e utili alla sua vita.

Il percorso progettuale coeso e integrato tra Opendot e TOG, cui hanno anche partecipato Naba e Domus Academy, si articola su più fronti:

1.

La progettazione di un software dedicato agli operatori di TOG per consentire l’acquisizione delle scansioni dei tutori in gesso creando un modello che possa poi essere stampato attraverso la stampa 3d generando dei tutori molto più leggeri, lavabili e personalizzabili. Nuove tecnologie, fabbricazione digitale e il know-how di Opendot supportano l’esperienza medico-sanitaria e le competenze specifiche di TOG per sviluppare progetti di innovazione ortopedica.

2.

Il re-design di ausili, sistemi cognitivi e giochi, per la riabilitazione attraverso la progettazione allargata tra operatori sanitari, genitori, maker. Opendot e TOG ridisegnano insieme alle famiglie e ai bambini ausili sanitari per bambini con deficit motori, cognitivi o comportamentali, per fare ricerca e sviluppo a servizio dell’integrazione sociale. Il percorso riabilitativo e abilitativo ha lo scopo di sviluppare posture che lo aiutino nell’apprendimento di gesti e movimenti specifici, favorendo le attività della vita quotidiana. Questo percorso ha inoltre l’obiettivo di raggiungere una maggiore autonomia del bambino, incentivandolo nell’inserimento alla vita sociale attraverso ausili adatti, esteticamente belli e utili alla sua vita.

3.

La co-progettazione con alcune università per affrontare il tema della disabilità esplorando le potenzialità dell’approccio maker. Al tavolo della progettazione voluto da TOG e Opendot partecipano anche le scuole NABA – e Domus Academy in collaborazione con IKEA – attraverso corsi di co-progettazione allargata con genitori e figli che portano il loro contributo, le loro esperienze e necessità reali per sviluppare nuovi progetti di design, re-design e hacking di oggetti della vita quotidiana. Partecipa al progetto anche Niel Liesmons dell’Università di Gent con la sua tesi di Master “Custom Seating”, il cui progetto vuole semplificare la progettazione e produzione di oggetti su misura, fatti con strumenti facili ed economici.

Una collaborazione che dimostra come sia possibile, anziché produrre un oggetto solo, uguale per tutti, progettato più per la produzione che per le persone, lavorare su prodotti unici, fatti localmente, per risolvere le necessità ogni volta diverse degli utenti. Insomma: si può fare design in modo inclusivo.

Il progetto sarà presentato lunedì 22 febbraio nei laboratori di Opendot di Milano (via Tertulliano, 70, ore 19), dove saranno esposti alcuni tutori e altri strumenti riabilitativi auto-prodotti che verranno raccontanti dalla direttrice di Tog Antonia Madella-Noja.


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