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Apre Ca’ Nostra 2, il cohousing tra anziani e famiglie diventa grande

Esce dalla sperimentazione l’innovativo servizio di assistenza nato nella città emiliana nel 2016 con il coordinamento del Csv e il sostegno del comune. Un modello di welfare partecipato a gestione familiare dai grandi risultati economici e sociali

di Laura Solieri

A Modena, in un alloggio messo a disposizione da Unicapi in via Tignale del Garda, è stata inaugurata Ca’ Nostra 2, progetto di coabitazione tra anziani non autosufficienti con demenze o deficit cognitivi e assistenti famigliari, sostenuto dall'assessorato al Welfare del Comune con il coordinamento del Centro di servizio per il volontariato di Modena, nato da un'idea dell'associazione G.P. Vecchi.

«Dopo la positiva esperienza di Ca’ Nostra avviata in città nel 2016, arrivare a realizzare Ca’ Nostra 2 è un risultato importante, perché replicare una sperimentazione riuscita significa farla entrare nell’assetto delle possibilità che si aprono per tanti malati e caregiver modenesi», spiega l’assessore al Welfare Giuliana Urbelli.

Si tratta di un modello intermedio tra l’assistenza in struttura e a domicilio, sia come livello di cura che come costi, che valorizza la condivisione delle risorse famigliari dal punto di vista abitativo e assistenziale. Questo modello di cohousing rappresenta un’esperienza quasi inedita in Italia, anche se adottata con successo nel nord Europa. Una ricerca condotta con il Centro di analisi delle politiche pubbliche dell’università di Modena e Reggio Emilia ne mette in luce i positivi risultati sociali ed economici, sia per quanto riguarda le risorse pubbliche (i costi sono più contenuti rispetto alle residenze protette e gli ospiti condividono medico e geriatra) che il risparmio per le famiglie (assistenti domiciliari, vitto e utenze sono condivisi e altri servizi sono forniti gratuitamente), senza dimenticare le opportunità occupazionali create.

«Da sperimentazione a modello, – dicono Alberto Caldana e Francesca Nora del Csv. – Questo è un esempio di creazione di soluzioni concrete a partire dalle voci dei cittadini e del mondo del volontariato. Le associazioni hanno trovato una nuova metodologia per stare vicine ai bisogni dei propri soci lavorando sull’abitare sociale».

A breve, andranno a vivere in pianta stabile a Ca’ Nostra 2 un paio di signore con disturbi cognitivi, accompagnate da un’assistente famigliare: il loro ingresso sarà graduale e tutelante, grazie al prezioso contributo dei famigliari e delle associazioni. Diversi gli attori coinvolti, dal Centro Demenze dell’Ausl di Modena che identifica i possibili pazienti, alle numerose associazioni di volontariato: Auser, Anteas, Ancescao, Amazzonia Sviluppo, Fondazione Vita Indipendente, Csi Volontariato.

Ca’ Nostra è gestita direttamente dalle famiglie organizzate nello strumento riconosciuto dall’Inps della comunità familiare, intorno a cui appunto opera la rete di associazioni e istituzioni del territorio. Soprattutto la dimensione famigliare garantisce un’alta qualità di vita e si sono registrati miglioramenti comportamentali degli anziani, mentre l’organizzazione della comunità, la condivisione e il supporto dei partner hanno alleggerito di molto il carico assistenziale, materiale e psicologico in capo ai familiari e alle assistenti. Inoltre, l’esperienza ha consentito di sviluppare un modello di welfare di comunità, flessibile e partecipativo, che amplia la gamma di risposte ai bisogni delle persone non autosufficienti.


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