Sezioni

Attivismo civico & Terzo settore Cooperazione & Relazioni internazionali Economia & Impresa sociale  Education & Scuola Famiglia & Minori Leggi & Norme Media, Arte, Cultura Politica & Istituzioni Sanità & Ricerca Solidarietà & Volontariato Sostenibilità sociale e ambientale Welfare & Lavoro

Cooperazione & Relazioni internazionali

Mare Jonio con 34 naufraghi ancora ferma a largo di Lampedusa: “Adesso fateli sbarcare”

Ancora fermi al confine con le acque territoriali italiane i 34 naufraghi a bordo della nave Mare Jonio della piattaforma Mediterranea che ha diffidato le autorità "per commettere ancora più gravi violazioni di legge". Divieto d'ingresso anche per la nave Alan Kurdi della Ong Sea Eye che ha soccorso 13 migranti in un barchino sovraccarico. In attesa di un porto sicuro anche la nave Eleonore da giorni con 101 persone a bordo

di Alessandro Puglia

Nessuno sbarco concesso ancora ai 34 migranti superstiti di naufragio a bordo della nave Mare Jonio della piattaforma Mediterranea che rimane ancora a 13 miglia da Lampedusa per via del decreto sicurezza Bis.

Mediterranea rende noto in un comunicato stampa di aver chiesto nuovamente al Centro di Coordinamento Marittimo Italiano un porto sicuro di sbarco rappresentando ancora una volta le condizioni psicofisiche di estrema vulnerabilità delle persone a bordo dovute ai loro tragici vissuti e alle violenze subite in Libia. «Condizioni aggravate dall’esperienza della morte di sei compagni di viaggio e dall’attuale situazione di incertezza e di sospensione del diritto in cui versano che si configura come trattamento inumano e degradante».

Mediterranea ha ricordato la recentissima pronuncia del GIP di Agrigento nella vicenda della nave Open Arms, nella quale è stato ribadito come, «sulla scorta delle Convenzioni internazionali UNCLOS, SOLAS, e SAR, per come esplicitate in dettaglio nelle discendenti Linee Guida IMO, e confluite nella direttiva SOP 009/2015, il Coordinamento delle operazioni di salvataggio ricada sullo Stato che per primo ha ricevuto notizia di persone in pericolo in mare fino a quando il RCC competente per l’area non abbia accettato tale responsabilità». Stato che in questo caso è l’Italia.

«L’obbligo di salvataggio delle vite in mare costituisce un dovere degli Stati e prevale sulle norme e sugli accordi bilaterali finalizzati al contrasto dell’immigrazione irregolareprosegue Mediterranea – La nostra Costituzione di dice chiaramente che il diritto internazionale prevale sul Decreto Sicurezza che in questo momento ci tiene fuori dalle acque territoriali. Per il caso Open Arms l’autorità giudiziaria ha già aperto un procedimento penale per non avere assegnato un porto sicuro di sbarco». Mediterranea chiede «che le Istituzioni italiane non continuino in questa violazione del diritto e dei diritti e che prevalga dopo mesi di illegalità e cattiveria gratuita il rispetto delle persone e delle leggi, ribadendo che in caso contrario siamo pronti a denunciare questi comportamenti in tutte le sedi competenti».

A largo di Lampedusa si trova ora anche la nave Alan Kurdi della Ong tedesca Sea Eye che ha soccorso 13 migranti, tra cui otto minori, a bordo di un barchino sovraccarico. E subito è arrivato il divieto d’ingresso, transito e sosta in acque territoriali italiane firmato dal ministro dell’Interno Matteo Salvini.

Resta ancora in attesa di un porto di sbarco anche la nave Eleonore della Ong Mission Life Line con 101 migranti a bordo.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA