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Economia & Impresa sociale 

Confcooperative Federsolidarietà, tra presente e futuro

L’appuntamento è stato l’occasione per la Federazione di fare il punto sulle sfide delle nuove diseguaglianze sociali, delle nuove tecnologie e dell’innovazione, dell’immigrazione e – buon’ultima – anche quella delle relazioni con il nuovo governo

di Paolo Biondi

Non solo il passaggio di testimone fra Giuseppe Guerini e Stefano Granata, passaggio dalla “gratitudine” alla “leggerezza” come hanno diversamente sottolineato i due. Ma anche l’occasione per fare il punto sulle sfide delle nuove diseguaglianze sociali, delle nuove tecnologie e dell’innovazione, dell’immigrazione e – buon’ultima – anche quella delle relazioni con il nuovo governo.

L’assemblea nazionale di Confcooperative Federsolidarietà è stata vivacizzata da un ordine del giorno ricco e stimolante. Prima assemblea a svolgersi con il nuovo statuto e i nuovi meccanismi di rappresentanza interna con l’elezione dei nuovi 70 consiglieri nazionali, al centro del dibattito c’è stata la “gratitudine”, come ha detto Guerini, prima di presndersi la stand ovation dei 407 delegati. Dal sentimento della gratitudine infatti, dice Guerini, può nascere la solidarietà. E di solidarietà c’è tanto bisogno in un mondo in cui «le diseguaglianze stanno crescendo in modo grandissimo nei nostri paesi e costituiranno un grande problema per la sostenibilità del welfare».

Si tratta di una solidarietà che va portata nelle strade, perché – come ha aggiunto in conclusione dell’assemblea il neo presidente Granata – «dobbiamo tornare nelle strade, stare sulle strade, riappropriarci del linguaggio della nostra gente, perché spesso rischiamo di perdere di vista il senso delle nostre imprese. Il problema non è se nelle periferie ci vanno i Casa Pound o i centri sociali: il problema è se non ci andiamo noi».

La confermata presidente di Federsolidarietà della Lombardia, Valeria Negrini, ha spiegato come far fronte alle nuove diseguaglianze nate dall’innovazione, ma con un corollario non secondario: «Bisogna saper valorizzare i giovani nelle cooperative e fare cooperative interessanti in grado di attirare e coinvolgere i giovani». Un refrain questo ripreso poi anche da Granata.

Nel corso dell’assemblea il racconto più entusiasmante è stato certamente quello di Padre Antonio Loffredo sul Progetto di sviluppo del Rione Sanità a Napoli. «Utilizzando i beni storico-artistici che erano nel territorio, abbandonati a se stessi, siamo riusciti a rimettere in moto il quartiere. Lavoriamo molto sui beni della Chiesa, prendiamo questo patrimonio e lo mettiamo in mano ai giovani. È un altro modo di ottenere una rendita dai beni della Chiesa», ha raccontato. Padre Loffredo che si è poi soffermato sul fatto che i primi ad essere tenuti presenti per godere di questo patrimonio sono i disabili, in modo tale che anche le catacombe siano accessibili a tutti. «Stiamo poi cercando nel territorio di fare comunità e ci sono con noi anche i commercianti. Una comunità è tale se riesce ad aprirsi ai più lontani, al più povero, a chi in questo momento ha più bisogno».

Più volte nel corso del dibattito è tornato il tema dell’immigrazione e dei rapporti con il nuovo governo. «Speriamo che il nuovo governo non si faccia attrarre da chi ha più paura» degli immigrati e, dall’altra parte, il mondo della cooperazione «non può fare i soldi sull’immigrazione», ha detto Luca Dal Pozzo.

Il tema dei rapporti con il nuovo esecutivo, che devono essere cercati subito dopo la fiducia del Parlamento, è stato affrontato nel suo saluto all’assemblea soprattutto dal presidente di Confcooperative Maurizio Gardini che non si è nascosto che «con il ministro dell’Interno (Matteo Salvini, ndr) non sarà facile».

«Se la riforma sociale dovesse avvenire come qualcuno la pensa avremmo un Paese con una drastica riduzione della spesa sociale. Non penso che sia una politica possibile anche se oggi dobbiamo confrontarci con il livello della spesa pubblica e della spesa sociale», ha aggiunto Gardini.

Nella seconda parte dell’assemblea, come dicevamo, i 407 delegati in rappresentanza delle 6.245 cooperative di Federsolidarietà con i loro 225.900 soci hanno eletto all’unanimità Granata per il prossimo quadriennio, tributando anche a lui una standing ovation. «Dobbiamo prendere questa responsabilità, che vi chiedo di condividere con me, con un senso di leggerezza: c’è troppa pressione anche nelle nostre comunità. Le nostre cooperative non devono avere paura di contaminarsi, di uscire dai nostri recinti», ha detto subito dopo l’elezione.


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