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Italiani senza cittadinanza, il 13 ottobre la mobilitazione: “Siamo cittadini fantasma”

Almeno un milione di persone, la maggior parte giovani di seconda generazione nati in Italia o arrivati nei primi anni di vita, chiede da anni l'ottenimento dello status di cittadino: domani molti saranno in piazza in almeno 6 città e nelle aule parlamentari, dove la politica nicchia da troppo tempo: "È ora che la legge bloccata in Senato venga ratificata"

di Daniele Biella

Padova, Napoli, Bologna, Palermo, Reggio Emilia e Roma: domani, 13 ottobre 2016 (a questo link informazioni specifiche), se vi capita di passare per le piazze centrali di queste città potreste vedere dei fantasmi. Sono ragazzi e ragazze nati o comunque cresciuti in Italia, con parenti di origine straniera, che in diversi flash mob indosseranno lenzuoli come segno di sensiblizzazione e protesta per lanciare un messaggio più che chiaro: "sono italiano ma senza cittadinanza, ancora per quanto?". Almeno un milione di persone – Italiani senza cittadinanza – sul territorio nazionale vive oggi questo disagio che non permette loro di sentirsi appieno italiani, nonostante di fatto, dalla scuola alle amicizie, dalle scelte lavorative all'idea della propria Patria, abbiano l'Italia nel loro dna.

La data della mobilitazione è significativa: un anno fa, il 13 ottobre 2015, la Camera dei deputati ha approvato la proposta di riforma della legge sulla cittadinanza n.91/92. Le persone coinvolte e le organizzazioni della campagna L’Italia sono anch’io, che tra il settembre 2011 e il marzo 2012 avevano raccolto più di 200mila firme su due proposte di legge di iniziativa popolare sulla riforma della cittadinanza e il riconoscimento del diritto di voto amministrativo dei cittadini stranieri, speravano successivamente in una rapida discussione e approvazione definitiva della riforma da parte del Senato. Ma a un anno di distanza non è neanche iniziata la discussione nella competente Commissione Affari Costituzionali. "Non chiarisce tutte le situazioni controverso in cui ci troviamo a vivere, ma è un provvedimento fondamentale per i nostrri diritti come cittadini italiani", sottolinea Kwanza Musi Dos Santos, 23 anni, nata in Italia da genitori brasiliani e promotrice, assieme a un'altra decina di giovani, dell'azione culturale che ha portato all'organizzazione delle iniziative di domani. "Abbiamo raccolto le nostre storie in breve, raccontandole con parole e immagini" (qui il video di lancio, sopra e sotto alcune delle cartoline diffuse), spiega. "Siamo molto contenti perché è nata come una mobilitazione dal basso e stiamo ricevendo centinaia di adesioni da parte di persone, associazioni che esprimono solidarietà e volontà di essere al nostro fianco per arrivare al più presto all'approvazione della legge".

Grazie alla collaborazione di L'Italia sono anch'io, domani alle 12 Dos Santos e alcuni altri promotori incontreranno in Senato l'ex ministro per le Pari opportunità Anna Finocchiaro e Doris Lo Moro, relatrice della legge. E proprio oggi i senatori del Pd hanno espresso la loro volontà "di arrivare all'approvazione entro dicembre, superando l'ostruzionismo di altri partiti come la Lega Nord". C'è speranza? "Sì, non bisogna darsi per vinti, è una battaglia di civiltà: stiamo parlando di una legge come quella attuale che è in vigore da un secolo", specifica Dos Santos. Ovvero in un'altra epoca con esigenze completamente diverse da quelle attuali. "Oggi noi seconde generazioni dobbiamo aspettare 18 anni per chiedere la cittadinanza, senza la sicurezza che ci venga data perché dipende dalla situazione dei nostri genitori nell'arco degli anni precedenti. Se anche solo per un mese non erano in regola con il permesso di soggiorno, la richiesta può avere dei problemi. E se non si fa prima del compimento dei 19 anni, non vale più come tale ed entra in vigore il requisito di permanenza sul territorio da 10 anni continuativi, con casi in cui, in mancanza di esso, ragazzi nati in Italia vengano espulsi nel paese id origine dei loro genitori, in cui di fatto non sono mai andati".


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