Cooperazione & Relazioni internazionali

Naufragio 6 novembre, si alza la voce per portare Giudetti al Parlamento Ue e da Minniti

Una serie di giornalisti, associazioni e personalità lancia un appello per permettere al volontario dell'ong Sea-Watch di testimoniare nelle sedi politiche italiane ed europee più alte il comportamento scorretto delle autorità libiche in mare. Si chiede la revisione dell'accordo Italia-Libia con il blocco dei respingimenti

di Redazione

Il grido di denuncia del volontario italiano 26enne Gennaro Giudetti, nelle ore successive al naufragio del 6 novembre in cui persero la vita almeno 50 persone e se ne salvarono un centinaio, venne ripreso da Vita.it (Giudetti chiedeva e chiede ancora un incontro al più presto possibile con il ministro Minniti) e poi da decine di testate e televisioni d'Italia e del mondo, tanto da mettere al centro dell'attenzione per giorni la necessità di revisione dell'accordo Italia-Libia date le violazioni dei diritti umani del personale libico rese evidenti anche da successivi video e audio di quel giorno. Ora, dopo una serie di passaggi tra cui la conferenza stampa alla Camera di martedì 14 novembre e l'incontro con lo staff della Presidenza, arriva anche un appello con vari primi firmatari "pesanti" per chiedere al parlamento dell'Unione europea e a quello italiano di ricevere in audizione Giudetti. Ecco il testo pubblicato anche su change.org, dove è stata lanciata la petizione anche per l'opinione pubblica: è una sintesi compiuta del testo completo di note e riferimenti (in allegato in coda, in italiano e in inglese) che verrà spedito ai due parlamenti e al ministro dell'Interno Marco Minniti. in coda l'elenco dei primi aderenti.

APPELLO CONTRO IL CRIMINE DEI RESPINGIMENTI IN LIBIA: «LA VERITA’ VA GRIDATA DAI TETTI»

Siamo associazioni, Ong, cittadini, attivisti della società civile italiana ed europea che si rivolgono al Parlamento italiano e al Parlamento europeo perché Gennaro Giudetti, l’attivista italiano testimone del comportamento criminale tenuto lo scorso 6 novembre dalla guardia costiera libica – finanziata con fondi UE gestiti dall'Italia e addestrata da personale dell'UE – sia audito con urgenza dal Parlamento italiano e dal Parlamento europeo riunito in sessione plenaria, o dalla sua competente Commissione Libertà civili, giustizia e affari interni.

Cinque profughi sono annegati, tra questi un bambino di quattro anni, e almeno altri trentacinque risultano dispersi. Il materiale video pubblicato dalla Ong tedesca Sea-Watch mostra con chiarezza che la Guardia costiera libica, lungi dall’aver condotto un’operazione di soccorso, ha agito in modo aggressivo e scoordinato per riportare i profughi in Libia, impedendo alla Ong e alle unità italiane e francesi presenti sulla scena del naufragio di procedere nelle operazioni di soccorso, già coordinate dal centro operativo (MRCC) di Roma. […]

I quarantasette migranti recuperati in mare dall’equipaggio libico sono stati ammassati sul ponte e frustati per impedir loro di tuffarsi in mare e raggiungere i familiari a bordo dei gommoni della Sea-Watch3, che aveva intanto salvato cinquantanove persone. La motovedetta si è poi allontanata a tutta velocità, incurante del fatto che un naufrago fosse aggrappato a una cima sporgente da una paratia. La guardia costiera libica non si è fermata al disperato e ripetuto avvertimento dell’elicottero della Marina militare italiana, distintamente udibile sulle frequenze radio registrate dalla Sea-Watch 3. […]

Siamo preoccupati dal fatto che non vi sia alcun controllo sul reale utilizzo dei fondi UE in Libia. Questa preoccupazione sembra confermata dalla risposta data dalla Commissione europea all’interrogazione scritta presentata lo scorso 5 settembre da ventuno parlamentari europei con riferimento alla denuncia dell'Associated Press, secondo cui i fondi versati dall’Italia al governo di Tripoli finirebbero alle milizie coinvolte nel traffico di esseri umani. […]

Il governo italiano e quello dell’Unione non possono non conoscere il rapporto del gruppo di esperti sulla Libia del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite (UNSMIL), che già un anno fa elencava «esecuzioni, torture, deprivazione di cibo, acqua e servizi igienici», e dichiarava che «i trafficanti di esseri umani, il Dipartimento di contrasto all’immigrazione illegale libico e le guardia costiera libica sono direttamente coinvolti nelle violazioni dei diritti umani». Secondo l’UNSMIL, «le intercettazioni di imbarcazioni di migranti da parte della guardia costiera libica hanno implicato azioni che possono costituire omicidi arbitrari».

Chiediamo ai nostri rappresentanti nelle istituzioni italiane ed europee di agire per ottenere verità e giustizia sul filo rosso che lega le morti in mare dell’11 ottobre 2013 a quelle del 6 novembre 2017. Uno stesso accordo di respingimento continua a uccidere, oltre ai profughi nel Mar Mediterraneo, la democrazia nei nostri Parlamenti. Questo accordo – interrotto solo dall’operazione Mare nostrum e, alla sua dismissione, dall’entrata in azione delle Ong nelle operazioni di ricerca e soccorso – mostra ora in piena luce il suo volto criminale.

Per questo riteniamo un atto politico e umano non rinviabile l’ascolto della testimonianza del “naufragio dei bambini” dell’11 ottobre 2013 – portata da chi ha ricostruito l’infamante vicenda, il giornalista Fabrizio Gatti, e, se opportuno, i legali dei medici siriani che hanno perso i figli nel naufragio[xvi] – e l’ascolto della testimonianza dell’eccidio del 6 novembre 2017, portata dall’attivista per i diritti umani Gennaro Giudetti. Come lui, siamo convinti che la verità vada «gridata dai tetti», perché non ci sommerga.

28 novembre 2017

PRIMI FIRMATARI:

Osservatorio Carta di Milano "La solidarietà non è reato",
Associazione Diritti e Frontiere (ADIF),
Associazione per i Diritti Umani,
Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione (ASGI),
ARCI,
Associazione Costituzione Beni Comuni,
Campagna LasciateCIEntrare,
COSPE Onlus,
Ex Opg Je so' pazzo,
Fondazione Casa della carità di Milano,
Lunaria,
Terre des Hommes Italia,
ActionAid,
Scuola di pace di Napoli,
Hayat Onlus,
Alessandra Ballerini (avvocato),
Diego Bianchi (conduttore televisivo, attore e regista),
Daniele Biella (giornalista e scrittore),
Stefano Bleggi (Progetto Melting Pot Europa),
Tony Bunyan (Statewatch),
Annalisa Camilli (giornalista),
Eleonora Camilli (giornalista),
Angela Caponnetto (giornalista),
Valerio Cataldi (giornalista),
Francesca Chiavacci (presidente nazionale ARCI),
Don Luigi Ciotti (fondatore Associazione Gruppo Abele, presidente Associazione Libera),
Stefano Corradino (giornalista, direttore Articolo21),
Raffaele Crocco (direttore Atlante delle guerre e dei conflitti del mondo),
Paolo Cuttitta (Professor of Migration Law, Vrije Universiteit Amsterdam),
Erri De Luca (scrittore),
Don Vitaliano Della Sala (parroco a Mercogliano, Avellino),
Giuseppe De Marzo (responsabile nazionale Libera per le Politiche sociali),
Anna Falcone (avvocato),
Ciro Ferrara (calciatore),
Francesco Floris (giornalista),
Francesca Fornario (giornalista e scrittrice),
Riccardo Gatti (capomissione Proactiva Open Arms),
Beppe Giulietti (giornalista),
Patrizio Gonnella (presidente Antigone e Cild),
Maurizio Gressi (segretario Presidente delegazione parlamentare italiana presso Iniziativa Centro Europea InCE al Senato), Ben Hayes (Transnational institute),
Charles Heller (Research Fellow al Centre for Research Architecture, Goldsmiths, University of London, Forensic Oceanography e WatchTheMed),
Gad Lerner (giornalista)
Yasha Maccanico (ricercatore e giornalista, Statewatch, University of Bristol),
Francesca Mannocchi (giornalista),
Lorenzo Marsili (direttore European Alternatives, coordinatore DiEM25), Maruego (rapper),
Susi Meret (Associate Professor, Institute of Culture and Global Studies, Aalborg University, Denmark),
Filippo Miraglia (presidente ARCS e vice presidente ARCI),
Emilio Molinari (Comitato italiano per un Contratto mondiale sull'acqua),
Tomaso Montanari (presidente Libertà e Giustizia),
Grazia Naletto (presidente Lunaria),
Moni Ovadia (attore, regista e scrittore),
Salvatore Palidda (professore Università di Genova),
Simon Parker (docente di Scienze Politiche, Università di York),
Stefano Pasta (giornalista, Sant’Egidio),
Steve Peers (Professor in the School of Law at the University of Essex),
Riccardo Petrella (economista politico),
Lorenzo Pezzani (ricercatore Centre for Research Architecture, Goldsmiths, University of London,
Francesco Piccinini (direttore Fanpage.it),
Paola Pietrandrea (coordinatrice DiEM25),
Nancy Porsia (giornalista),
Sara Prestianni (responsabile migrazione SI),
Annamaria Rivera (antropologa, attivista e studiosa antirazzista),
Fabio Sanfilippo (giornalista),
Roberto Saviano (scrittore),
Nello Scavo (giornalista),
Ilaria Sesana (giornalista),
Barbara Spinelli (avvocato, Giuristi Democratici),
Silvia Stilli (portavoce AOI – Associazione delle Organizzazioni Italiane di cooperazione e solidarietà internazionale),
Guido Viale (sociologo),
Giacomo Zandonini (giornalista),
Padre Alex Zanotelli (missionario comboniano),
Padre Mussie Zerai (presidente Agenzia Habeshia).

Nota: L’elenco completo è riportato nel pdf della lettera integrale, disponibile qui sotto.


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