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Adozioni: la CAI pubblica il report 2014-2015

L’Italia con 2.206 minori adottati nel 2014 e 2.216 minori adottati nel 2015 si conferma come primo paese di accoglienza in Europa e secondo al mondo dopo gli Stati Uniti. Guardando i 15 primi Paesi di origine dei minori, i bambini adottati sono scesi dai 39.330 minori adottati nel 2004 ai 9.330 del 2014. Federazione Russa, Polonia e Cina i primi paesi di provenienza dei minori. In Italia in cinque anni le adozioni segnano un -46%

di Sara De Carli

La Commissione Adozioni Internazionali ha pubblicato il Rapporto Statistico per il biennio 2014-2015. L’ultimo report pubblicato riguardava l’anno 2013, mentre Silvia Della Monica aveva scelto, nel corso della sua presidenza, di non pubblicare il rapporto statistico che pure era stato redatto come di consueto in collaborazione con l’Istituto degli Innocenti. Il report d'ora in poi sarà biennale.

I dati statistici
L’Italia nel 2014 con 2.206 minori adottati e nel 2015 con 2.216 minori adottati si conferma come primo paese di accoglienza in Europa per numero di minori adottati e secondo al mondo dopo gli Stati Uniti (6.641 minori adottati nel 2014 e 5.648 minori adottati nel 2015). Nella rosa dei primi 10 Paesi di accoglienza seguono nell’ordine e con un notevole divario Spagna (824 minori adottati nel 2014 e 799 minori adottati nel 2015), Francia (1.069 minori adottati nel 2014 e 815 minori adottati nel 2015), Canada (905 minori adottati nel 2014 e 895 minori adottati nel 2015), Svezia (345 minori adottati nel 2014 e 333 minori adottati nel 2015), Olanda (354 minori adottati nel 2014 e 304 minori adottati nel 2015), Germania (227minori adottati nel 2014 e 200 minori adottati nel 2015) e Danimarca (124 minori adottati nel 2014 e 97 minori adottati nel 2015) e Svizzera ( 226 minori adottati nel 2014 e 197 minori adottati nel 2015).

Il calo delle adozioni: -73,5% in dieci anni, nel mondo
A partire dall’anno 2004, si è verificata su scala internazionale una progressiva riduzione dei numeri delle adozioni, in tutti i Paesi di accoglienza: il calo delle adozioni nel mondo è stato del 73,5% nell’arco di dieci anni. In dettaglio, si è passati dai 45.383 minori adottati nel 2004 ai 12.001 minori adottati nel 2015. Con riferimento ai primi dieci paesi di accoglienza la diminuzione è stata del 85,6% per la Spagna che è passata da 5.541 minori adottati nel 2004 a 799 minori adottati nel 2015; del 81,6% per la Danimarca (da 528 a 97 minori adottati); del 80,0% per la Francia (da 4.079 a 815 minori adottati); del 75,3% per gli Stati Uniti (che sono passati da 22.884 a 5.648 minori adottati); del 73,3% per la Germania, che è passata da 749 a 200 minori adottati; del 72,9% per l’Olanda (da 1.307 a 354 minori adottati); del 68,9% per la Svezia (passata da 1.109 a 345 minori adottati); del 65,2% per la Svizzera (da 567 a 197); del 53,6% per il Canada (che è passato da 1.949 a 905 minori adottati) e del 34,9% per l’Italia. L’Italia è passata da 3.402 minori adottati nel 2004 ai 2.216 minori adottati nel 2015. Tutto vero, se non che fra il 2004 e il 2010 le adozioni in Italia sono però cresciute: il numero più alto di adozioni in Italia è stato nel 2010, con 4.130 minori entrati. Rispetto a quel picco pertanto il calo delle adozioni nel 2015 è stato del 46%.

Guardando l’evoluzione delle adozioni di minori stranieri dal punto di vista dei Paesi di origine, si ha un quadro speculare: i minori destinati all’adozione internazionale sono diminuiti progressivamente nei quindici principali Paesi di origine dei minori adottati, passando dai 39.330 minori adottati nel 2004 ai 9.330 del 2014, con una contrazione media del 76,3% nel decennio.

Qualità, non quantità
È questo un tema caro a Silvia Della Monica, che lo ha evidenziato fin dall’inizio del suo mandato. Nell’introduzione al Rapporto, che porta la sua firma, si ribadisce che «una lettura che pone l’attenzione solo sul dato numerico rischia di falsare l’analisi del fenomeno, poiché sposta l’attenzione dalla qualità alla quantità delle adozioni. E questo non risponde a quanto la Convenzione de L’Aja, ratificata dall’Italia con la legge 31 dicembre 1998 n. 476, chiede espressamente agli Stati aderenti. L'adozione internazionale è, difatti, una misura di tutela in funzione dell'interesse superiore del bambino e il pur apprezzabile desiderio degli adulti, di offrire accoglienza familiare ad un minore, può essere soddisfatto solo se il bambino non può trovare nel suo paese di origine una dimensione umana, di cui è parte essenziale il diritto a vivere nel proprio Paese, espresso dal principio di sussidiarietà». Gli enti autorizzati, «che espongono l’onorabilità e l’affidabilità del Governo italiano, devono operare per assicurare che nessun bambino possa essere trattato come “una merce” e portato via con l’inganno o con la forza del danaro alla sua famiglia e dal suo Paese di origine, in spregio ai suoi diritti fondamentali».

I primi 10 Paesi d’origine dei bambini adottati in Italia
L’Italia dunque ha adottato 2.206 minori nel 2014 e 2.216 nel 2015. I bambini adottati nel biennio 2014-2015 sono per il 58,3% maschi e per il 41,7% femmine. L’età media è stata di 5,9 anni: oltre 4 bambini su dieci (41,2%), nel biennio 2014-2015, hanno un’età compresa fra 1 e 4 anni, il 44% dei minori autorizzati all’ingresso ha un'età compresa fra 5 e 9 anni, l'11,9% un’età pari o superiore a 10 anni, mentre solo il 2,9% dei bambini autorizzati all’ingresso si posiziona sotto l’anno d’età. La Federazione Russa si conferma di gran lunga il primo paese di provenienza, con 1.060 minori adottati nel biennio. Seguono la Polonia (365 minori), la Repubblica Popolare Cinese (360), la Colombia (293), il Vietnam (225), la Bulgaria (219), il Brasile (204), l’Etiopia (200), l’India (186) e il Cile (153). Subito dopo vengono la Repubblica Democratica del Congo con 152 minori adottati, tutti nel 2015 (a pagina 82 sono 155 i bambini adottati in RDC nel 2015), e la Bielorussia, con 144 minori adottati (104 nel 2014 e 40 nel 2015). Complessivamente, nel biennio 2014-2015, dai primi dieci Paesi sono stati autorizzati all'ingresso in Italia 3.262 minori, pari a circa il 75% del totale dei minori autorizzati all’ingresso a scopo adottivo.

Rispetto alla Repubblica Democratica del Congo, il report chiarisce il punto che tutti avevano immaginato quando un anno fa la CAI pubblicò i dati provvisori: «le autorizzazioni all’ingresso dei 152 minori sono state emesse nel 2015 a seguito di anticipazioni alla Commissione per le Adozioni Internazionali che un primo esame dei fascicoli delle adozioni di minori congolesi da parte di famiglie italiane aveva condotto a una valutazione positiva da parte della Commissione Interministeriale costituita in RDC. I permessi di uscita da parta della DGM (Direzione Generale delle Migrazioni) sono stati poi emessi per 7 minori nel 2015 e per gli altri 145 minori nel primo semestre del 2016, a seguito un ulteriore approfondimento di tutte le procedure adottive di minori congolesi da parte di famiglie straniere, con approvazioni di specifiche liste». Lo stesso concetto è ripreso a pagina 63 («possono capitare eventi straordinari ed eccezionali, per esempio che a causa di un blocco da parte dell’Autorità del Paese di origine un numero consistenti di minori, pur in possesso dell’Autorizzazione all’Ingresso emessa dalla CAI, sia impossibilitato comunque a lasciare il Paese di origine nel medesimo anno solare di emissione (caso della Repubblica Democratica del Congo)».

Non si tratta di un'anomalia metodologica: come ci avevano spiegato diversi presidenti di enti quando mel maggio scorso chiamammo tutti gli enti per raccogliere il dato delle adozioni concluse nel 2015, tutti i report della CAI hanno sempre rilevato il numero di “autorizzazione all’ingresso” emesse nell’anno solare di riferimento e non il numero di adozioni concluse (le autorizzazioni sono una per ciascun minore, la voce adozioni che si legge su alcuni siti può invece riguardare anche più di un minore). Noi chiedemmo esplicitamente "quanti bambini sono entrati in Italia per adozione nel 2015 con il vostro ente?". Tutto ciò è ben spiegato dal report a pagina 63, incluso l'effetto che può discenderne: «questa metodologia di rilevazione può avere l’effetto (usuale) che il numero effettivo di minori entrati in Italia in un anno solare discosti di qualche unità (su migliaia di minori) sul numero di minori che sono stati destinatari di un’Autorizzazione all’ingresso, per il semplice motivo che l’anno di emissione dell’Autorizzazione all’ingresso può non coincidere con l’anno di effettivo ingresso in Italia». L'anomalia è che nel 2015 invece che di "unità" si tratta di 152 minori, per via di «eventi straordinari ed eccezionali, per esempio che a causa di un blocco da parte dell’Autorità del Paese di origine un numero consistenti di minori, pur in possesso dell’Autorizzazione all’Ingresso emessa dalla CAI, sia impossibilitato comunque a lasciare il Paese di origine nel medesimo anno solare di emissione (caso della Repubblica Democratica del Congo)».

Nel 2015 è aumentata la quota di bambini autorizzati all’ingresso provenienti dai Paesi che hanno ratificato la Convenzione de L’Aja che passano dal 55,3 del 2014 al 60,1% del 2015, la percentuale più alta di sempre.

Special needs
I dati del monitoraggio indicano che, nel biennio 2014-2015, il 25,2% del totale dei minori adottati sono stati segnalati come bambini con bisogni speciali e/o particolari. Il maggior numero di minori segnalati con bisogni speciali proviene dall’Asia, circa 2 su 3 (66,8), gli altri provengono da paesi europei (21,9%) ed in misura minore da America Centrale e del Sud (5,5%) e infine in Africa con il 1,7 dei casi.

Tempi dell’iter adottivo
Le coppie italiane, in riferimento al periodo rilevazione 2014-2015, hanno impiegato in media:

  • 18 mesi dal momento della dichiarazione di disponibilità al Tribunale dei Minorenni competente fino al rilascio del decreto di idoneità da parte di tale autorità giudiziaria, cui si aggiunge il periodo impiegato per la scelta dell’ente autorizzato da parte degli aspiranti genitori adottivi;
  • 25 mesi per portare a termine la procedura adottiva, a partire dal conferimento di incarico all’ente sino al ricevimento dell’autorizzazione all’ingresso.

La motivazione più frequente è legata all’infertilità12 della coppia: l’88,2% delle coppie che hanno scelto di iniziare il percorso adottivo lo ha fatto a causa dell’impossibilità di procreare. Questo dato è inferiore sia rispetto al 2013 quando era del 95,3%, sia rispetto al 2012 quando assommava al 93,5%. Per quanto riguarda invece il motivo che ha reso adottabili i bambini adottati in Italia nel 2014/2015, per il 61% si tratta di perdita della potestà genitoriale e per il 31% di abbandono. Solo l’1% dei bambini è orfano.

Disponibilità all’adozione
Le dichiarazioni di disponibilità all’adozione di minori stranieri hanno avuto un andamento costantemente decrescente a partire dall’anno 200414 quando furono 8.274 per arrivare alle 3.857 del 2014. La forte contrazione delle domande di disponibilità ha come conseguenza una diminuzione dei decreti di idoneità all’adozione di minori stranieri, che passano dai 6.237 del 2006 ai 2.598 del 2015. Nel 2006-2014 i decreti di idoneità effettivamente utilizzati (quelli cioè che hanno dato luogo ad un conferimento incarico ad un ente autorizzato) sono stati 27.353 con un tasso di utilizzo medio del 68,6%. Il 31,4% nel decennio non ha dato seguito all’idoneità.

Gli enti autorizzati
Il numero di enti autorizzati è attualmente pari a sessantadue. Dal 2013 ad oggi non sono state rilasciate autorizzazioni per paese di origine/ente. 105 coppie nel 2014 e 72 nel 2015 hanno cambiato ente autorizzato.

Nel biennio 2014-2015 gli Enti autorizzati e la Commissione per le Adozioni Internazionali hanno portato a compimento l’iter adottivo, concluso con il rilascio dell’autorizzazione all’ingresso, per 4.405 minori stranieri adottati da famiglie italiane. In particolare la Commissione ha preso in carico 50 procedure, seguendole nell’iter che ha portato all’autorizzazione all’ingresso a scopo adottivo di 55 minori: 44 procedure relative alla Repubblica Democratica del Congo (ove la CAI è intervenuta ai sensi dell’art. 6 comma 1 lettera c del DPR 108/2007 per gravi ragioni di carattere internazionale), 3 procedure relative al Perù, 1 relativa al Cile, 1 procedura alla Polonia, 1 relativa all’Ungheria.

Quanto alle autorizzazioni all’ingresso di minori secondo l’ente scelto dai genitori (cfr pp. 90-91 del report) i primi dieci enti nel 2015 sono stati Cifa (227 adozioni), AiBi (175), Naaa (120), Nadia (93), SOS Bambino International Adoption (83), Fondazione Patrizia Nidoli (80), Spai (72), Azione per Famiglie Nuove (69), GVS (67) ed EnzoB (65). Stando ai dati 2015, su 62 enti autorizzati solo la metà riesce a trovare una famiglia in Italia per più di 20 bambini all’anno.

Gli accordi-paese

  • La Commissione per le Adozioni Internazionali ha rinnovato nel corso del 2014, a seguito di specifiche interlocuzioni, l’accordo bilaterale stipulato con la Federazione Russa nel mese di novembre 2008. Tale accordo è stato ratificato dalla Federazione Russa con legge federale 09/11/2009 n. 258-FZ ed è quindi entrato in vigore.
  • Il 9 luglio 2015 la Commissione per le Adozioni Internazionali ha firmato un accordo di collaborazione in materia di adozioni internazionali con il China Centre for Children’s Welfare and Adoption.
  • La Commissione per le Adozioni Internazionali ha sottoscritto un accordo di cooperazione in materia di adozioni internazionali con il Servicio National de Menores cileno, autorità centrale della Repubblica del Cile, il 23 ottobre 2015.
  • La Commissione per le Adozioni internazionali ha negoziato e sottoscritto un accordo di collaborazione con l’Autorità Centrale della Repubblica del Burundi il 25 luglio 2014 e un protocollo aggiuntivo che costituisce parte integrante dell’accordo. Le vicende politiche che hanno caratterizzato gli ultimi anni e determinato in Burundi diversi avvicendamenti della compagine governativa non hanno consentito di dare piena attuazione all’accordo. Le associazioni che operano nel campo delle adozioni devono essere nuovamente autorizzate e, quindi, nuovamente accreditate. Allo stato è garantita l’operatività di un ente italiano, che è l’unico ad avere realizzato adozioni in Burundi a partire dall’anno 2009.
  • La Commissione per le Adozioni internazionali ha negoziato e sottoscritto un accordo di collaborazione con il Regno di Cambogia il 17 settembre 2014. La Cambogia ha aderito alla Convenzione de l’Aja e l’ha ratificata, ma mancano tuttora i decreti attuativi della legge di adeguamento della materia delle adozioni ai principi fondamentali della Convenzione de l’Aja. Tutti i Paesi di accoglienza già operativi nel campo delle adozioni internazionali in Cambogia hanno deciso di non poter riprendere, in un contesto che non appare ancora concluso dal punto di vista normativo e quindi non ancora rassicurante, le adozioni internazionali di minori cambogiani, che erano state traumaticamente interrotte a seguito di episodi di corruzione e traffici di minori.
  • Dalla Repubblica di Bielorussia la Commissione ha ricevuto il consenso per il deposito di una lista di minori bielorussi, di cui sono stati verificati rigorosamente i requisiti di adottabilità da parte delle Autorità Bielorusse. Successivamente le stesse hanno approvato tale lista, con la previsione di 130 minori adottabili. Questa approvazione ha reso possibile l’avvio delle procedure di adozione internazionale, attraverso la presentazione dei documenti presso l’Ambasciata di Bielorussa in Italia; al completamento di tali procedure sarà possibile ricevere il consenso per la presentazione di una successiva lista.

Foto Farouk Batike/AFP/Getty Images


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