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Ccsvi e sclerosi multipla: l’angioplastica non cambia le cose

Presentati a Washington gli esiti di uno studio promosso dal Governo Canadese. Si tratta di uno studio interventistico, controllato, in cieco, sull’insufficienza venosa cerebro-spinale cronica (CCSVI) nella sclerosi multipla.

di Redazione

Qualche anno fa il dibattito era accesissimo: il nesso fra CCSVI (insufficienza venosa cerebro-spinale cronica) e sclerosi multipla evidenziato dal professor Paolo Zamboni e il conseguente intervento di disostruzione delle vene extracraniche ad alcuni sembrava una nuova speranza per i malati di SM, ad altri tutto il contrario.

Fra le polemiche e le speranze, con Nicoletta Mantovani schierata accanto alla CCSVI nella Sclerosi Multipla Onlus in favore del professor Zamboni, nel partì nel 2012 una sperimentazione denominata Brave Dreams, finanziata dalla Regione Emilia Romagna e con un contributo di 50mila euro raccolti dall’associazione, i cui risultati erano attesi – dice il sito «a fine 2015», ma che non sono ancora stati resi noti.

È di ieri invece la notizia che al Congresso annuale della Society for Interventional Radiology, a Washington DC, sono stati presentati i risultati dello studio promosso dal Governo Canadese. Si tratta di uno studio interventistico, controllato, in cieco, sull’insufficienza venosa cerebro-spinale cronica (CCSVI) nella sclerosi multipla. Lo studio ha coinvolto due gruppi (è questo il significato di “controllato): al primo è stata eseguita la procedura di angioplastica, mentre al gruppo di controllo è stata effettuata una finta procedura (detta “sham”), l'equivalente chirurgico di un placebo. Le persone sono state valutate clinicamente, radiologicamente e tramite le autovalutazioni fatte dalle persone stesse.

Quali sono le conclusioni? «Lo studio interventistico canadese – afferma il Prof. Mario Alberto Battaglia, Presidente di Fism, la fondazione dedicata alla ricerca legata ad Aism – è stato condotto con rigore metodologico e seguendo il protocollo diagnostico ufficiale per la CCSVI. I risultati affermano che, a circa un anno dall’intervento, non si rilevano differenze tra i due gruppi né per le misure cliniche e di risonanza magnetica, né per ciò che riguarda i cosiddetti Patient Reported Outcome, cioè l’autovalutazione delle persone che hanno ricevuto il trattamento».

Anche Fism negli anni scorsi ha finanziato una ricerca sul tema CCSVI, proprio per far luce rigorosamente sull’associazione dell’ Insufficienza Venosa Cronica Cerebro-Spinale (CCSVI) con la Sclerosi Multipla (SM): si chiama studio CosMo e i suoi risultati sono stati presentati ad ECTRIMS nel 2012 e poi pubblicati nel 2013 sulla rivista "Multiple Sclerosis Journal". Quello studio – finanziato interamente da Aism e la sua Fondazione con 1,5 milioni di euro – affermava che la CCSVI non è associata alla Sm e non vi ha alcun ruolo. Il 97% delle persone con SM non presenta infatti la CCSVI, e quando ricorre la frequenza è assolutamente simile a quella dei controlli sani e di altre malattie neurologiche degenerative.

«A nostra conoscenza, anche lo studio italiano Brave Dreams, studio interventistico, multicentrico, si è concluso e a breve verranno pubblicati i risultati. Dalla valutazione dei risultati di queste ricerche, deriverà la complessiva e autorevole conoscenza scientifica, che permette alle persone con SM di decidere sull’utilizzo di una procedura. Le persone con sclerosi multipla, infatti, come espresso nella Carta dei Diritti, hanno “diritto a una ricerca scientifica rigorosa, innovativa e di eccellenza, orientata a scoprire le cause, comprendere i meccanismi di progressione e le potenzialità di riparazione del danno, individuare e valutare i possibili trattamenti specifici, con ricadute concrete per una vita di qualità in ogni fase della malattia”», ha sottolineato Battaglia.

Photo by Dan Kitwood/Getty Images