Welfare & Lavoro

Se comprare un farmaco diventa un lusso

Presentato dall'Osservatorio della Fondazione Banco Farmaceutico il rapporto "Donare per curare: povertà sanitaria e donazione farmaci". I poveri spendono all'anno 72,60 euro per comprare le medicine contro i 682 di spesa media. In aumento grazie alla cultura contro lo spreco il recupero dei medicinali validi.

di Antonietta Nembri

Povertà è anche non avere abbastanza soldi per acquistare uno sciroppo per la tosse, un’aspirina o per pagare il ticket quando c’è. E in Italia le persone che si trovano in questa situazione sono sempre di più: cresce infatti la povertà assoluta che in Italia conta 4,6 milioni di persone (500mila in più dello scorso anno). Ora l'Osservatorio nazionale sulla Donazione del farmaco (organo scientifico della Fondazione Banco Farmaceutico) ha presentato il terzo Rapporto: “Donare per curare: povertà sanitaria e donazione farmaci”.

Cresce la povertà assoluta e questo penalizza la salute: se nella mediagli italiani spendono 268,80 euro pro capite per l’acquisto di farmaci le persone povere destinano a questa spesa solo 72,60 euro. E le difficoltà si sottolinea nel rapporto non riguardano solo i poveri: oltre 12 milioni di italiani hanno dovuto limitare il numero delle visite mediche o gli esami di accertamento per motivazioni puramente economiche.

A crescere di conseguenza è anche la richiesta di medicinali da parte degli 1.663 assistenziali sostenuti dal Banco Farmaceutico (+8,3%) e che assistono 557mila persone il 37% in più del 2015 «L’aumento più significativo da quando viene pubblicato il rapporto» osserva Luca Pesenti, direttore della ricerca dell’Osservatorio e ricercatore di Sociologia generale dell’Università Cattolica di Milano. In tre anni la richiesta di medicinali è cresciuta del 16%.
Gli enti caritativi hanno aumentato la loro risposta, ma questa va a toccare solo il 12% dei poveri assoluti italiani, percentuale che – rileva la ricerca dell’Osservatorio – sale al 19% al Nord.

Se cresce la richiesta, le donazioni dei farmaci sembrano nel 2016, dopo essere cresciute notevolmente negli ultimi due anni, assestarsi: nei primi otto mesi di quest’anno sono state raccolte 1,2 milioni di confezioni «sia il donato nella giornata nazionale di raccolta del farmaco sia quanto raccogliamo dalle aziende farmaceutiche sono arrivate a un tetto» osserva Pesenti che richiama l’attenzione su un dato in crescita anche perché è una novità: il recupero dei farmaci validi «È attivo da tre anni ed è in costante aumento nei primi nove mesi di quest’anno sono state raccolte 80mila confezioni con una crescita del 30% rispetto ai primi nove mesi del 2015» continua Pesenti. «Nelle farmacie c’è un bidone apposito dove si possono portare le confezioni integre di farmaci non scaduti che per varie ragioni si sa di non usare più. A livello culturale la cosiddetta legge Gadda, quella contro lo spreco sta dando una mano perché sta facendo entrare nelle abitudini degli italiani l’idea di non sprecare».

Al momento sono 260 le farmacie che aderiscono alla campagna «ci sono anche 41 enti caritativi convenzionati» spiega Franco Lo Mauro della Fondazione Banco Farmaceutico. «In questo modo si possono recuperare tutti i farmaci non solo quelli da banco, a parte quelli legati alla catena del freddo e gli psicofarmaci. Al momento la campagna è attiva soprattutto a Torino, Milano e Roma».

Pesenti chiude ricordando la novità della ricerca fatta dall’Osservatorio che quest’anno in collaborazione con Doxa Pharma ha realizzato un’indagine sui donatori di farmaci che hanno partecipato alla Grf: due persone su tre che si sono recate in farmacia hanno donato, la media è di 1,6 confezioni a persona. A donare di più sono le donne e chi ha un titolo di studio superiore. Tra i non donatori prevalgono gli under 35, va però detto che tra i volontari (13.300 impegnati quest’anno) gli under 34 sono in forte crescita e rappresentano il 22% dei volontari.

In apertura foto di Matt Cardy/Getty Images


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