Comitato editoriale

#SosLupo, la campagna per salvarli

In corso l'iniziativa di sensibilizzazione per salvare i lupi dai crimini di natura. Fino al 22 maggio con il numero solidale 45524 si contribuisce alle iniziative del Wwf per fermare il massacro che ogni anno porta a 300 il numero degli animali uccisi in Italia. «La convivenza è possibile», assicura Marco Galaverni, esperto dell'associazione

di Antonietta Nembri

Il livello di civiltà di una nazione si misura anche nella sua capacità di rispettare e salvaguardare gli animali che sul suo territorio vivono allo stato libero. L’ambiente è un patrimonio di tutti, ma non si può ridurre a una cartolina per i turisti. Con gli animali occorre imparare a convivere. Non sempre è facile, ma è tutt’altro che impossibile.
Una specie simbolo di questo è il lupo. In Italia non è mai scomparso completamente e grazie alle campagne del WWF iniziate negli anni 70 si è salvato dall’estinzione. Oggi però le cose stanno cambiando e il lupo italiano è una delle principali vittime dei crimini di natura. Si stimano in circa 300 gli esemplari che ogni anno vengono uccisi e se si pensa che la popolazione complessiva tra Appennini e Alpi si aggira sui 1600 animali, si può ben parlare di una strage. Una carneficina a base di tagliole, bocconi avvelenati, incidenti stradali e ovviamente bracconieri. Proprio per salvare il lupo italiano WWF Italia ha lanciato la campagna “Sos Lupo” che fino al 22 maggio ha a disposizione il numero solidale 45524 cui donare fondi per difendere i lupi italiani.

Ma quali sono le azioni concrete che si possono mettere in campo per salvare questa specie? Lo abbiamo chiesto a Marco Galaverni del WWF che prima di tutto vuol sgombrare il campo da una serie di luoghi comuni: «È ora di finirla di parlare di “lupo cattivo” e di raccontare la fola che gli esemplari presenti nel nostro Paese siano frutto della “reintroduzione” di specie diverse provenienti dalla Siberia o addirittura dall’Alaska. Il lupo italiano non si è estinto e ha potuto riconquistare alcuni territori proprio perché si è smesso di ucciderlo selvaggiamente come avveniva prima dell’introduzione del divieto di caccia (nel 1971 – ndr.)». In effetti la specie in questi 46 anni ha potuto riprodursi e ripopolare i territori abbandonati a volte anche da decenni (la popolazione alpina conta circa 150 esemplari, mentre quella appenninica è stimata in 1500 animali).

Tre i fronti di intervento previsti dalla campagna del WWF Sos Lupo. «Il primo sarà quello di aiutare gli allevatori e diffondere tra di loro i metodi di prevenzione attraverso i cani da pastore che sono davvero efficaci», spiega Galaverni. «Il nostro piano è quello di aiutare i pastori al mantenimento dei cani, sfamarli in modo adeguato costa circa 400 euro l’anno ad animale ma per una corretta azione preventiva la guardiania deve essere fatta da 5,6 cani pastore». Per Galaverni la coesistenza tra lupi e allevatori non è impossibile, come dimostra anche un progetto arrivato al suo secondo anno nelle valli bergamasche Pasturs. «Anche questo è uno dei fronti di intervento della campagna. Puntiamo a realizzare dei centri di convivenza tra uomini e lupi, formiamo anche dei volontari che durante l’estate aiutano gli allevatori negli alpeggi: un supporto pratico. Nelle Orobie sta funzionando e continueremo a portarlo avanti con l’obiettivo di estenderlo» continua Galaverni, che sottolinea come il progetto Pasturs abbia anche la collaborazione di Coldiretti «cerchiamo sempre collaborazioni con le associazioni di categoria degli allevatori».

Il problema della convivenza tra attività umane e lupo nasce anche dal fatto che in alcune aree gli animali erano scomparsi «In Abruzzo la cultura della convivenza non è mai venuta meno, ma in aree come le Alpi occidentali e da poco anche in quelle orientali, dove è stato registrato un piccolo nucleo, tra Veneto e Trentino il lupo non si vedeva da decenni e per queste nuove zone – spiega – ci possono essere problemi sia culturali sia pratici». Il progetto Pasturs riguarda i grandi carnivori (nelle Alpi sono presenti anche gli orsi). Sul fronte culturale, per l’esperto del WWF c’è anche il problema dell’enfatizzazione dell’idea del “lupo cattivo” che viene fatta dagli stessi giornalisti «Quando leggo titoli come “Il lupo mette in ginocchio l’economia locale” mi viene da dire che sì i danni ci sono, ma non è certo questa la causa della crisi economica».

L’ultimo fronte, ma non per questo il meno importante, è quello che riguarda il bracconaggio. Oltre il 20% degli esemplari sono vittime di bracconieri armati di fucili, trappole o esche avvelenate e i lupi non sono in salvo neppure nelle aree protette: solo lo scorso anno 4 lupi sono rimasti intrappolati dai lacci nel Parco della Majella. «Per questo la campagna punta a potenziare una serie di azioni antibracconaggio» annuncia Galaverni. «Al momento ci sono un centinaio di guardie volontarie che possono perlustrare le aree sensibili con visori notturni, controllare la presenza di trappole, ma anche controllare attraverso dei droni». Il bracconaggio non colpisce solo i lupi, ma anche tutte le altre specie presenti in Italia «Se nella bergamasca e in Sicilia il problema colpisce l’avifauna, per quanto riguarda il lupo le aree sensibili sono la provincia di Grosseto in Toscana, il Piemonte e ultimamente anche le Marche. Ma il dramma è che gran parte delle azioni di bracconaggio restano sotterranee, invisibili». Il WWF ha anche siglato un protocollo con i Carabinieri Forestali (il corpo forestale è stato inglobato nell’arma dei carabinieri).

Pochi mesi fa #SOSlupo era stato l’hashtag virale della campagna contro il via libera da parte della Conferenza Stato – Regioni al Piano per la conservazione dei lupi che prevedeva anche degli abbattimenti (news qui e qui e anche qui). «La maggior parte delle Regioni era contraria. Ora tutto è fermo al palo. Al di là dell’articolo sugli abbattimenti che dovrebbe venire stralciato le altre azioni previste erano necessarie. Ma non è più stato convocato alcun incontro», conclude l’esperto del Wwf.

Grazie alla campagna con l’sms al numero 45524, fino al 22 maggio si potranno donare 2 euro da cellulari Wind, Tim, Vodafone, PosteMobile, Coop Voce e Tiscali; 5 euro con chiamata da rete fissa Vodafone, Twt, Convergenze e PosteMobile mentre si potranno donare 2/5 euro da rete fissa Tim, Infostrada, Fastweb e Tiscali.

Domenica 21 maggio, infine, la raccolta fondi per la salvaguardia del lupo culminerà nella grande festa della Biodiversità con la Giornata delle Oasi WWF 2017