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Cooperazione & Relazioni internazionali

Rocca (Cri): “Il teorema contro l’azione delle ong in mare? Allucinante e fuorviante”

L'8 maggio 2017 si celebra la Giornata mondiale della Croce rossa, nata 153 anni fa: intervista al presidente della sezione italiana, che nel 2016 aveva partecipato alle operazioni di salvataggio proprio sull'imbarcazione di una delle organizzazioni non governative messe sotto accusa dal procuratore Zuccaro, il Moas. "Abbiamo salvato 10mila persone. Se muoiono in mare è una tragedia, se li salvi ora vieni accusato di essere complice dei trafficanti: una deriva umana inaccettabile"

di Daniele Biella

"E' una situazione molto preoccupante, che danneggia il ruolo dell'operatore umanitario. Questo clima di accusa e sospetto verso le ong è sintomo di un cambio di passo e di vissuto in alcuni apparati e nell'opinione pubblica che ci deve allarmare: in mare si salvano vite, non si fa politica, quella compete agli Stati". Francesco Rocca, presidente di Croce rossa italiana – ente che ha 160 mila volontari in Italia e 17 milioni nel mondo e che festeggia la Giornata mondiale l'8 maggio 2017, raggiungendo i 153 anni di attività – ci risponde in una pausa dei lavori dell'Assemblea sel segretarioato generale Croce rossa in corso a Ginevra: parole decise, che non nascondono il malessere per un momento decisamente negativo a livello di comunicazione e, di conseguenza, informazione su quanto sta avvendendo nel Mar Mediterraneo.

Qual è l'aspetto che più la preoccupa della vicenda ong e salvataggi in mare?
Il messaggio che sta passando, che vede connivenze tra trafficanti e organizzazioni non governative, è profondamente sbagliato. Come è possibile che quando muoiono in mare la maggior parte di noi è d'accordo che si tratta di una tragedia, mentre quando li salvi ultimamente vieni visto come un complice dei trafficanti? E' un teorema dannoso e allucinante, un modo completamente sbagliato di presentare il problema dei viaggi illegali nel Mar Mediterraneo, ovvero il fatto che i migranti non possono raggiungere l'Europa tramite vie legali e quindi vanno in pasto ai trafficanti di esseri umani.

Medici e infermieri della Cri ci è stata per parecchi mesi su una di queste imbarcazioni, quella dell'ong Moas, finio al dicembre 2016. Cosa ci può dire in merito?
Che rifarei per filo e per segno tutto quanto fatto. Abbiamo contribuito a salvare quasi 10mila persone da morte certa, non abbiamo vissuto alcun problema e non abbiamo rimorsi o dubbi sull'operato delle ong in mare. Per questo, dopo tutto l'impegno profuso da noi e da quanti continuano a essere nel mare con le loro navi, mi amareggia molto leggere quanto si dice in questi giorni.

Perchè succede tutto questo?
Una spiegazione cerco di darmela: tra le persone comnuni si è radicalizzata la convinzione che i governi non affrontano come si deve certi fenomeni, tra cui questo delle migrazioni forzate e delle morti in mare che continuano – aumentanto – da decenni, e quindi bisogna trovare altre vie di risoluzione. Si vede quindi un'incapacità strutturale di fare fronte a fenomeni non più così emergenziali come le migrazioni in atto: un'equa ridistribuzuione dei richiedenti asilo nell'Unione europea farebbe drasticamente diminuire il senso di insicurezza di parte della popolazione europea. Ma ciò non avviene, e in questa sfiducia generale verso le istituzioni, il gioco di chi parte da posizioni populiste è presto fatto, e molti politici in tal senso sanno di avere davanti praterie dove soffiare per ingigantire le paure della gente, anziché affrontarle in modo serio e pacato per il bene di tutti. (E' notizia di oggi il blitz del movimento di Forza Nuova a Roma di protesta contro la sede dell'Oim, Organizzazione internazionale delle migrazioni, che tra l'altro non è una ong ma un'organizzazione governativa, legata alle Nazioni unite, ndr). Ma è possibile che abbiamo la memoria così corta? Le foto dei bambini arrivati senza vita sulle spiaggie ce le siamo dimenticate?

Come uscire da questo meccanismo destabilizzante?
Se chi cavalca le paure per aumentare l'odio verso il diverso ha terreno fertile è perché certe logiche non funzionano e certe informazioni non raggiungono l'opinione pubblica come dovrebbero. Quanti di noi sianno che oggi in alcuni Stati dell'Africa Subsahariana è in atto la peggiore crisi umanitaria degli ultimi decenni a causa del terrorismo e guerre civili da una parte, e da una carestia abominevole che sta uccidendo milioni di persone dall'altra? Parlare di questo significa capire come va il mondo e soprattutto come affrontare i problemi: i Governi devono incidere nei Paesi di provenienza in modo realmente efficace. Gli strumenti, gli accordi come i global compact sono utili se puntano a investimenti effettivi verso la crescita economica di quelle nazioni, non lo sono se puntano solo all'aspetto securitario, come avvenuto finora. Ancora, bisogna puntare un faro e valorizzare le esperienze nazionali che funzionano: in Uganda, per esempio, oltre a non esserci emigrazione si assiste a un fenomeno di immigraizone, perché è un paese dove negli ultimi anni la situazione generale è molto migliorata. In altri Stati africani come l'Etiopia sta investendo tanto sull'educazione, e i risultati si vedono. GLi esempi positivi ci sono e vanno messi in risalto, per cambiare approccio.

La Croce rossa compie 153 anni, il tema delle migrazioni è sempre più centrale a fianco, ovviamente, di tutti gli altri settori del vostro operato. Qual'è l'aspetto che accomuna il passato e il presente dell'ente?
La centralità dell'essere umano. Sempre e comunque. Siamo nati sull'onda di guerre e atrocità per salvaguardare l'uomo, così deve essere in ogni momento. Questo significa che non dobbiamo rinunciare a quello che abbimo, ma a ricordarci che un ferito, un debole va sempre aiutato. E' la fratellanza che ci muove, assieme alla neutralità. Essere tutti fratelli significa rispettarsi a vicenda, e oggi più che mai è doloroso vedere che invece anche chi aiuta in modo incondizionato come un operatore della Croce rossa è vittima di attentati o muore in zone di guerra: questo non deve accadere in nessuna parte del mondo.


LA SCHEDA

Qualche numero sulla Croce rossa, in occasione dell'8 maggio 2017, Giornata mondiale di Corce rossa e Mezzaluna rossa.

La Croce Rossa Italiana in numeri:

o oltre 160mila volontari in Italia

o 670 sedi

o 15 milioni di ore di volontariato in un anno

o Nata nel 1864, nel 2016 finisce la riforma che riporta nelle mani dei volontari l’Associazione

– La Croce Rossa durante i terremoti che hanno colpito il Centro Italia:

o 5500 volontari e operatori mobilitati

o 2.000 veicoli

o oltre 145.000 pasti

o supporto psicologico alla popolazione

o ludoteche e attività per l’infanzia

– La Croce Rossa in favore delle persone migranti:

o 180mila persone migranti assistite nel 2016

o presenza a tutti gli sbarchi

o 70 centri gestiti dalla Croce Rossa in tutta Italia

o da giugno a dicembre 2016 la Croce Rossa è stato a bordo delle navi Moas nel Mar Mediterraneo per fornire supporto sanitario e umanitario alle più di 9mila persone migranti salvate.


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