Cooperazione & Relazioni internazionali

Le sentinelle di Seguou contro la fame del Mali

In uno dei distretti più poveri del Paese africano, l'ong Coopi sta promuovendo una straordinaria campagna di formazione di operatori nutrizionali e igienico-sanitari. Fino al 5 febbraio si può aiutare con un sms solidale al 45528

di Daniele Biella

“Sono cooperante internazionale da molti anni, ma la visita al centro di terapia intensiva del distretto di Segou, in Mali, è sempre il momento più difficile delle mie missioni: la vista di tanti neonati in fin di vita, così sofferenti e indifesi, è più di un pugno allo stomaco”. Non usa mezzi termini Massimo Salvadori, Area manager dell’ong Coopi per il Mali, nel trasmettere il dramma di un Paese oggi colpito da una malnutrizione acuta infantile che si traduce in dati catastrofici: un bambino su sei ne soffre, e solo il 17% è raggiunto da un programma di aiuto umanitario. In una delle nazioni più povere e dimenticate dell’Africa, conflitti etnici e religiosi, crisi politiche e siccità senza soluzione di continuità hanno ridotto l’accesso al cibo di almeno due milioni di persone nella zona di Segou, nel Mali centrale a 250 chilometri di distanza dalla capitale Bamako. “Siamo l’unica ong italiana che opera contro la malnutrizione materno-infantile in quel distretto”, riporta Salvadori, per far fronte a questa emergenza servono tempestività nelle cure e prevenzione, che promuoviamo con attività di assistenza e cura capaci di salvare 18mila bambini tra i sei mesi e i cinque anni di vita solo negli ultimi quattro anni”.

Un risultato che fa ben sperare ma che ha bisogno di continuo supporto: in questo senso, per sostenere il progetto, Coopi promuove dal 15 gennaio 2016 al 5 febbraio 2017 la campagna di campagna di sensibilizzazione e raccolta fondi #lasuasperanza, alla quale è possibile contribuire tramite sms e chiamate al numero solidale 45528 (con sms la donazione sarà di due euro, mentre la chiamata da numero fisso può arrivare a cinque euro). “La malnutrizione acuta è una vera e propria patologia, che, se non viene debellata entro i primi 2 anni di vita, può provocare danni irreparabili allo sviluppo psico-fisico del bambino e, nei casi più gravi, può portare alla morte perché l’indebolimento generale rende il bambino vulnerabile ad altre malattie alle quali non riesce a sopravvivere”. Con i fondi raccolti tramite #lasuasperanza, Coopi si impegna a garantire la presenza nei villaggi di 1.120 referenti locali per sensibilizzare le famiglie sulle corrette pratiche nutrizionali e igienico-sanitarie, monitorare le condizioni di salute dei più piccoli e segnalare immediatamente i casi di malnutrizione a 31 Centri di Salute. In queste strutture i bambini riceveranno uno screening accurato per valutare la necessità di un intervento di riabilitazione o, nei casi più gravi, il trasferimento al Centro di Terapia Intensiva di Segou.

Un ulteriore azione in termini di prevenzione sarà quella della formazione delle madri dei bambini ricoverati, per evitare future ricadute. In fase di dimissioni, inoltre, le madri riceveranno un kit igienico-sanitario comprendente sapone e prodotti per la depurazione dell’acqua. Gli interventi di nutrizione promossi da Coopi (ong nata nel 1965 su iniziativa di padre Vincenzo Barbieri e presente oggi in 25 Paesi, con 207 progetti all’attivo che raggiungono almeno 2,4 milioni di beneficiari) durano in media 12 mesi e si rinnovano di anno in anno. In questi progetti l’organizzazione interviene in sinergia con le autorità sanitarie locali, mai in sovrapposizione. In particolare, oltre all’importante lavoro di formazione con operatori locali e madri dei bambini, si punta a creare strutture appropriate presso i centri sanitari già presenti e la cura e la messa in atto di programmi terapeutici, di monitoraggio e di stabilizzazione nutrizionale. A livello mondiale, secondo dati Fao del dicembre 2016, la malnutrizione coinvolge due miliardi di persone e si stima che 150 milioni di bambini sotto i cinque anni di età siano affetti da rachitismo a causa di diete inadeguate.

Le foto sono di Alessandro Gandolfi


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