Attivismo civico & Terzo settore

Servizio civile: «Stabilizzare il fondo nazionale»

Le proposte della Conferenza nazionale degli enti (in allegato il documento in versione integrale) in vista dei decreti delegati della legge di riforma del Terzo settore. Il presidente Licio Palazzini: «A regime servono 500 milioni»

di Daniele Biella

“Il Servizio civile in Italia, dopo anni di difficoltà, è in una fase più che positiva, in particolare dopo l’approvazione della Riforma del Terzo settore che introduce in Scu, Servizio civile universale. Ma ora serve un passaggio fondamentale per dare concretezza ai ragionamenti: la stabilizzazione economica del fondo nazionale”. Licio Palazzini, presidente della Cnesc, Confederazione di 23 tra i maggiori enti di servizio civile, indica la strada da perseguire per arrivare a un’efficacia ancora maggiore dello strumento più importante in atto di politiche pubbliche giovanili. “Per arrivare alla cifra a cui si fa riferimento per il Scu, ovvero 100mila giovani all’anno, servono 500 milioni di euro. Ovviamente non dall’oggi al domani: l’importante è che si inizi un percorso di crescita graduale già da ora, prevedendo quote strutturali più che stanziamenti straordinari”. Per il 2016, ai 115 milioni previsti dalla Legge di Stabilità 2015, il Governo ne ha aggiunti 100 lo scorso novembre, “certamente utili, ma se poi il tempo per la progettazione è limitato, ne va di mezzo la qualità dei progetti”. I fondi per il 2016 faranno partire per ora 35mila giovani nel bando che si chiude l’8 luglio prossimo.

I membri della Cnesc hanno incontrato nei giorni scorsi il direttore dell’Ufficio nazionale servizio civile, Raffaele De Cicco, proprio per confrontarsi sulle tematiche da affrontare post riforma: ne è uscito un documento per punti, allegato qui sotto, che propone contenuti da inserire nel decreto delegato destinato a normare il Scu. “Proponiamo di avviare una sorta di road map, per esempio se per il 2017 lo stanziamento attuale è di 109 milioni di euro – equivalente a 10mila partenze – aggiungendo da subito 50 milioni all’anno si arriverà al traguardo nel giro di quattro anni”, ragiona Palazzini, che presiede anche Asc, Arci servizio civile. Senza una stabilizzazione economica del fondo “Il rischio è che diminuiscano gli investimenti degli enti – del privato sociale come i Comuni – verso il servizio civile: non sapendo se il tempo speso per la progettazione porterà poi all’avvio di progetti, nell’incertezza uno spende le risorse verso iniziative con un ritorno effettivo sulle proprie attività prevalenti”.

Tra i punti del documento Cnesc in vista del decreto delegato, emergono varie indicazioni sostanziali, tra le quali: inserire nel testo il richiamo alla difesa non armata e nonviolenta; introdurre una governance di sostegno alla Presidenza del Consiglio dei ministri (di cui fa parte il Dipartimento GIoventà e Servizio civile) sul modello di quella presente in Francia, Germania e Stati Uniti; cambiare l’attuale sistema di accreditamento; una maggiore valorizzazione delle competenze acquisite dai giovani; sostituire la dicitura ‘volontario’ con ‘giovane’, per cancellare equivoci sulla figura di chi presta servizio, data la remunerazione di 433,80 euro mensili.


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