Cooperazione & Relazioni internazionali

Aiutarli a casa loro si può. Ecco come

Un innovativo progetto di cooperazione in Senegal e Guinea Bissau firmato Acra e Mani Tese sta dando risultati sorprendenti. Il segreto? Creare lavoro

di Daniele Biella

Se sei giovane e vivi nei villaggi periferici di Senegal e Guinea Bissau il pensiero ti assale, prima o poi: lo faccio il Laawol Ley oppure no? In lingua pulaar Lawool è il “viaggio”, Ley indica il “basso”: stiamo parlando della migrazione alla cieca, quella che – se ti va bene – ti fa arrivare in Europa a ingrossare le file degli ultimi, disposti a tutto proprio perché appartenenti alle parti basse del mondo, quelle che un aereo lo vedono solo alzando la testa al cielo.

Sono state decine di migliaia i ragazzi (in maggior misura) e le ragazze che l’hanno fatto dall’inizio del nuovo secolo. A tentare di arginare tale drammatica perdita di menti fresche per il futuro dei due Paesi africani ci stanno provando le ong Acra e Mani Tese, che grazie al sostegno dell’Aics, Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo, ha promosso dal dicembre 2016 il progetto Ripartire restando, che, nel quadro del Programma regionale migrazioni emergenza, punta a trovare alternative occupazionali in loco per i 3mila membri delle 32 associazioni giovanili che hanno aderito nei due luoghi di attuazione: il Comune di Diaobe-Kabendou in Senegal (dove opera Acra) e quello di Gabu in Guinea Bissau (in cui agisce Mani Tese). “A seconda della specificità del contesto cerchiamo di scegliere assieme ai beneficiari, riuniti in gruppi di interesse economico, l’attività più in linea. Che può essere la creazione e lo sviluppo di pollai, orti, oppure la trasformazione di cereali e cibi anche per il mercato internazionale, ognuna con i relativi macchinari per assicurazione una produzione costante”, spiega Silvia Fregoso, capoprogetto di Acra in Senegal.

I risultati, anche se sono passati meno di nove mesi dall’inizio, stanno arrivando. “Una volta pronti i primi 300 polli, nel giro di un paio di giorni i giovani sono riusciti a venderli tutti e conservare per sé tutto il guadagno. SI sono resi conto che le alternative possibili ci sono”. Una volta saputi i primi successi di Ripartire restando, altre associazioni hanno chiamato da villaggi diversi per aderire. “La prima parte del progetto si è conclusa ad agosto, ma la speranza è che venga implementata una seconda fase, per ottimizzare e fare sedimentare quanto fatto finora”, sottolinea Fregoso. “Oggi i giovani partono lo stesso anche sapendo i pericoli della Libia e del mare, ma non lo fanno se vedono che c’è un motivo pratico per restare”. Il progetto di Acra e Mani Tese, il cui valore complessivo è di 424mila Euro, si compone anche una forte azione di informazione, con appuntamenti sulle due radio locali più diffuse nei quali vengono raccontate le storie di chi riesce a ‘ripartire restando’, dibattiti pubblici con visione di documentari nei quartieri e competizioni canore che vedono la partecipazione di svariate migliaia di persone.

Le autorità locali come vedono l’azione che state portando avanti? “Una volta accertato che la popolazione avrebbe tratto beneficio diretto dal progetto, senza proventi per le ong coinvolte, sono state parte attiva. La speranza è che anche i governi centrali dei due Paesi riescano a dare finanziamenti maggiori per attività che puntano a offrire alternative alla partenza dei giovani”, conclude la capoprogetto di Acra.


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