Sezioni

Attivismo civico & Terzo settore Cooperazione & Relazioni internazionali Economia & Impresa sociale  Education & Scuola Famiglia & Minori Leggi & Norme Media, Arte, Cultura Politica & Istituzioni Sanità & Ricerca Solidarietà & Volontariato Sostenibilità sociale e ambientale Welfare & Lavoro

Cooperazione & Relazioni internazionali

Caso ong, Save the children: «Dobbiamo esporci per dare informazioni corrette»

Tritacarne mediatico di nuovo in azione dopo la perquisizione da parte della Procura di Trapani sulla nave Vos Hestia dell'organizzazione non governativa "che però non è oggetto di indagine, come ci ha detto oggi il Procuratore stesso", spiega Raffaela Milano, direttrice del Programma Italia-Europa. L'antidoto? "Raccontare in ogni sede come è iniziato l'intervento in mare e il nostro lavoro, per smontare le argomentazioni di chi si affida all'hate speech"

di Daniele Biella

“Dobbiamo esserci, ora più che mai. Dobbiamo parlare a coloro che credono nel nostro lavoro, fornendo informazioni veritiere riguardo al ruolo che abbiamo in mare noi organizzazioni non governative”. Raffaela Milano, direttrice Progetti Italia-Europa dell’ong Save the children, è appena uscita dagli studi di una televisione nazionale, “dopo una mezz’ora di diretta”. Il tema è quello che da mesi sta tenendo banco in modo scriteriato e paradossale sia tra l’opinione pubblica che tra i banchi della politica: le responsabilità delle navi delle organizzazioni nel mar Mediterraneo riguardo al flusso di migranti forzati in arrivo verso l’Italia e l’Europa. A fronte di illazioni e accuse senza precedenti, è tuttora in corso un’unica inchiesta giudiziaria che è aperta da ben otto mesi e ieri ha avuto un sussulto con la perquisizione al porto di Catania proprio della nave Vos Hestia di Save the children, tra l’altro nel momento in cui l’ong stava per annunciare la sospensione delle operazioni “come lo scorso anno, visto il calo delle partenze e senza alcun legame con l’inchiesta della Procura di Trapani”. Inchiesta che mette al centro le attività della Iuventa, nave dell’ong tedesca Jugend Rettet, per sospetto favoreggiamento dell’immigrazione irregolare.

Lo stesso Procuratore trapanese che conduce le indagini ha parlato questa mattina 24 ottobre con il direttore generale di Save the children Valerio Neri, “rassicurando che le perquisizioni non sono collegate ad alcuna accusa contro la nostra ong”, sottolinea Milano. A fronte di una “piena fiducia nella magistratura e alla speranza che l’indagine si chiuda al più presto”, la priorità ora per l’organizzazione umanitaria “che opera in molte zone del mondo compresi i Paesi di origine e di transito delle persone migranti” è quella di “fare capire alla cittadinanza, attraverso la presenza nei mass media, quello che accade in quei posti e non fare perdere di vista la genesi della presenza in mare di Save the children così come di altre ong”. Ovvero, continua la direttrice del Programma Italia-Europa, “il fatto che noi siamo andati in mare con la Vos Hestia dopo la chiusura di Mare Nostrum e l’appello ai governi europei andato a vuoto, nel quale chiedevamo una maggiore presenza istituzionale in mare. Di fronte a tale inerzia siamo entrati in azione, salvando in un anno 10mila persone tra cui 1500 bambini e 82 donne in stato di gravidanza”.

Che i salvataggi in mare non siano la soluzione al problema dei ‘viaggi della morte’ Milano ce l’ha ben presente: “servono miglioramenti nei luoghi di partenza o transito che però non si vedono all’orizzonte, anzi: basti pensare al viaggio dei migranti, sempre più drammatico e caratterizzato da torture e abusi sessuali all’ordine del giorno”. I segni di tali malvagità “Li vediamo direttamente quando salviamo le persone, ancora prima dei loro racconti”. Nonostante questo, c’è chi non esita, soprattutto sui social network, ad attaccare senza filtri e in modo indiscriminato la stessa Save the children e le altre ong: “il fenomeno dell’hate speech – i discorsi incitamento all’odio – è preoccupante e lo combattiamo da anni anche nelle scuole, cercando di fare capire che la violenza verbale virtuale ha poi ripercussioni anche nel mondo reale. Nel caso del ruolo delle ong in mare o anche degli attacchi a chi promuove la legge sulla Cittadinanza è lo stesso”, spiega Milano. Come si può superare tutto questo turbamento? “Recuperando il rapporto personale, che è per esempio quello che facciamo con i nostri donatori, attraverso una comunicazione trasparente e dritta al punto”.

Indagine a parte, le ong sono lasciate sole a combattere il fango. Il governo italiano, con il quale collaborate, non dovrebbe tutelare di più le organizzazioni? “Dal governo ci aspettiamo che continui a supportare le leggi che come Save the children abbiamo contribuito a scrivere e ora seguiamo da vicino, come la legge Zampa sulla tutela dei msna, minori stranieri non accompagnati”. È la legge 47/2017, approvata lo scorso 7 aprile: come sta andando il seguito? “Luci e ombre: da una parte la più che buona adesione dei cittadini al tutoraggio dei minori non accompagnati, con 2mila candidature tra le varie Regioni”, rileva Milano, dall’altra la lentezza nel cambiare le prassi negative della prima accoglienza: a fronte di un massimo di 30 giorni di permanenza nel centro, ci sono luoghi in cui il minore rimane mesi e mesi”.

Nell'immagine, un rhib (gommone di salvataggio) della nave Vos Hestia durante le operazioni di salvataggio di persone in mare


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA