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Rete Bonvena, non si fermi l’accoglienza che facilita la coesione sociale

In un convegno molto partecipato da cittadini, enti non profit e amministratori locali, il sodalizio gestore di Cas e Sprar sul territorio di Monza e Brianza - 3500 persone accolte in sette anni - ha presentato i risultati ottenuti e le sfide attuali. A partire dai cambiamenti introdotti dal decreto sicurezza

di Daniele Biella

“Bisogna fare fronte comune, trovare soluzioni condivise. Che il modello di accoglienza di richiedenti asilo messo in atto da Rete Bonvena nella provincia di Monza Brianza funzioni lo attestano sia i fatti che le persone, le istituzioni. Si può accogliere bene”. E’ netto, sia in apertura che in chiusura del convegno In Brianza l’accoglienza ha funzionato. E adesso?, il presidente di Bonvena Mario Riva. Il convegno si è tenuto la mattina di giovedì 31 gennaio a Monza e ha avuto un inaspettato successo sia di presenze in sala, almeno 400 persone, sia di adesioni – ben 180 associazioni firmatarie e decine di cittadini – all’appello lanciato dalla stessa Rete Bonvena (formata dai due consorzi territoriali CCB e CS&L) in una campagna informativa per fare conoscere l’impatto delle proprie attività sul territorio. ”Abbiamo accolto 3500 persone migranti dal 2011 a oggi, e attualmente ci sono nelle nostre strutture Cas o Sprar 1653 ospiti. Nessun problema è stato segnalato in una recente riunione con tutti i sindaci della zona. Ma adesso, di fronte ai nuovi scenari legislativi, in particolare al recente decreto sicurezza diventato legge 132/2018, delle cui ricadute in termini di sicurezza stessa siamo molto preoccupati, ci stiamo interrogando se sia ancora possibile portare avanti questo modello”. In particolare, Riva si riferisce al nuovo bando sull’accoglienza in capo alle Prefetture che in primavera affiderà i nuovi servizi agli enti con un contributo diario per accolto che da 35 euro al giorno arriverà a una forbice tra 19 e 26 euro a seconda del servizio richiesto.

“Si può fare buona accoglienza e questo territorio l’ ha dimostrato in questi anni. Indietro non vogliamo tornare”, ha ribadito poi Roberto Invernizzi, presidente della provincia di Monza e Brianza e sindaco del Comune di Bellusco. Al suo fianco, tra i primi interventi del convegno, quello di don Massimiliano Sabbadini, videdirettore di Caritas ambrosiana: “In modo pacato, corretto ed educato denunciamo l’inadeguatezza di un decreto dove i problemi sociali come la gestione dei flussi migratori sono trattati solo dal punto di vista della sicurezza e dove si fa prevalere la percezione alla realtà. I dati parlano chiaro: l’unico reato che è aumentato è quello relativo agli omicidi di donne tra le mura di casa, in gran parte compiuti da italiani”. Ancora: “anche noi come Caritas ci interroghiamo sul nostro apporto all’accoglienza. Abbiamo già reso pubblico il fatto che vogliamo ospitare, con fondi nostri, chi esce dal sistema e non ha dove stare. Per i nuovi bandi invece siamo ora tra l’incudine e il martello: se ci ritiriamo qualcuno ci accuserà che lo facevamo per i soldi, se accettiamo ci diranno ‘Visto? Bastavano meno soldi’. La strumentalizzazione oggi in atto è preoccupante, ma non ci sottrarremo al nostro impegno per chi è in difficoltà”.

Sono vari gli interventi al convegno, tutti significativi e variegati nei loro punti di vista con in comune un aspetto: si parla di situazioni concrete, senza giri di parole e sulla base dell’esperienza. Prende la parola anche la presidente dell’assemblea dei sindaci di Monza e Brianza, ATS MB, Maria Antonia Molteni (“la Brianza, da sempre operosa e solidale, si interroga sui problemi e li risolve”) e il presidente Anci Lombardia e sindaco di Lecco Virginio Brivio: “Noi Comuni non siamo nemmeno stati consultati nelle fasi preparatorie del decreto sicurezza. Ora si recupera la palla da fuori campo e il presidente del Consiglio Conte ha avviato un tavolo, ma abbiamo chiesto modifiche chiare ai primi problemi, su tutte la questione anagrafica dei richiedenti asilo, dato che è stata tolta la possibilità di fare la residenza sul territorio e questo mette noi amministratori locali in forte difficoltà”). Il decreto viene poi spiegato nel dettaglio dall’avocato Giulia Vicini di Asgi, Associazione studi giuridici sull’immigrazione, mentre un’importante mole di dati aggiornati sull’accoglienza viene fornita al pubblico da Elena Corradi, ricercatrice dell’Ispi, Istituto di studi di politica internazionale. Tra i vari grafici, vengono presi in considerazione i numeri delle persone arrivate nell’anno precedente all’arrivo al ministero dell’Interno di Marco Minniti (precedente governo), 194mila, con quelli del suo mandato, 43mila, meno 80% e quello del neoministro Salvini (17,5mila, con un ulteriore meno 60%). Il focus sui rimpatri porta un ragionamento eclatante: “al ritmo attuale, di poco più di 6mila rimpatri l’anno, per affrontare il rimpatrio di tutti gli irregolari presenti ora e quelli stimati per gli anni a venire – in aumento anche a causa degli effetti stimati dello stesso decreto sicurezza, che porterà 70mila irregolari in più – ci vorranno 101 anni, ovvero più di un secolo. Impossibile, quindi”, spiega Corradi.

La ricaduta sul territorio dell’operato di Rete Bonvena è stata delineata da Roberto D’Alessio e Massimiliano Giacomello, rispettivamente direttore e responsabile area accoglienza di CCB, Consorzio comunità Brianza, e Greta Redaelli, responsabile accoglienza di Aeris, cooperativa sociale aderente al Consorzio CS&L. “Sul nostro territorio c’è la più alta penetrazione in Italia di Cas, Centri di accoglienza straordinaria, con 50 Comuni su 55 della provincia di Monza e Brianza che hanno almeno un appartamento o una struttura adibita all’accoglienza”, spiega D’Alessio. Attualmente sono aperte 5 strutture collettive e 140 appartamenti. “Ci siamo occupati del ‘problema’ non chiamandolo tale ma considerandolo un’opportunità per tutti, per le persone accolte come per i cittadini del territorio e per noi operatori”, spiega Redaelli. Il modello si basa sull’accoglienza diffusa declinata come presenza di appartamenti nei paesi e relazioni cittadine continue a ogni livello. “Lavoriamo costantemente con sindaci, medici, ospedali, Carabinieri e Polizia, siamo diventati nel tempo dei facilitatori di coesione sociale per tutto il territorio”, aggiunge Redaelli, mentre successivamente Giacomello illustra il risultato del progetto che più rende chiaro l’impegno di Rete Bonvena: “tramite l’accantonamento di un euro al giorno per accolto della diaria abbiamo creato il fondo Hope che ha superato un milione di euro, l’88% dei quali è già stato ridestinato, soprattutto per costi di formazione professionale e borse lavoro degli ospiti”. Ecco qui sotto i dettagli del fondo Hope, con i numeri e la tipologia dei percorsi formativi attivati.

C’è stato spazio nel convegno anche per il racconto di alcune esperienze dirette di accoglienza e inserimento lavorativo sia sul territorio monzese che altrove: ha parlato l’imprenditore monzese Giacomo Erba, la procuratrice aggiunta della Procura della Repubblica di Monza Manuela Massenz e ha spiegato le attività dell’Accademia per l’integrazione il capo di gabinetto del Comune di Bergamo Cristophe Sanchez. In chiusura di convegno, intenso e senza soste per più di 4 ore di durata – verso la fine Roberto Mariani, collaboratore di CS&L, ha anche dato l’annuncio, accolto con sollievo da tutti i presenti, del concomitante sbarco al porto di Catania delle 47 persone migranti dalla nave SeaWatch3 – sono intervenuti alcuni sindaci con la loro testimonianza diretta, ovvero Roberto Corti di Desio, Concettina Monguzzi di Lissone, Giorgio Monti di Mezzago e, in rappresentanza del Comune di Milano, la vicesindaco Anna Scavuzzo. “Siamo in un periodo dimostrare attenzione per l’accoglienza può generare attacchi violenti contro di noi, ma non dobbiamo arretrare nella nostra volontà di dialogare e portare avanti il bene comune”, sono state in particolare le parole della sindaco di Lissone, che ha comunicato di avere ricevuto gravi minacce sul social network facebook proprio dopo avere comunicato l’adesione del suo Comune al convegno di Rete Bonvena. “Rispetteremo la legge, ma non tradiremo la giustizia”, è il messaggio finale lanciato dalla vicesindaco di Milano. “Ogni volta che vedremo effetti negativi sulle persone del decreto sicurezza, ci opporremo. Non siamo utili idioti come piace definirci a qualcuno, siamo persone che sanno distinguere il bene dal male e sono pronte ad alzare la voce”.


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