Sezioni

Attivismo civico & Terzo settore Cooperazione & Relazioni internazionali Economia & Impresa sociale  Education & Scuola Famiglia & Minori Leggi & Norme Media, Arte, Cultura Politica & Istituzioni Sanità & Ricerca Solidarietà & Volontariato Sostenibilità sociale e ambientale Welfare & Lavoro

Solidarietà & Volontariato

“Com’eri vestita?” La risposta negli abiti delle sopravvissute alla violenza

Arriva a Milano una mostra installazione che denuncia gli stereotipi che mettono le vittime sul banco degli imputati invece che gli stupratori. L'iniziativa del centro antiviolenza Cerchi d'Acqua si ispira a "What were you wearing?" - il progetto statunitense che da quattro anni sta girando nelle università - ma ripensata e adattata all'Italia e a Milano

di Antonietta Nembri

Approda a Milano il prossimo marzo la mostra – istallazione “Com’eri vestita?” – rispondono le sopravvissute alla violenza sessuale. A organizzarla il centro antiviolenza Cerchi d’Acqua. La mostra ricorda una nota degli organizzatori trae ispirazione dalla poesia “What I was Wearing”© di Mary Simmerling. L’idea è stata sviluppata nel 2013, in un’istallazione artistica dal titolo “What were you wearing?” da Mary Wyandt- Hiebert, docente alla University of Arkansas, e da Jen Brockman, direttrice del Sexual Assault Prevention Center presso la University of Kansas.
Lo scorso autunno, sull’onda del caso Weinstein e alla nascita della mobilitazione social con l’hashtag #metoo l’installazione che sta girando da alcuni anni nelle università statunitensi ha conosciuto un’eco internazionale anche grazie all’hasthag #whatwereyouwearing (qui la news).

La mostra istallazione che aprirà i battenti il 13 marzo alla Casa dei Diritti di Milano presenta alcuni vestiti che rappresentano in modo simbolico quelli indossati durante la violenza subita e sono accompagnati dalle suggestioni che le donne hanno voluto condividere, raccontando alcuni elementi della loro terribile esperienza.
A ispirare l’installazione è stata la necessità di scuotere l’attenzione del pubblico e sfatare gli stereotipi sulla violenza sessuale. Troppo spesso infatti, la domanda “Cosa indossavi? Com’eri vestita?” sottintende una sfumatura accusatoria, come a dire “te la sei un po’ cercata…”, rivolgendo i riflettori su chi subisce violenza e non su chi la agisce.

«Per questo – sottolineano a Cerchi d’Acqua – è necessario un cambiamento culturale, perché la violenza sessuale non può essere eliminata cambiando look o più semplicemente un abito» Il centro antiviolenza italiano ha voluto riadattare e sviluppare l’idea della mostra americana calandola nella realtà milanese, territorio in cui opera da molti anni. L’obiettivo è decostruire alcuni stereotipi relativi alla violenza sessuale, primo tra tutti l’idea che l’abbigliamento possa esserne la causa e che l’atteggiamento e il comportamento della donna possano averla provocata.

Nell’intento di rappresentare una realtà più vicina al nostro mondo, “Com’eri vestita?” affronta il tema della violenza includendo aspetti poco presenti nell’immaginario collettivo. Attraverso un indumento, si racconta di violenza sessuale, stupri, molestie, abusi subiti da estranei o da partner occasionali, ma più frequentemente dal compagno di una vita che non accetta un “No”, oppure da una fidata figura familiare, nelle sicure e insospettabili mura domestiche.

La mostra "Com'eri vestita?" è stata realizzata in collaborazione con la Casa dei Diritti e la Rete Antiviolenza di Milano, con il patrocinio del Comune di Milano. L'esposizione rimane aperta al pubblico fino al 21 marzo alle ore 12.

In apertura un'immagine tratta dalla mostra istallazione statunitense (da sapec.ku.edu/what-were-you-wearing#). Qui una donna racconta che indossava jeans e t-shirt, il suo abbigliamento abituale


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA