Cooperazione & Relazioni internazionali

Rapporto Carta di Roma: la propaganda viaggia in tv senza contraddittorio

Si chiama "Notizie di chiusura" e giunge alla sesta edizione il rapporto che analizza il modo in cui i media trattano i temi migratori. Un quadro negativo in cui "si è passati dalla comprensione dell'altro alla paura" con il mondo dell'informazione che ha le sue chiare responsabilità perché "le parole disumanizzanti che costruiscono muri"

di Daniele Biella

"C’è stato un cambiamento di clima nei confronti dell’immigrazione. Fino a qualche anno fa, l’immigrazione veniva raccontata con i segni dell’accoglienza. Oggi non è più così. Siamo passati dalla comprensione e la pietà verso l’altro alla paura. E aver paura dell’altro mostra una crisi di identità da parte nostra. Sarebbe vantaggioso non avere paura, ma integrare, perché è ovvio che non possiamo soltanto subire un fenomeno». Le parole del politologo Ilvo Diamanti sono la miglior cornice a un nuovo, fondamentale rapporto appena uscito: quello annuale dell'associazione Carta di Roma, giunto alla sesta edizione. “Notizie di chiusura” è il titolo del Rapporto 2018: un’analisi dei media italiani aggiornata al 31 ottobre 2018 e realizzata con l’Osservatorio di Pavia. che conferma alcune tendenze già rilevate negli anni precedenti: la centralità del fenomeno migratorio nella comunicazione mediatica e la permanenza di evidenze di allarme, sospetto e divisione.

L'associazione curatreice del Rapporto nasce contestualmente alla Carta di Roma, codice deontologico per i giornalisti che voglionotrattare i temi legati alle migrazioni. "Vorrei introdurre un modulo di contrasto alle parole d’odio condiviso e obbligatorio per tutti. Tutti dovrebbero conoscere e rispettare la Carta di Roma, indica la rotta Giuseppe Giulietti, presidente della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, ha parlato di come il significato di alcune parole sia stato rovesciato nel racconto mediatico.

"Pacchia, crociera, clandestino, la paghetta dei 35 euro, invasione, sono le parole con cui la politica fa la sua propaganda, ma che rimbalzano su tutti i giornali e su tutti i telegiornali, senza contraddittorio", aggiunge Valerio Cataldi, Presidente dell’Associazione Carta di Roma. Prosegue ribadendo la centralità delle parole che “possono trasformare la realtà” soprattutto rispetto ai concetti di responsabilità e di correttezza dell’informazione di chi scrive e riproduce quelle parole.

Un filo conduttore dell’informazione nei sei anni analizzati è quello dell’emergenza permanente, il lessico adoperato delinea una cornice di "crisi infinita", endemica, che muta nel tempo e dilaga dalla cronaca al dibattito politico, interno all’Italia e tra istituzioni europee. Le parole simbolo degli anni esemplificano le mutazioni delle cornici della crisi: Lampedusa nel 2013, Mare nostrum nel 2014, Europa nel 2015, muri nel 2016, Ong nel 2017 e Salvini nel 2018. Nel racconto delle migrazioni, si assiste a una specie di sovrapposizione tra l’agenda della politica e quella mediatica: 875 notizie in un mese (quello di giugno con la vicenda della nave Aquarius), il valore più alto dal 2015 a oggi.

La presenza di immigrati, rifugiati e richiedenti asilo nei notiziari del 2018 passa dal 7% dell’anno precedente, al 16%, ma non è una buona notizia perché i contesti tematici principali in cui sono presenti sono due: le aggressioni e gli attacchi di matrice razzista e i casi di caporalato e sfruttamento lavorativo. "L’analisi del dibattito sulle pagine Facebook dei principali quotidiani italiani, in concomitanza del raid razzista a Macerata il 3 febbraio 2018, ha scatenato reazioni, anche feroci, sui social, mettendo in luce alcuni aspetti della comunicazione online" spiega il ricercatore Giuseppe Milazzo dell’Osservatorio di Pavia. "La presenza e permanenza di un linguaggio apertamente ostile e discriminatorio, declinata in vari livelli, che vanno dagli insulti al turpiloquio, all’apologia della violenza contro un gruppo su base etnica".

Qui sotto è scaricabile sia la sintesi che il rapporto completo "Notizie di chiusura".


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