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Cooperazione & Relazioni internazionali

Patrizia Toia: «Per la prima volta l’Unione Europea è nel mirino»

L’eurodeputata e capodelegazione del Pd è, insieme a tutti i suoi colleghi, asserragliata nel Parlamento. «Qui in tanti continuano a lavorare. Io non riesco a staccarmi dalla tv. Sono convinta sia una novità assoluta questo attacco. È una prima volta preoccupante»

di Lorenzo Maria Alvaro

Quello che tutti gli analisti stanno capendo è che l'attacco, come ha spiegato a Vita.it anche Manlio d'Agostino, vede un cambio di strategia ma sopratutto di obiettivi. Dello stesso avviso è anche Patrizia Toia, eurodeputata e capodelegazione del Partito Democratico, che al telefono dal Parlamento Europeo non ha dubbi: «ci hanno attaccato, hanno attaccato le istituzioni europee. Dobbiamo reagire con intelligenza senza chiuderci. Altrimenti avranno vinto»

Come sta vivendo queste ore?
Sono colpita dal fatto che, oltre all’attacco all’aeroporto decifrabile come un attacco nei confronti all’America, c’è stato anche un attacco all’Europa. È per me meno comprensibile un attacco alle istituzioni europee che passa dalla metro, quindi dalla vita quotidiana. Di lì passano mamme con bambini, persone normali. Si tratta di stazioni a pochi passi da noi. Siamo veramente nel mirino. È una pagina diversa e oscura che si apre.

Dov’è in questo momento?
Sono asserragliata nel Parlamento. Non è impedito uscire ma lo sconsigliano.

E il clima qual è?
Queste realtà europee sono molto serie. C’è gente che lavora, riunioni che vanno avanti. Io invece non riesco a staccarmi dalla tv. Quello che sta accadendo è molto grave. Non si capisce se è finita, come ritorneremo a casa.

Lei dunque vede gli attentati come un messaggio diretto alle istituzioni dell’Unione Europea?
Si è un messaggio a noi, all’Europa e alle sue istituzioni. Un messaggio che ci mette al centro del mirino, come nemico privilegiato al pari degli Stati Uniti. Fino ad oggi Bruxelles era stata in qualche modo preservata.

La risposta sarà una sospensione di Schengen?
Assolutamente no. Se continuiamo l’escalation non finiremo mai e andremo verso il disastro. Dobbiamo fare un solo servizio segreto costruendo un’intelligence unica. Si mettano insieme e ci proteggano di più. Poi viene il tema dei conflitti nel mondo che generano questo tipo di reazioni. Dobbiamo impegnarci per risolverli.

Dunque nessuna chiusura di frontiere. E allora come si garantisce la sicurezza?
Più si tocca Shengen, più ci chiudiamo, più l’area terroristica si rinforza. Chiudere le frontiere sarebbe farli vincere. Non possiamo chiuderci nella paura. Bisogna combatterli.

Nell'immagine di copertina un soldato di guardia al Berlaymont building di Brixelles, il quartier generale della Commissione Europea


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