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Sostenibilità sociale e ambientale

La stufa che risparmia legna e… ricarica i cellulari

Presentato l'upgrade della stufa a risparmio energetico e che cova le uova realizzata da Ipsia Acli trentine con l'associazione Tree is Life in Kenya. Ad accettare la sfida di migliorare il progetto un artigiano e volontariato trentino, Gianni Gecele che ha innovato il progetto. L'obiettivo è sempre quello di migliorare la qualità della vita degli uomini e delle donne che vivono in Africa

di Antonietta Nembri

Da cosa nasce cosa… da un’idea che sta già migliorando la qualità della vita di migliaia di persone e che favorisce il risparmio energetico ne è nata un’altra altrettanto utile. Stiamo parlando della stufa che favorisce il risparmio energetico e che allo stesso tempo fa da incubatrice per le uova, ora con questa stessa stufa grazie a un artigiano trentino Gianni Gecele che ha applicato un dispositivo, con il fuoco si possono ricaricare i cellulari.

L’iniziativa originale, portata avanti da Trentino Cooperazione Solidarietà, con l’Istituto Pace Sviluppo e Innovazione (Ipsia) delle Acli trentine con Fondazione Fontana e l’associazione Tree is Life in Kenya, è stata un successo internazionale: presentata a Papa Francesco in Vaticano e all’Expo di Milano è stata premiata nell’ottobre 2014 a Nairobi con il Green Innovation Award e riconosciuta dalle Nazioni Unite (Agenzia Unwomens) per il contributo che dà nel migliorare le condizioni di vita delle donne (sono loro che macinano chilometri per recuperare la legna per riscaldarsi e cucinare). (Vita ne aveva scritto nel 2014 qui l’articolo).

La cucina è fabbricata con “malta-in-paglia” su una semplice struttura in legno, possiede un paio di vasi di materiale refrattario, in cui viene bruciata la legna. Alla sua base ha anche uno spazio che, come nelle stufe trentine, doveva servire per asciugare la legna e che poi si è rivelato importante incubatore dove nascono i pulcini.
In un paio d'anni migliaia di stufe sono state auto-costruite e certificate dall'organizzazione kenyota “Tree is Life” nelle comunità di Laikipia e Nyandarua, dove viene realizzato il progetto “Promuovere l'uso di cucine a risparmio energetico e di altre tecnologie domestiche e agricole eco sostenibili per la riduzione della povertà e la tutela dell’ambiente in Kenya”. Progetto sostenuto dalla Provincia Autonoma di Trento e Fondazione San Zeno.

«Il nostro è un progetto open», spiega Fabio Pipinato presidente di Ipsia Trentino «chiunque può farlo». La “cucina”, infatti, è una tecnologia sociale aperta, free, come un software a codice aperto per un computer. «Chiunque può costruirsela. E migliorarla. Ecco perché con il passaparola è arrivata anche in altri Paesi della Rift Valley come Uganda, Tanzania e Malawi» continua. Semplice nel suo funzionamento, fa risparmiare legna rispetto alla stufa tradizionale africana; riscalda l'ambiente nelle notti degli altipiani e fa da incubatrice prima alle uova e poi ai pulcini.

«Abbiamo saputo che in Malawi hanno realizzato un sistema per generare energia elettrica a partire dalla stufa, e questo mi ha dato un input per questa sfida», afferma Gecele, volontario di Ipsia del Trentino. Dopo mesi di studio, in collaborazione con volontari, e tentativi si è arrivati a implementare la stufa con un prodotto venduto in internet completo di uscita Usb, già usato in Africa, che produce un'energia utile a ricaricare il cellulare. Gianni Gecele ha presentato i primi passi per l'innovazione della stufa – che dà la possibilità di ricaricare il cellulare – al recente Festival dell'Etnografia del Trentino realizzato al Museo degli usi e costumi di San Michele all'Adige.

«La sfida era quella di riuscire a produrre energia elettrica dalla stufa in modo sicuro» commenta Pipinato. «Queste piastrine che abbiamo trovato oltretutto sono abbastanza economiche. Così applicando il dispositivo alla stufa e accendendo il fuoco per cucinare è possibile ricaricare gli apparecchi elettronici tramite un uscita Usb a 5 volt».

In Africa c'è un miliardo di persone. Negli altipiani della Rift Valley è freddo di notte e caldo di giorno. Se si guarda il continente dall'alto – dall'aereo o con Google Earth – non è difficile constatare quanto l'energia elettrica sia presente solo attorno alle città principali e in genere “c'è campo” per i cellulari solo in prossimità delle strade asfaltate grazie ai ripetitori ivi installati.

«Eppure sia il contadino africano sia il pastore ha un cellulare di proprietà per rimanere in contatto con i propri cari o per i propri business. Il suo problema è ricaricare il telefonino ogni volta che raggiunge un centro urbano o un pannello solare comunitario. A volte si parla di decine di chilometri se non centinaia prima d'incontrare un punto luce» ribadisce Pipinato. «Se questa innovazione riuscirà a ridurre ancora i suoi costi d'installazione, come accaduto con l'invenzione, frutto della collaborazione tra Trento e Nyahururu, della prima incubatrice a legna con la stufa che cova le uova, potremmo migliorare non poco la qualità della vita di molti che abitano in zone rurali. Utilizzando semplicemente il fuoco; l'energia che è presente in tutte le case o baracche africane».


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