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Cooperazione & Relazioni internazionali

I porti italiani non sono mai stati chiusi: sbarchi ad Augusta e a Lampedusa

Mentre si concludono le operazioni di sbarco dei 30 migranti soccorsi dalla Mare Jonio di Mediterranea a Lampedusa e dei 36 a bordo della nave Stromboli della Marina Militare, arriva la notizia di un altro naufragio a largo di Tunisi: i morti sono oltre 70, solo 16 i sopravvissuti

di Alessandro Puglia

Tragedie in mare, barconi in difficoltà e i porti italiani che si riaprono perché in realtà non sono mai stati chiusi. É quello che sta avvenendo in queste ore nel Mediterraneo dove com’era prevedibile si sta assistendo a una nuova ondata di partenze dalla Libia.

La notizia di una nuova tragedia a largo di Tunisi è stata già confermata dall’Oim, organizzazione internazionale per le migrazioni e dall’agenzia delle Nazioni Unite a Tunisi. Un barcone partito dalla Libia si è ribaltato e i morti sarebbero almeno 70, mentre solo 16 sono i sopravvissuti. E da diverse ore Alarm Phone, la piattaforma che presta servizio telefonico per supportare le operazioni di soccorso dei migranti, ha lanciato l’Sos per un barcone con il motore in avaria a largo della Libia, i migranti a bordo sarebbero 100, tra cui donne e bambini.

E dopo il riuscitissimo sbarco a Lampedusa della nave Mare Jonio di 30 migranti tra cui una bimba di un anno, il Mediterraneo è ora nuovamente scoperto da navi della società civile.

A differenza di quanto annunciato dal ministro dell’Interno Matteo Salvini che come al solito ha urlato su twitter al “sequestro”, dalla nave Mare Jonio fanno sapere che «al momento non è arrivata nessuna notifica».

A spiegare le operazioni di soccorso e del successivo sbarco nel porto sicuro di Lampedusa è Alessandra Sciurba, portavoce di Mediterranea: «Abbiamo effettuato il soccorso dopo aver visto che un gommone sgonfio e che imbarcava acqua era entrato nel nostro radar, a quel punto abbiammo scritto al MRCC della Guardia Costiera di Roma chiedendo istruzioni e l’assegnazione di un porto sicuro. Non abbiamo ricevuto risposte per oltre un’ora fino a quando non abbiamo ricevuto un documento del Viminale con cui ci veniva comunicato di rivolgerci alle autorità libiche competenti. Ovviamente è impossibile considerare la Libia, un paese in guerra, un porto sicuro. Mentre aspettiamo istruzioni e ci viene comunicato di fornire nomi, cognomi e data di nascita delle persone a bordo, ci dirigiamo verso Nord e anche in questo caso il porto più vicino era quello di Lampedusa rispetto a Malta. Una volta entrati in acque territoriali non abbiamo ricevuto nessun alt, nessuno stop a differenza di quanto accaduto l’ultima volta. Siamo stati affiancati da un pattugliatore della Guardia di Finanza e da una motovedetta della Guardia Costiera che hanno effettuato un’ispezione molto veloce, durata davvero poco. E dopo poco tempo ci hanno detto di entrare in porto, quindi uno sbarco avvenuto senza problemi».

Al momento dello sbarco i lampedusani hanno salutato i migranti scesi dalla Mare Jonio con un lungo applauso: «Ringraziamo sempre Lampedusa, un’isola aperta sempre alla vita e solo in alcuni momenti violentata dalla morte. Il pensiero va in questo momento ai morti a largo di Tunisi con un segnale di soccorso lanciato ore prima», aggiunge Sciurba.

Si è concluso intanto nel porto militare di Melilli, ad Augusta, nel Siracusano, l’altro sbarco dei 36 migranti soccorsi dalla nave della Marina Militare, Cigala Fulgosi che ha effettuato il soccorso in acque libiche invocando le stringenti normative nazionali ed internazionali. I migranti che sono stati trasbordati nella nave Stromboli saranno ora trasferiti a Messina.

Dopo i due sbarchi, la Guardia Costiera ha soccorso altri 70 migranti a largo di Lampedusa, già sbarcati sull'isola.

I soccorsi della Marina Militare e lo sbarco della nave Mar Jonio a Lampedusa fanno intravedere la possibilità che nel Mediterraneo torni la speranza.


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