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Fondazione Milan in the community. La prima puntata

Si è svolto, davanti a più di 300 studenti dell’Istituto comprensivo “Luigi Cadorna” di Milano, il primo appuntamento del progetto “Fondazione Milan in the Community” un ciclo di incontri proposto da Fondazione Milan e organizzato con il supporto di VITA con l’obiettivo di mettere a confronto campioni del mondo dello sport con i ragazzi più giovani

di Lorenzo Maria Alvaro

Si è svolto con oltre 300 studenti dell’Istituto comprensivo “Luigi Cadorna” di Milano, il primo appuntamento del progetto “Fondazione Milan in the Community” un ciclo di incontri proposto da Fondazione Milan e organizzato con il supporto di VITA con l’obiettivo di mettere a confronto campioni del mondo dello sport con i ragazzi più giovani.

Relatori d’eccezione sono stati due difensori della prima squadra maschile e femminile del Milan, Mattia Caldara e Francesca Vitale che, davanti a una platea attenta ed emozionata, hanno portato il proprio esempio e raccontato il percorso che li ha portati a essere calciatori affermati.

L’incontro ha fatto emergere come lo sport, e il calcio in particolare, possa essere un veicolo positivo di valori importanti per la vita e la crescita di ogni ragazzo. Il rispetto delle regole, lo stare insieme ed essere “squadra”, il rapporto con il corpo, la tenacia nel perseguire gli obiettivi, la capacità di affrontare la sconfitta: sono stati questi alcuni dei temi affrontati durante l’incontro da Caldara e Vitale ed emersi dopo le tante domande fatte dagli studenti del “Cadorna”.

«Fin dai primi anni della mia carriera i miei allenatori mi hanno sempre insegnato che il “noi” viene prima dell’“io”», ha raccontato Mattia Caldara, «bisogna sempre pensare e ragionare da squadra, il gruppo viene prima di tutto perché solo così arrivano le vittorie e di conseguenza anche le soddisfazioni personali. Per raggiungere gli obiettivi sono necessari tanto allenamento e tanti sacrifici per essere pronti la domenica o per uscire da un momento di difficoltà come può essere un infortunio». Il giovane difensore centrale ha poi sottolineato l'importanza della determinazione: «quando ero ragazzino e finché non sono tornato all'Atalanta ho sempre avuto il dubbio di essere in grado di fare il calciaotri ad alti livelli. Ero sempre fuori dal giro delle nazionali. I miei compagni erano più celebrati e ricevevano più riconoscimenti. Io per arrivare invece ho dovuto lavorare, impegnarmi tanto e dimostrare a me e agli altri di meritare i traguardi che ho raggiunto».

La determinazione è stata alc entro anche della vita di Francesca Vitale, che ha raccontato «lo stigma di essere donne e calciatrici. Ho dovuto combattere sempre con i pregiudizi. In casa come nella società Anche i miei genitori non erano felici della mia scelta. Poi certo, noi donne non abbiamo il trattamento degli uomini e quindi ho dovuto sempre tenere in piedi anche un percorso di studi che mi permetta, una volta finita la carriera, di trovare un buon lavoro».

«Nello sport così come a scuola ci sono regole da rispettare, la disciplina è fondamentale per raggiungere gli obiettivi e diventare donne e uomini con dei valori solidi», ha poi aggiunto Vitale, «In questo la figura del professore è molto simile a quella dell’allenatore, bisogna seguirlo e averne rispetto perché rappresenta una delle guide importanti nella crescita personale di ogni giovane».

L’idea di costruire il percorso è maturata dopo il successo e le positive ricadute di un primo incontro tenutosi lo scorso marzo 2019 presso il Centro Pavesi di Milano con gli allievi dell’Istituto comprensivo Pareto.

Tutto questo in linea con l’impegno che da oltre dieci anni di Fondazione Milan porta avanti verso la collettività e, nello specifico, in direzione di progetti che utilizzano lo sport per aiutare i giovani a sviluppare i propri talenti.


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