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Cooperazione & Relazioni internazionali

Etiopia e Sud Sudan, emergenze senza fine

Numeri pazzeschi di vite in pericolo: mezzo milione di bambini a rischio di morte per la siccità nel Paese del Corno d'Africa, un milione per la mancanza di cibo nel piccolo Stato centrafricano. L'ong si appella ancora una volta alla comunità internazionale per arginare prima possibile le tragedie dei minori e delle loro famiglie

di Daniele Biella

Due disastri umanitari impressionanti e insostenibili. Sono quelli in atto in due nazioni africane, la Somalia e il Sud Sudan, per i quali l'ong Save the children lancia due appelli disperati alla comunità internazionale.

SOMALIA
Almeno 363 mila bambini sono già stati colpiti dalla malnutrizione in Somalia, tra cui 71mila affetti da forme di malnutrizione grave, a causa della siccità che ha investito vaste zone del paese. Secondo il Cluster Nutrizione per la Somalia, se non verranno forniti aiuti con urgenza i numeri potrebbero quasi triplicare, raggiungendo 944mila casi nel 2017, di cui 185mila casi di malnutrizione grave. In questo momento, secondo le Nazioni Unite, più di 50.000 bambini rischiano di perdere la vita.

In vista dell’incontro dei donatori internazionali, previsto per giovedì a Londra, Save the Children – l’Organizzazione internazionale dedicata dal 1919 a salvare i bambini in pericolo e a promuovere i loro diritti, chiede ai donatori di fornire i fondi di cui c’è urgente bisogno per mettere fine a questa perdita di vite umane.

I medici e gli operatori delle cliniche e degli ospedali supportati dall’Organizzazione nel Puntland – una delle aree maggiormente colpite dalla siccità– stanno assistendo a un significativo incremento di gravi casi di malnutrizione tra i bambini.

"Abbiamo carenza di cibo, acqua e medicine, e se non riceveremo al più presto gli aiuti di cui abbiamo bisogno ci troveremo di fronte a una vera tragedia con la morte di tante persone", afferma Iftin Yusuf Mohamed, infermiera in una clinica materno-infantile di Yaka, un villaggio del Puntland. La donna spiega che le condizioni peggiorano di giorno in giorno e che l’arrivo massiccio nella regione di persone in cerca di pascoli verdi ha portato ad alti livelli di malnutrizione e fame.

“Quello a cui stiamo assistendo sul campo ci dice che siamo ormai a un punto di non ritorno e il netto peggioramento dei casi di malnutrizione indica che la carestia non è lontana – afferma Hassan Saadi Noor, Direttore di Save the Children in Somalia – Siamo sull’orlo di una catastrofe simile a quella del 2011 e forse anche peggiore considerando la gravità delle condizioni attuali. Nel 2011 più di 250.000 persone persero la vita. La comunità internazionale deve intensificare i propri sforzi per fare in modo che quel tragico momento storico non si ripeta e sappiamo che agire efficacemente in questa fase può fare realmente la differenza”.

Negli ultimi mesi la siccità che ha colpito la Somalia centro-meridionale, il Puntland e il Somaliland, la peggiore dal 1950, si è intensificata notevolmente a causa del mancato verificarsi delle piogge stagionali. Le condizioni dei bambini che soffrono la fame e delle loro famiglie sono in netto peggioramento. Nelle aree maggiormente colpite dalla siccità molte persone restano senza cibo per diversi giorni e si vedono costrette a dar da mangiare cartone al bestiame, nel tentativo disperato di mantenere in vita i propri animali. In alcune parti della Somalia il prezzo dell’acqua è cresciuto di 15 volte rispetto al periodo precedente alla siccità e anche il prezzo dei beni alimentari ha subito lo stesso incremento.

Nella clinica di Yaka, Amina, di 30 anni, culla tra le sue braccia la piccola Aasiya, di 10 mesi, che le è stata affidata dalla famiglia. La famiglia di Amina ha abbandonato le aree rurali per raggiungere un campo nei pressi della città, dopo che quasi tutte le loro pecore sono morte. Amina racconta che all’interno della comunità gli abitanti condividevano tutto ciò che avevano pur di aiutarsi reciprocamente e che uno dei suoi vicini è rimasto senza cibo per tre giorni prima che potessero offrigli quel poco che avevano. Amina racconta anche che spesso non riesce a dar da mangiare neanche alla piccola Aasiya e che non sa cosa fare quando piange per la fame. “I bambini sono lì che ti chiedono di dar loro da mangiare e tu invece ti senti impotente e disperato”, racconta.

A Garowe, la capitale del Puntland, il figlio di Mohamed, Abdifatax, è in cura in una clinica specialistica presso l’ospedale locale, colpito da una grave forma di malnutrizione. Le sue condizioni sono così gravi che viene alimentato attraverso un tubicino.

“Mio figlio era malato da 20 giorni ed io ero molto preoccupato. Era gravemente malnutrito, vomitava e aveva la diarrea. Grazie a Dio negli ultimi tre giorni è stato nutrito adeguatamente”, racconta Mohamed.

Mohamed e i suoi familiari si spostano dalle aree rurali a Garowe per occuparsi del bestiame, ma la maggior parte degli animali sono morti. "In condizioni normali, le persone usano il bestiame per nutrirsi, ora invece accade il contrario e dalla città ci procuriamo cartone e fagioli per nutrire gli animali", spiega Mohamed.

Sono necessari 100 milioni di dollari per implementare gli interventi di Save the Children per soddisfare gli urgenti bisogni di 2,5 milioni di somali colpiti dalla crisi. L’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari (OCHA) ha chiesto alla comunità internazionale lo stanziamento di 863,5 milioni di dollari per fornire immediati aiuti salvavita alle popolazioni.

SUD SUDAN
Più di un milione di bambini sono a rischio grave di fame in un Sud Sudan martoriato dalla guerra e dove è stata dichiarata la carestia nello Unity State. Gli ultimi dati governativi e dei sistemi di preallerta per la carestia prevedono che entro Aprile 4,9 milioni di persone, quasi metà dell’intera popolazione del Paese, saranno colpiti da una gravissima crisi alimentare e in molti casi da una vera e propria carestia. Un numero destinato a salire fino a 5,5 milioni nella stagione più critica a luglio.

Il livello di emergenza alimentare nel Paese è cresciuto del 36% registrando così la peggiore stagione dei raccolti dalla fondazione del Sud Sudan nel 2011. I bambini, in particolare quelli sotto i 5 anni, sono i più esposti alle conseguenze estreme di questa emergenza, essendo meno resistenti alla malnutrizione acuta e più vulnerabili rispetto a malattie come il morbillo, la malaria e il colera.

“Dopo una minaccia di carestia che ha fatto temere il peggio per mesi, siamo ora di fronte ad una realtà devastante in molte aree del paese. Nei prossimi mesi la carestia potrebbe estendersi ulteriormente colpendo milioni di bambini vulnerabili che ora rischiamo di morire di fame,” ha dichiarato Pete Walsh, Direttore per il Sud Sudan di Save the Children. “Siamo ancora in tempo per salvare tantissime vite, ma solo se la comunità internazionale agisce subito potenziando il finanziamento degli aiuti. Qualunque ritardo si tradurrà in catastrofe e morte per intere comunità colpite dalla siccità e dal conflitto.”

L’aggravamento della crisi alimentare in Sud Sudan avviene nel momento in cui anche la situazione nel Corno d’Africa sta peggiorando e le Agenzie umanitarie sono sotto pressione per la disponibilità dei fondi e la capacità di intervento. Quattordici milioni di persone tra Somalia, Etiopia e Kenya stanno affrontando una sempre più grave carenza di acqua e cibo, e lo scorso mese è stato lanciato un pre-allarme carestia per la Somalia. Negli ospedali e cliniche supportate da Save the Children nel Puntland, dove la situazione è più grave, gli operatori stanno infatti assistendo ad un aumento consistente di casi di malnutrizione acuta tra i bambini.

Il conflitto in corso nel Sud Sudan ha un impatto devastante sulla sicurezza alimentare. Dopo la ripresa degli scontri a Juba lo scorso luglio, i combattimenti si sono estesi in altre parti del Paese compresi l’Equatoria Centrale e Orientale, un’area nota come il “paniere” del Sud Sudan. Oltre a distruggere direttamente il raccolto, il conflitto ha costretto alla fuga i coltivatori, impedendo loro di seminare e mietere. I nuovi scontri hanno anche complicato l’accesso alle vie di transito per le merci e i generi alimentari, facendo crescere il prezzo del cibo o tagliando letteralmente fuori alcune zone da ogni tipo di distribuzione. Dall’esplosione dei combattimenti nel 2013, la crisi umanitaria in Sud Sudan si è moltiplicata spingendo più di 3 milioni di persone, tra cui almeno 9mila minori non accompagnati, a fuggire cercando rifugio nei paesi confinanti.

Per fornire la necessaria assistenza e protezione che possa salvare la vita di più di 7,5 milioni di persone in Sud Sudan nel 2017, sono necessari 1,6 miliardi di dollari di fondi per gli aiuti. Save the Children sta rispondendo alla crisi alimentare in Sud Sudan attraverso un monitoraggio in larga scala dei sintomi della malnutrizione, con programmi di alimentazione e centri sanitari specializzati per la stabilizzazione dei casi più gravi, servizi di sostegno capillari per i pazienti sul territorio e formazione di operatori di comunità per la nutrizione per le visite a domicilio. L’Organizzazione forma anche i coltivatori locali sulle tecniche di produzione più efficienti fornendo anche le sementi necessarie, e distribuisce alle madri nei centri per la nutrizione sementi per cereali e verdure.


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