Comitato editoriale

Cina e Colombia, tanti bambini aspettano una famiglia che non si trova

Da Cina e Colombia arrivano tante segnalazioni di bambini in stato di adottabilità che hanno bisogno di una famiglia, ma non si trovano famiglie disponibili. L'appello del Ciai

di Sara De Carli

In Cina, in Colombia, ma anche in India: ci sono bambini che aspettano una famiglia, ma le famiglie disponibili ad accoglierli non si trovano. Dal 22 settembre sul sito del Ciai c’è questo messaggio: «Da Cina e Colombia abbiamo ricevuto alcune segnalazioni di bambini in stato di adottabilità per i quali al momento non abbiamo famiglie disponibili. Per loro, quindi, ricerchiamo coppie in possesso di idoneità all’adozione internazionale disposte ad avviare un percorso che possa condurre all’adozione». Un allarme che la presidente di Ciai, Paola Crestani, aveva lanciato per la prima volta a maggio, nella istituzionale sede della Commissione Giustizia della Camera, quando spiegò che nel 2015 Ciai aveva dato una famiglia a 54 bambini, ma per altri 63 segnalati non era riuscita a trovare una famiglia disponibile: «C’è un evidente disallineamento tra la disponibilità delle famiglie e i bisogni dei bambini. Servono più servizi per il post adozione», aveva detto agli onorevoli intenti che si apprestavano a rivedere la legge sulle adozioni. In sostanza, secondo i dati portati dalla Crestani, per ogni bambino adottato ce n’è almeno un altro che avrebbe bisogno di una famiglia, ma non la trova. Ancora oggi lei ne ha scritto sul suo blog: «Non riesco a rassegnarmi al fatto che per alcuni di loro non ci sia un’altra possibilità, che non si riesca a garantire, come loro diritto, una famiglia che si occupi di loro, che li ami in maniera esclusiva, per cui diventare la ragione di vita».

La responsabile adozioni di Ciai, Graziella Teti, non dà numeri ma ammette che «il gap sarà quest’anno ancora più ampio dell’anno scorso. Negli ultimi anni Ciai è andata dimezzando il numero dei mandati e se le risorse disponibili sono meno è chiaro che abbiamo più difficoltà a individuare le famiglie più adatte per i bisogni specifici di ogni bambino. Il fatto è che non credo sia una situazione solo del Ciai, né solo dell’Italia: Cina e Colombia ma anche India hanno sollecitato più volte famiglie disponibili all'adozione». Insomma, i bambini che hanno bisogno di una famiglia nel mondo ci sono e sono tanti, più delle famiglie disponibili ad adottarli: «per la Cina e l’India in particolare abbiamo la possibilità di accedere ai portali delle Autorità Centrali, vediamo il numero dei bambini con bisogni speciali disponibili per l’adozione… Ce ne sono molti, molti più di quante siano le coppie disponibili ad adottarli».

I bambini che aspettano una famiglia sono molto spesso minori con bisogni speciali – malattie, disabilità, vissuti complicati alle spalle – questo è vero, «ma non tutte le situazioni sono gravi e non affrontabili. Il tema “special needs” comprensibilmente preoccupa molto le famiglie, comprendiamo benissimo le preoccupazioni delle coppie, inclusa la preoccupazione economica: quello che posso dire è che Ciai fa un approfondimento clinico molto rigoroso prima di proporre un bambino a una famiglia, il quadro che tracciamo è realistico e aggiornato, per dare alla famiglie tutti gli elementi per una scelta in piena e totale consapevolezza», spiega Teti.

È un dato di fatto comunque che l’adozione negli anni ha cambiato identità: è un cammino che richiede di mettere in campo strumenti, capacità, risorse specifiche, inclusa la capacità di chiedere aiuto. Non significa però che sia una scelta per supereroi, tutt’altro: «è una scelta per tutti, ma è fondamentale fare un grande lavoro per costruire la cornice di disponibilità dentro cui la coppia si senta sicura: io non posso essere disponibile a tutto, saremmo appunto nella logica della “super-coppia”, ma ad affrontare una situazione che va “da qui a qui”, individuando con attenzione la fascia d’età, le patologie, per avere le idee chiare sui propri limiti ma anche sapere che dentro quei limiti ci si sta in maniera serena».

L’aspetto incoraggiante qual è? «Che Ciai c’è, siamo un ente veramente al fianco delle famiglie. Ci impegniamo al massimo per esserci sempre, in qualsiasi momento, certo senza sottovalutare il ruolo della famiglia», garantisce Teti.

Le coppie in possesso di idoneità all’adozione internazionale disponibili ad un approfondimento, possono scrivere a Graziella Teti alla mail adozioni@ciai.it