Cooperazione & Relazioni internazionali

Papa Francesco: Nessuno è straniero tra i cristiani, ipocrita chi caccia i rifugiati

Duro monito del pontefice alle proprie comunità di fedeli, nell'occasione del lancio del messaggio per la prossima Giornata mondiale del migrante. "Chi va contro la misericordia, soprattutto per i minori non accompagnati, nel Vangelo viene gettato in mare con una macina al collo", è il monito più contundente del documento

di Daniele Biella

Semplice come una colomba, forte come un'aquila: Papa Francesco torna ancora una volta a parlare di accoglienza dello straniero, e lo fa con toni ancora più vibranti del suo consueto stile che, comunque, sta segnando il passo su un tema tanto delicato quanto urgente, ovvero la condizione di estrema vulnerabilità di milioni di persone in fuga dal proprio Paese d'origine, buona parte dei quali minorenni: "Essere cristiano e cacciare via un affamato, un rifugiato, è da ipocriti", ha esortato il pontefice davanti a gruppi di giovani cattolici e protestanti della Sassonia, Germania. "Tutti i giorni, nei giornali e nei telegiornali, si sente parlare di chi vuole difendere il Cristianesimo in occidente e va contro i rifugiati e le altre religioni: questa è una malattia, anzi un peccato".

Parole dure, che fotografano una situazione dove l'umanità, in troppi casi, sta lasciando il passo a indifferenza ed egoismo brutali, perché non tengono conto di chi si ha di fronte, del fatto che in quelle stesse condizioni ci si potrebbe trovare chiunque, un giorno o l'altro nella vita. Papa Francesco torna sul tema dell'accoglienza nel giorno in cui diffonde urbi et orbi il messaggio per la prossima Giornata mondiale del migrante, che sarà il prossimo 15 gennaio 2017: tre pagine fitte di riflessioni e indicazioni con un argomento principale, o meglio un dramma nel dramma, quello dei minori non accompagnati, "vulnerabili e senza voce".

Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato» (Mc 9,37; cfr Mt 18,5; Lc 9,48; Gv 13,20). Con queste parole gli Evangelisti ricordano alla comunità cristiana un insegnamento di Gesù che è entusiasmante e, insieme, carico di impegno. Questo detto, infatti, traccia la via sicura che conduce fino a Dio, partendo dai più piccoli e passando attraverso il Salvatore, nella dinamica dell’accoglienza. Proprio l’accoglienza, dunque, è condizione necessaria perché si concretizzi questo itinerario", sottolinea Papa Francesco.

Per chi va contro la misericordia, il pontefice, citando altri passi evangelici, rimanda a precise responsabilità: "«Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, gli conviene che gli venga appesa al collo una macina da mulino e sia gettato nel profondo del mare» (Mt 18,6; cfr Mc 9,42; Lc 17,2). Come non pensare a questo severo monito considerando lo sfruttamento esercitato da gente senza scrupoli a danno di tante bambine e tanti bambini avviati alla prostituzione o presi nel giro della pornografia, resi schiavi del lavoro minorile o arruolati come soldati, coinvolti in traffici di droga e altre forme di delinquenza, forzati alla fuga da conflitti e persecuzioni, col rischio di ritrovarsi soli e abbandonati? Per questo, in occasione dell’annuale Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, mi sta a cuore richiamare l’attenzione sulla realtà dei migranti minorenni, specialmente quelli soli, sollecitando tutti a prendersi cura dei fanciulli che sono tre volte indifesi perché minori, perché stranieri e perché inermi, quando, per varie ragioni, sono forzati a vivere lontani dalla loro terra d’origine e separati dagli affetti familiari".

I danni, per i più piccoli, sono enormi: "Tra i migranti, i fanciulli costituiscono il gruppo più vulnerabile perché, mentre si affacciano alla vita, sono invisibili e senza voce: la precarietà li priva di documenti, nascondendoli agli occhi del mondo; l’assenza di adulti che li accompagnano impedisce che la loro voce si alzi e si faccia sentire. In tal modo, i minori migranti finiscono facilmente nei livelli più bassi del degrado umano, dove illegalità e violenza bruciano in una fiammata il futuro di troppi innocenti, mentre la rete dell’abuso dei minori è dura da spezzare", ricorda Papa Francesco, che poi traccia una via per trovare risposte: "rendersi consapevoli che il fenomeno migratorio non è avulso dalla storia della salvezza, anzi, ne fa parte. Ad esso è connesso un comandamento di Dio: «Non molesterai il forestiero né lo opprimerai, perché voi siete stati forestieri in terra d’Egitto» (Es 22,20). Pur senza misconoscere le problematiche e, spesso, i drammi e le tragedie delle migrazioni, come pure le difficoltà connesse all’accoglienza dignitosa di queste persone, la Chiesa incoraggia a riconoscere il disegno di Dio anche in questo fenomeno, con la certezza che nessuno è straniero nella comunità cristiana, che abbraccia «ogni nazione, razza, popolo e lingua» (Ap 7,9). Ognuno è prezioso, le persone sono più importanti delle cose e il valore di ogni istituzione si misura sul modo in cui tratta la vita e la dignità dell’essere umano, soprattutto in condizioni di vulnerabilità, come nel caso dei minori migranti".

Infine, nel suo messaggio il pontefice cita tre concetti chiave per alleviare tale vera e propria piaga di questi tempi: "ai minori servono protezione, integrazione e soluzioni durature. La linea di demarcazione tra migrazione e traffico può farsi a volte molto sottile. La spinta più potente allo sfruttamento e all’abuso dei bambini viene dalla domanda. Se non si trova il modo di intervenire con maggiore rigore ed efficacia nei confronti degli approfittatori, non potranno essere fermate le molteplici forme di schiavitù di cui sono vittime i minori. È necessario, pertanto, che gli immigrati, proprio per il bene dei loro bambini, collaborino sempre più strettamente con le comunità che li accolgono. Con tanta gratitudine guardiamo agli organismi e alle istituzioni, ecclesiali e civili, che con grande impegno offrono tempo e risorse per proteggere i minori da svariate forme di abuso. E’ importante che si attuino collaborazioni sempre più efficaci ed incisive, basate non solo sullo scambio di informazioni, ma anche sull’intensificazione di reti capaci di assicurare interventi tempestivi e capillari. Senza sottovalutare che la forza straordinaria delle comunità ecclesiali si rivela soprattutto quando vi è unità di preghiera e comunione nella fraternità.

In secondo luogo, bisogna lavorare per l’integrazione dei bambini e dei ragazzi migranti. Essi dipendono in tutto dalla comunità degli adulti e, molto spesso, la scarsità di risorse finanziarie diventa impedimento all’adozione di adeguate politiche di accoglienza, di assistenza e di inclusione. La condizione dei migranti minorenni è ancora più grave quando si trovano in stato di irregolarità o quando vengono assoldati dalla criminalità organizzata. Allora essi sono spesso destinati a centri di detenzione. Non è raro, infatti, che vengano arrestati e, poiché non hanno denaro per pagare la cauzione o il viaggio di ritorno, possono rimanere per lunghi periodi reclusi, esposti ad abusi e violenze di vario genere. In tali casi, il diritto degli Stati a gestire i flussi migratori e a salvaguardare il bene comune nazionale deve coniugarsi con il dovere di risolvere e di regolarizzare la posizione dei migranti minorenni, nel pieno rispetto della loro dignità".

Resta poi fondamentale "l’adozione di adeguate procedure nazionali e di piani di cooperazione concordati tra i Paesi d’origine e quelli d’accoglienza, in vista dell’eliminazione delle cause dell’emigrazione forzata dei minori. In terzo luogo, rivolgo a tutti un accorato appello affinché si cerchino e si adottino soluzioni durature, che affrontino il fenomeno alla radice. I bambini sono i primi a soffrirne, subendo a volte torture e violenze corporali, che si accompagnano a quelle morali e psichiche, lasciando in essi dei segni quasi sempre indelebili. È assolutamente necessario, pertanto, affrontare nei Paesi d’origine le cause che provocano le migrazioni. Questo esige, come primo passo, l’impegno dell’intera Comunità internazionale ad estinguere i conflitti e le violenze che costringono le persone alla fuga. Inoltre, si impone una visione lungimirante, capace di prevedere programmi adeguati per le aree colpite da più gravi ingiustizie e instabilità, affinché a tutti sia garantito l’accesso allo sviluppo autentico, che promuova il bene di bambini e bambine, speranze dell’umanità", conclude Papa Francesco nel documento, mentre ancora risuonano altre parole dette sempre questa mattina in Sassonia in risposta a un ragazzo: "Tu devi dare testimonianza della tua vita cristiana. La testimonianza inquieta il cuore di quelli che ti vedono. Da questa inquietudine nasce la domanda: 'ma perche' quest'uomo e questa donna vivono così?"


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