Politica & Istituzioni

Cooperazione allo sviluppo, la corsa al vertice dell’Agenzia

Entro metà luglio saranno resi noti i cinque nomi fra cui il ministro degli Esteri Moavero e il premier Conte sceglieranno il nuovo capo di Aics, che succederà a Laura Frigenti. A pochi giorni dai colloqui dei 56 candidati siamo andati dietro le quinte per carpire le ipotesi e gli umori della vigilia

di Daniele Biella

Si parte. Tra qualche giorno nell’edificio di fronte al Palazzo della Farnesina, negli uffici a pochi passi dal Tevere dell’Aics, Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo, entreranno uno alla volta i 56 candidati alla direzione dell’Agenzia stessa. Sarà la seconda dirigenza, dopo quella di Laura Frigenti, esperta di politiche internazionali e con un ventennio di lavoro alla Banca mondiale, rimasta alla guida di Aics dalla sua nascita (istituita con la legge 125/2014 e operativa l’anno successivo) fino al marzo 2018, quando ha presentato le dimissioni “per motivi familiari”. Da allora è partita la macchina per la successione, con criteri di selezione che ricalcano la prima chiamata ma qualche interessante novità. Vita.it fa qui il punto della situazione, provando a scandagliare quale possa essere il nuovo indirizzo che prenderà a breve l’Agenzia, che dovrà necessariamente passare attraverso il cambio di governo: è il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, su indicazione del ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi, che avrà infatti potere di nomina del nuovo direttore.

Tempi
Iniziamo dalla tempistica, appunto. Un punto fermo c’è: entro il prossimo 15 luglio il Mae vuole avere sul proprio tavolo la cinquina dei candidati finali alla direzione, tra cui il ministro selezionerà il prescelto da mettere a sua volta nelle mani di Conte. Ciò significa che entro un massimo di dieci giorni partirà il primo colloquio della nuova Commissione giudicante con ciascuno dei 56 candidati (qui la lista). Sarà un colloquio pubblico, a cui chiunque può potenzialmente assistere e al quale ciascun pretendente dovrà arrivare con un proprio documento programmatico come se dovesse ragionare già da direttore eletto. Da questa cinquina arriverà la proposta del Mae alla Presidenza del Consiglio, ed entro presumibilmente inizio settembre la nomina sarà cosa fatta.

Cambiamenti
Rispetto alla prima e unica selezione che si è svolta finora in sede Aics, c’è un’importante novità: entra a far parte della Commissione di valutazione dei candidati il Terzo settore. Lo fa con membri al vertice di enti conosciuti e riconosciuti – qui il Decreto ministeriale del 18 maggio 2018 di nomina dei sette componenti con relativi supplenti – ovvero Giuseppe Salomoni, presidente di Fondazione Ai.Bi. e, come componente supplente, la presidente dell’ong Ciai Paola Crestani. Ma anche Stefania Mancini, vicepresidente dell’organizzazione di secondo livello Assifero (Associazione italiana di fondazioni ed enti della filantropia istituzionale), con supplente Antonio Danieli, membro del cda di Assifero e presidente di Fondazione Golinelli.

Favoriti?
Scorrendo i nomi dei candidati e recuperando le loro biografie, una cosa è certa: tutte persone referenziate e con esperienze diverse ma concrete. Ci sono tecnici di vari enti istituzionali, Aics compresa; membri di organismi internazionali; esperti della Pubblica amministrazione a livello nazionale ed estero; presidenti di organizzazioni non governative, esperti di sanità nei Paesi in via di sviluppo, diplomatici, direttori di sedi estere della stessa Agenzia. Se la gara su competenze e valore si può immaginare molto equilibrata e quindi il lavoro di cernita della Commissione piuttosto impegnativo, quello che può cambiare le sorti è la prospettiva con cui viene vista questa nuova direzione: in questo senso, l’approccio che potrebbe andare per la maggiore, visti i tempi di cambiamento politico, è quello di una nomina più di “peso”, tecnica, quindi meno di rappresentanza. Esperienza sul campo e nella macchina amministrativa potrebbero essere i due fattori preponderanti. Seguendo questo ragionamento e volendo quindi abbozzare un pronostico, potrebbe fare parte della cinquina finale proprio qualcuno tra i due diplomatici presenti nel listone e i tre direttori della cooperazione italiana all’estero. Ma sono supposizioni, tentativi di incrociare l’aria che tira, e quindi vinca il migliore. Perché in gioco c’è la messa a sistema delle basi che Aics ha messo sul piatto in questi primi tre anni scarsi di vita. Basi che hanno segnato una svolta nel modo di fare cooperazione internazionale in Italia, ma che hanno bisogno di ulteriore slancio. Dal punto di vista economico, tra le priorità.

Prospettive
La parola “preoccupazione” per il vicino avvenire non è fuori luogo, letta in un chiaro risvolto: non si vuole perdere tempo né buttare al vento quanto fatto finora. Ovvero indubbi passi positivi, se si pensa alla difficoltà in cui versava la cooperazione italiana all’estero non molti anni fa. Di certo qualche timore c’è dentro e fuori il mondo Aics, ma non per la caratura di quello che sarà il neoeletto alla direzione, quanto per le inevitabili ripercussioni delle nomine governative ancora in corso. Non è un mistero che il vuoto istituzionale dell’ultimo periodo prima della nomina del nuovo ministro, e soprattutto l’attesa per chi subentrerà a Mario Giro come viceministro del Mae – e presumibilmente con delega alla cooperazione – c’è e si fa sentire. Anche perché le nuove forze politiche in gioco, Movimento 5 Stelle e Lega (ex Lega Nord) si stanno mettendo a tavolino in queste ore e la nomina, con tutti gli altri viceministri e sottosegretari, dovrebbe slittare a inizio settimana prossima. L’ipotesi più avvalorata finora è quella di Emanuela Del Re, quota pentastellata quindi, già candidata dal Movimento a futuro ministro Mae in caso di vittoria, attualmente ricercatrice e docente di Sociologia generale all’UniCusano, università telematica con sede a Roma. Un secondo nome, meno accreditato, è quello di Manlio Di Stefano, deputato del M5S al suo secondo mandato. Chiunque sia, avrà il grande potere di nominare "ufficiosamente" il vincitore assieme al ministro degli Esteri, che dovrà poi avere il successivo e finale beneplacito del presidente del Consiglio.

Richieste
Al netto di tempistiche, cambiamenti e ipotesi, ecco in chiusura tre richieste esplicite per la Commissione che valuterà i 56 candidati. Arrivano da Aoi, Associazione delle ong italiane, e vogliono essere una sorta di rispettoso vademecum – senza troppe pretese ma con richiesta di attenzione – per la fase di selezione. Il candidato ideale di Aoi, dunque, è colui che: saprà interpretare appieno lo spirito della legge 125; conosca a fondo la cooperazione internazionale, con esperienza diretta in loco; allo stesso modo conosca gli ingranaggi dell’amministrazione pubblica. A ben vedere, richieste che si ritrovano nei ragionamenti espressi poco più sopra. Chissà se questa convergenza ideale sarà poi vicina a quella concreta. In attesa di saperlo, buon lavoro alla Commissione e in bocca al lupo a ogni pretendente.


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