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Rocca (Croce rossa): «Finiti i fondi per l’accoglienza? Surreale e preoccupante»

Mondo del sociale scosso dall'appello lanciato dal prefetto capo Morcone al ministero del Tesoro ("Ci sono soldi solo fino al 30 settembre, fate qualcosa"). Il presidente della Cri - che accoglie quasi 4mila migranti nelle proprie strutture - a Vita.it: "Non si scommette sulla pelle delle persone. Si arrivi subito a una soluzione che, dati alla mano, era già da trovare nell'ultima Legge di stabilità"

di Daniele Biella

Dal 30 settembre non ci saranno più fondi per l’accoglienza? E’ una notizia surreale”. Surreale è probabilmente la parola più appropriata – che ci dice a caldo Francesco Rocca, presidente nazionale Cri, Croce rossa italiana – per descrivere quanto sta accadendo tra le stanze del potere a Roma: il prefetto capo del Viminale, Mario Morcone, ha appena lanciato un appello urgente al ministero del Tesoro perché le casse degli Interni, che erogano i fondi agli enti gestori dei progetti sul territorio nazionale, stanno per prosciugarsi del tutto.

Come mai nell’ultima Legge di stabilità non si è provveduto a superare il problema? È impossibile che il dato non fosse disponibile, dato che oramai l’accoglienza è un fenomeno strutturale. Ora ci si trova di fronte a una prospettiva impensabile, perché già oggi molte realtà sono in sofferenza per il ritardo dei pagamenti”, sottolinea Rocca. Anche nella Cri ci sono casi problematici? “Sì. Siamo una struttura solida, con comitati territoriali e una gestione ramificata che permette di tamponare le situazioni in difficoltà, ma detto questo abbiamo anche noi situazioni difficili, in particolare a Udine e Lecce”. Sono poco meno di 4mila le persone, per la maggior parte richiedenti asilo, che Croce rossa gestisce lungo tutto il territorio nazionale, inseriti in Cas (Centri di accoglienza straordinaria), Cara (Centri di accoglienza richiedenti asilo), progetti Sprar (Servizio protezione richiedenti asilo e rifugiati) o Hub (Centri di permanenza provvisoria da cui poi le persone vengono inviate in una delle tre tipologie precedenti). A Udine sono 700, a Lecce 70. “In ogni territorio siamo in stretta collaborazione con la Prefettura competente, mettendoci spesso a disposizione anche per trovare soluzioni d’emergenza e comunque operare per scongiurare tensioni tra gli ospiti e le comunità locali dove sono inseriti, soprattutto dove il numero delle presenze è alto”, precisa Rocca.

“Il problema dei fondi è importante perché non stiamo parlando di un ritardo amministrativo, ma di una vera e propria mancanza di liquidità che andava scongiurata prima, non si può scommettere sulla pelle di queste persone”, aggiunge il presidente Cri. “Mi riferisco in particolare alle tante piccole realtà di accoglienza che non ricevendo fondi si trovano a non riuscire più a garantire il servizio”. A oggi i pagamenti ministeriali della quota giornaliera – gli oramai celebri 30-35 euro al giorno per quarto riguarda Cas e Sprar, 20-25 per Cara e Hub – arrivano anche con sei mesi di ritardo, tempo che sarebbe già di per sé quasi al limite per chi non ha altre entrate sostanziali: ora, con il prosciugamento dei fondi (nella speranza di novità positive, ovvero l’“assestamento di bilancio” accennato dal ministro dell’Interno Angelino Alfano, lo scenario potrebbe diventare insostenibile.

“È frustrante rilevare questo problema di fondi, che getta ancora una volta in cattiva luce – in aggiunta ai periodici scandali relativi alla gestione lucrativa dei richiedenti asilo, vedi Mafia capitale – l’opera di alto spessore messa in atto dall’Italia nel salvare e accogliere queste persone”, specifica Rocca. “Settimana scorsa, quando ho parlato all’Assemblea generale dell’Onu proprio sui rifugiati, ho ricevuto tanti apprezzamenti di stima verso l’Italia come paese accogliente. Anche la gestione sul territorio deve essere all’altezza di questa positiva percezione che Stati ed enti esteri hanno nei nostri confronti”.


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