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Non sprecare! Ora te lo dice anche la legge

Approvazione definitiva per il provvedimento anti spreco. Semplificate le procedure di donazione e distribuzione delle eccedenze alimentari agli indigenti. Meno tasse alle imprese che regalano cibo o medicinali invece di gettarli

di Antonietta Nembri

È la vera eredità di Expo: una legge che favorisce la limitazione degli sprechi alimentari e l’uso consapevole delle risorse nonché la sostenibilità ambientale. Martedì 2 agosto, il Senato ha definitivamente approvato la legge anti spreco con 181 voti favorevoli e solo 2 contrari. Appena entrerà in vigore per le imprese che regaleranno cibo o medicine invece che gettarle sono previsti sgravi fiscali, in particolare i Comuni possono ridurre le tasse sui rifiuti alle imprese che decidono di donare alimenti ai bisognosi. Con questa nuova normativa viene incentivato l’uso del family bag per portarsi a casa gli avanzi del ristorante evitando così che il cibo cucinato finisca in pattumiera, si favorisce l’opera delle associazioni che raccolgono dai negozianti i prodotti alimentari a fine giornata. Un iter di poco più di un anno (la prima proposta era stata presentata nel marzo dello scorso anno) per una normativa che vuole rispondere a una delle più grandi assurdità: sei milioni di persone che in Italia vivono sotto la soglia di povertà mentre si gettano in pattumiera cibo per un valore di oltre 10 miliardi di euro (nell’ultimo rapporto Waste Watcher si calcola che ogni famiglia italiana ha buttato in pattumiera circa 650 grammi di cibo a settimana).

Per Mario Marazziti, presidente della Commissione Affari sociali dalla Camera, dopo il sì di Palazzo Madama alla legge per la limitazione degli sprechi «si dà finalmente il via a un grande cambiamento culturale: meno sprechi, più solidarietà, ma anche più aiuto a chi è in difficoltà». Marazziti ricorda che quella italiana non è «una legge sanzionatoria» (diversa da un’analoga legge anti spreco approvata in Francia ai primi di febbraio – ndr.). Si tratta di una legge che incoraggia a donare non solo le eccedenze di cibo, ma anche di farmaci, vestiti ed altri generi, aumentando la disponibilità di beni destinati alla redistribuzione gratuita. La distribuzione dei farmaci, in particolare, rappresenta un’opportunità per aiutare chi, in questo tempo di crisi, fa fatica ad ottenerli. Il meccanismo della donazione viene semplificato anche attraverso agevolazioni fiscali e burocratiche per imprese, supermercati e aziende che intendono donare eccedenze. Al contempo, sono previsti controlli rigorosi perché le cessioni non diventino uno strumento di evasione fiscale».
Soddisfazione esprime anche il senatore Andrea Olivero, viceministro alle Politiche Agricole, all’epoca in cui era presidente delle Acli fu tra i promotori dell’Alleanza contro la povertà. «Con questo voto il Parlamento e il governo stringono una alleanza contro gli sprechi e in favore delle persone meno fortunate. E lo fanno con un provvedimento che è stato costruito insieme al Terzo settore, insieme cioè alle associazioni e agli enti caritativi – dalla Caritas al Banco Alimentare, fino a Sant'Egidio – che da sempre sono al servizio degli ultimi, intercettando gli sprechi e ridistribuendoli giorno dopo giorno con grande costanza e con capillarità impressionante» osserva Olivero «Non abbiamo seguito la logica punitiva recentemente scelta dalla Francia, che peraltro recupera e ridistribuisce molto meno di noi, prevedendo solo obblighi e sanzioni. Abbiamo scelto di agevolare chi dona, di favorire, promuovere, educare».

Educazione e prevenzione sono per Andrea Segrè, docente dell’Università di Bologna e fondatore dell’osservatorio nazionale Waste Watcher importantissimi dal momento che in un recente intervento ha sottolineato quanto sia «urgente adesso una vera svolta culturale nel Paese, per fronteggiare la voragine dello spreco domestico, oltre 13 miliardi di euro annui come attestano I Diari di Famiglia Waste Watcher» per il professor Segrè che presiede da tre anni il Comitato tecnico-scientifico del ministero dell’Ambiente per il Programma nazionale di prevenzione degli dei rifiuti e dello spreco alimentare è inoltre da incentivare «l’educazione alimentare nelle scuole e una capillare campagna di sensibilizzazione».

Da parte sua Coldiretti ricorda che gli sprechi alimentari costano all’Italia 12,5 miliardi, persi per il 54% al consumo, per il 21% nella ristorazione, per il 15% nella distribuzione commerciale, per l’8 nell’agricoltura e, infine per il 2% nella trasformazione. In una nota si legge: «Dopo che anche il Parlamento francese ha approvato definitivamente lo scorso 3 febbraio una serie di misure contro lo spreco di cibo, l’iniziativa italiana è coerente gli obiettivi dell’Unione Europea dove, secondo il commissario europeo alla Salute e alla sicurezza alimentare Vytenis Andriukaitis, lo spreco alimentare si stima ammonti a circa 100 milioni di tonnellate l'anno. Tutti i Paesi dell’Unione hanno sottoscritto l'impegno del nuovi target di sviluppo sostenibile dell'Onu, che prevede di dimezzare lo spreco alimentare per il 2030, in ogni passaggio della filiera, dal campo alla tavola».

Soddisfazione per l’approvazione di una legge che «rende l’Italia un Paese all’avanguardia in Europa e nel mondo» è stata espressa anche da Marco Lucchini, direttore generale di Fondazione Banco Alimentare. «Il provvedimento riorganizza il quadro normativo di riferimento che regola le donazioni degli alimenti invenduti con misure di semplificazione, armonizzazione e incentivazione, ma soprattutto stabilisce la priorità del recupero di cibo da donare alle persone più povere del nostro Paese» . Con questa legge, continua Lucchini «Banco Alimentare, che già l’hanno scorso ha distribuito in Italia 85mila tonnellate di alimenti e oltre 1 milioni di piatti pronti di cibo cotto, ha un’arma in più per continuare nel suo impegno e aumentare l’aiuto offerto ogni giorno a oltre 8mila strutture caritative che assistono 1.560.000 bisognosi di cui quasi 135mila bambini».

Grazie alla nuova legge anti spreco il ministero delle Politiche agricole, inoltre avrà in ulteriori 2 milioni di euro da destinare all’acquisto di beni alimentari per i poveri in Italia.

In apertura foto di John Li/Getty Images


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