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Cattedrali del (post) populismo

Le nostre attuali cattedrali, i nostri monasteri e le nostre università non sono forse - qui e ora nel mondo delle reti e dell'intelligenza artificiale, frutti comunque del desiderio umano di sopravvivenza - le divisioni di campo e funzioni tra vertici e nodi glocal della economia politica tecnoscientifica a prezzo della carne (dolore) di ogni essere vivente?

di Alberto Abruzzese

A parte i riferimenti ad alcuni commentatori del populismo – impegnati a distinguere tra volontà di popolo e strumentalizzazione di tale volontà a fini ideologici e politici (impegnati dunque a interpretarne i contenuti, il presupposto spirito, anelito, oppure a servirsene come strumento di persuasione, idolatria, ma a rigore di logica non persuasione del popolo, in quanto esso è dato per vitalmente autentico, per così dire già convinto, ma persuasione di quelle classi e quei ceti socilai che ne possano trarre legittimità e forza così da prendere parte, farsi parte, organizzarsi nel nome del popolo) il succo del discorso di Franco Cardini sul populismo, come emerge dall'intervista di Filippo Romeo pubblicata su Vita, è tutto qui:

«Il pensiero “europeo” della Cristianità occidentale è quello che si è espresso nelle cattedrali, nei monasteri e nelle università. Era un pensiero fondato sulla metafisica, sulle distinzioni gerarchiche e sul comunitarismo. La Modernità, ch’è essenzialmente individualismo e primato dell’economico-tecnologico, lo ha distrutto. Il mondo moderno, quello dell’economia-mondo, dello “scambio simmetrico” e dello sfruttamento generalizzato dell’uomo sull’uomo (la globalizzazione è questo) non è nato da uno sviluppo armonioso di quello che c’era prima, bensì da una rivoluzione: la Rivoluzione appunto individualista e materialista. Ci vorrà un’altra Rivoluzione per distruggerlo».

LEGGI L'INTERVISTA A FRANCO CARDINI SUL POPULISMO

Ma «nelle cattedrali, nei monasteri e nelle università» è stata la voce del popolo a parlare o i gruppi e ceti intellettuali che, interpretandone la natura, gli hanno dato voce, ne hanno fatto un corpo? Una volotà superiore? E la Rivoluzione Moderna "individualista e materialista" di quella voce – lanciata al popolo assai più che essere "popolo", corpo del potere assai più che carne umana – è stata davvero una catastrofe per il pensiero cristiano del popolo (o per il popolo del pensiero cristiano) oppure ne è stato il compimento sul piano della volontà di potenza della civilizzazzione? E la dimensione del post-capitalismo – il superamento delle sue religioni – di cui parla Cardini e di cui noi tutti siamo ora costretti a parlare, non è forse a sua volta il compimento di un pensiero diversamente "fondato sulla metafisica, sulle distinzioni gerarchiche e sul comunitarismo"?

Le nostre attuali cattedrali, i nostri monasteri e le nostre università non sono forse – qui e ora nel mondo delle reti e dell'intelligenza artificiale, frutti comunque del desiderio umano di sopravvivenza – le divisioni di campo e funzioni tra vertici e nodi glocal della economia politica tecnoscientifica a prezzo della carne (dolore) di ogni essere vivente?

Le altre interviste dello speciale sul "momento populista" curate da Filippo Romeo e Marco Dotti

Alain de Benoist: il momento populista

Diego Fusaro: populismo e aristocrazia finanziaria

Serge Latouche: governati da élites senza pensiero

Marco Tarchi: l'Italia è populista?

Francescomaria Tedesco: il "mediterraneismo" e la tribalizzazione dell'Europa


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