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Il Canada apre i suoi colleges agli studenti degli Its italiani

L'invito da Denise Amyot, presidente di CICan. Alessandro Mele: «È il momento che il Governo riconosca e investa sui giovani tramite gli Its, che dimostrano di essere un sistema maturo, al passo con i tempi e il mercato del lavoro. Ci aspettiamo più risorse nella prossima legge di stabilità»

di Sara De Carli

«Il brand ITS Italia è forte e maturo, per questo è chiamato a dare il suo contributo al confronto internazionale nella federazione sulle prospettive educative e lavorative dei ragazzi»: così ha detto Denise Amyot, presidente di Colleges and Institutes Canada (CICan) concludendo ieri in Senato il suo “tour” nel sistema degli Istituti Tecnici Superiori del nostro Paese e invitando l’Italia ad aderire al WFCP (World Federation of Colleges and Polytechincs), un circuito dinamico di leader mondiali dell'educazione, con i responsabili politici e dell'istruzione si riuniscono periodicamente per ascoltare le ultime tendenze e le migliori pratiche nel settore dell'istruzione e della formazione professionale e tecnica. Il Canada apre le porte agli studenti degli Istituto Tecnici Superiori che vogliano proseguire gli studi nei suoi colleges: «l’Italia ha intrapreso la strada giusta per il futuro dei giovani. La qualità è molto alta e i risultati già conseguiti sono la premessa e la garanzia di un percorso virtuoso già intrapreso, ma nel quale bisogna credere di più. Il Canada, ad esempio, con 35 milioni di abitanti vanta un milione di studenti: e la quasi totalità trova subito un lavoro».

Per Alessandro Mele, coordinatore della Cabina di Regia ITS Italia è «Un’occasione più unica che rara, soprattutto considerato l’evoluzione del mercato del lavoro sempre più proiettato in chiave Industria 4.0, dove la parola d’ordine è innovazione e ricerca di profili altamente specializzati. Se non siamo al passo con i tempi, l’Italia rischia di rimanere al palo in quella che è la più grande scommessa del momento. Il Canada è un ulteriore tassello di grande qualità nel mosaico dell’internalizzazione del sistema ITS già in essere: i nostri ragazzi così potranno godere di stage e opportunità di studio per lauree professionalizzanti e bachelor's degree». Esistono già infatti esperienze virtuose di partnership fra gli ITS italiani e Università sia in Italia che all’estero, come la laurea in ingegneria per gli allievi ITS delle biotecnologie o le opportunità nel Regno Unito o in Kosovo, attraverso cui gli studenti degli ITS possono raggiungere la laurea.

In Italia poco più dello 0,2% degli studenti è iscritto ad un ciclo terziario professionalizzante contro l’11% della media OCSE, benché l’80% di essi trovi un’occupazione entro il primo anno dal diploma: i 93 ITS in Italia contano circa 9mila studenti contro gli 800mila allievi delle omologhe Fachhochschule tedesche e i 300mila dei percorsi francesi.

«Alla luce di tutto questo – ha concluso Mele – è il momento che il Governo riconosca e investa sui giovani tramite gli ITS che dimostrano di essere a tutti gli effetti un sistema maturo, al passo con i tempi e il mercato del lavoro. Calenda e Fedeli si sono impegnati in prima persona un mese fa per aumentare significativamente i fondo per gli ITS: ci aspettiamo che passino ai fatti in occasione della prossima legge di stabilità».


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