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Nuove Generazioni: il Bando contro la povertà educativa nei 5-14 anni

Con i Bambini ha pubblicato il nuovo bando, il terzo legato al fondo finanziato dalle Fondazioni. Prevede azioni congiunte “dentro e fuori la scuola”: stem, scuole aperte, passaggi fra gli ordini di scuola ma anche riqualificazione degli ambienti. Stanziati 60 milioni di euro per progetti da presentare entro il 9 febbraio 2018

di Redazione

Sessanta milioni di euro, «per contrastare la povertà educativa minorile dentro e fuori la scuola». Progetti che si rivolgono a minori di età compresa tra i 5 e i 14 anni, una fascia d’età da bisogni molto differenziati, con bambini che ancora appartengono alla “prima infanzia” e preadolescenti che frequentano la scuola primaria e secondaria di primo grado. Una fascia d’età in cui la dispersione scolastica può rappresentare una delle principali dimensioni della povertà educativa, ma non certamente l’esclusiva. Ecco in sintesi i contorni del bando Nuove Generazioni, pubblicato oggi da Con i Bambini e finanziato con il Fondo per il Contrasto alla Povertà educativa minorile nato dal Protocollo d’Intesa stretto nell’aprile 2016 tra il Presidente del Consiglio dei Ministri, il Ministro dell’Economia e delle Finanze, il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali e il Presidente di Acri, l’associazione delle Fondazioni. Si tratta del terzo bando pubblicato a valere sul fondo: gli 80 progetti finanziati per il bando Prima Infanzia sono appena stati resi noti, mentre è ancora in corso la valutazione delle idee pervenute per il bando Adolescenza. I progetti del Bando Nuove Generazioni andranno presentati entro il 9 febbraio 2018.

Il bando Nuove Generazioni, diversamente dai due precedenti bandi, prevede la presentazione on line dei progetti in un’unica fase, sulla piattaforma disponibile sul sito internet di Con i bambini; richiede la presenza obbligatoria, nel partenariato, di almeno un Istituto scolastico e la presentazione dei progetti da parte di partnership composte da almeno tre soggetti: almeno un ente di Terzo Settore (che sarà il soggetto responsabile), un istituto scolastico e un ente incaricato della valutazione di impatto, con comprovata competenza ed esperienza nell’ambito della valutazione di impatto delle politiche sociali. Il soggetto responsabile non deve avere progetti già finanziati in qualità di soggetto responsabile nell’ambito dei bandi già pubblicati nel 2016 da Con i Bambini (soggetti che siano responsabili di un progetto del Bando Adolescenza saranno accolti con riserva fino alla pubblicazione degli esiti del bando adolescenza) e nessun soggetto, compreso quello responsabile, potrà gestire più del 50% del contributo richiesto. Anche questo bando prevede due differenti graduatorie, ad ognuna delle quali è assegnato il 50% del plafond totale disponibile: la graduatoria A, per progetti riferiti a territori compresi in un’unica regione e il cui contributo assegnato è compreso tra 250mila euro e 1 milione di euro (qui la tabella di ripartizione delle risorse fra le regioni); la graduatoria B, per interventi di maggiore dimensione, che dovranno insistere su più regioni e per i quali il contributo assegnato è fra 1 e 3 milioni di euro. Non saranno finanziati progetti che non raggiungeranno il punteggio minimo di 60/100.

Il contesto
La condizione di povertà di un minore è multidimensionale: è frutto del contesto economico, sanitario, familiare e abitativo, della disponibilità o meno di spazi accessibili e/o di occasioni di socialità e gioco, dell’assenza di servizi di cura e tutela dell'infanzia. La povertà minorile non è solo legata alle cattive condizioni economiche, ma è povertà di relazioni, isolamento, cattiva alimentazione e scarsa cura della salute, carenza di servizi, di opportunità educative e di apprendimento non formale. La povertà educativa rappresenta un forte condizionamento per bambini e adolescenti alla possibilità di apprendere e sperimentare, scoprendo le proprie capacità, sviluppando le proprie competenze, coltivando i propri talenti ed allargando le proprie aspirazioni. La povertà educativa influisce sul livello di inclusione sociale, il cui indice per l’Italia nel 2017 è peggiorato: siamo retrocessi dal 18° al 21° posto su scala mondiale, una retrocessione dovuta proprio alla diminuzione del livello di inclusione dei bambini. Per fare fronte a questa situazione il Rapporto sul Benessere Equo e Sostenibile in Italia raccomanda proprio di aumentare la spesa per l’istruzione, di combattere la dispersione scolastica e la povertà educativa migliorando le infrastrutture delle scuole, attrezzandole di strumenti tecnologici e attivando reti territoriali che promuovano attività extra-curricolari degli studenti e il loro legame con la comunità educante.

Le comunità educanti
La logica che il bando vorrebbe promuovere è quella di Welfare Comunitario, con la costruzione di un sistema di collaborazioni e condivisioni, aperto a soggetti di natura pubblica e privata e, soprattutto, rivolto ai bambini e alle loro famiglie, pensando a loro non solo come destinatari dei servizi, ma come protagonisti e attori attivi delle iniziative programmate e realizzate. Un sistema del genere permetterebbe alle famiglie di emanciparsi attraverso un processo di empowerment e responsabilizzazione, superando fragilità di carattere economico, sociale, sanitario e abitativo. La costruzione di presidi educativi duraturi e sostenibili, in grado di incidere significativamente e a lungo sulla condizione minorile, passa per il rafforzamento delle comunità educanti: le famiglie, la scuola, i singoli, le reti sociali, i soggetti pubblici e privati del territorio che, non sempre consapevolmente, hanno ruoli e responsabilità nell’educazione e nella cura dei minori.

Ambiti di intervento
Azioni congiunte “dentro e fuori la scuola”: questa è la sintesi dell’approccio degli interventi. «Verranno privilegiate quelle iniziative integrate che coniugano più aspetti, per una presa in carico globale del minore e del territorio, in particolare valorizzando le competenze digitali e l’apprendimento delle discipline STEM, lo sviluppo del pensiero innovativo e creativo, nonché le competenze cognitive e non del minore, a partire dalla padronanza della lingua e della parola». Gli elementi chiave citati sono la promozione della scuola come “scuola aperta”, ovvero spazio fisico accogliente e sicuro, aperto alla comunità come luogo di apprendimento, confronto, socializzazione e crescita; la cura degli spazi comuni, in cui sperimentare modelli positivi di utilizzo del tempo libero e di promozione della cittadinanza e della legalità; la responsabilizzazione delle famiglie, favorendo il coinvolgimento dell’intero nucleo familiare nei servizi presenti sul territorio; il rafforzamento del ruolo di tutti gli attori del processo educativo (genitori, insegnanti, operatori sociali); opportunità educative in orario extrascolastico e/o nei periodi estivi; sviluppo di competenze digitali, con particolare riguardo al pensiero computazionale, all'utilizzo critico e consapevole dei social network e dei media; sostegno ad interventi di riconoscimento precoce di difficoltà di apprendimento e di bisogni educativi speciali; attenzione alle fasi di passaggio dalla scuola di infanzia alla scuola primaria e dalla scuola primaria alla scuola secondaria di primo grado. Particolare attenzione dovrà essere posta al potenziamento delle occasioni di integrazione dei minori in particolari condizioni di svantaggio: minori che vivono in contesti familiari in condizione di povertà assoluta (in particolare appartenenti a famiglie beneficiarie di contributo SIA) e minori che vivono in contesti ad alta densità criminale.

Il ruolo della scuola
Il disagio scolastico non può più essere considerato un’emergenza, un fatto eccezionale, bensì un dato strutturale del sistema di istruzione e formazione, e come tale chiede di essere affrontato. La prevenzione deve partire da lontano: il primo livello d’intervento ha come oggetto la cura della qualità dell’azione didattica e della vita della classe. La prevenzione chiama in causa la scuola e le famiglie, ma porta con sé, intrinsecamente, la necessità di una stretta collaborazione e sinergia con il territorio, l’insieme delle sue istituzioni e delle sue risorse educative. Più è alto il grado di difficoltà vissuto da un minore, più è forte l’esigenza di una risposta integrata tra le diverse realtà del territorio. L’obbligatoria presenza nel partenariato degli Istituti scolastici dovrà tradursi nel loro pieno coinvolgimento fin dalla fase di progettazione, al fine di far emergere le criticità educative e scolastiche (es. un’elevata percentuale di dispersione scolastica, uno scarso rendimento scolastico degli alunni, la presenza di un numero elevato di casi segnalati dai Servizi Sociali, un’elevata percentuale di abbandoni scolastici). Il progetto potrà prevedere anche un parziale impiego di risorse per la rivalorizzazione degli edifici scolastici e degli spazi utilizzati per le attività previste nell’ambito dei progetti presentati, per il recupero di arredi e di aree comuni e per la valorizzazione di spazi aperti al pubblico e destinati ai minori.

Photo by Scott Webb on Unsplash


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