Sezioni

Attivismo civico & Terzo settore Cooperazione & Relazioni internazionali Economia & Impresa sociale  Education & Scuola Famiglia & Minori Leggi & Norme Media, Arte, Cultura Politica & Istituzioni Sanità & Ricerca Solidarietà & Volontariato Sostenibilità sociale e ambientale Welfare & Lavoro

Media, Arte, Cultura

Il volto amazzonico della Chiesa

L'indice proposto dal cardinale Claudio Hummes, relatore generale dell'appuntamento: a) la Chiesa in uscita in Amazzonia e i suoi nuovi cammini; b) Il volto amazzonico della chiesa: inculturazione e interculturalità in ambito missionario-ecclesiale; c) La ministerialità nella chiesa in Amazzonia: presbiterato, diaconato, ministeri, il ruolo della donna; d) L’azione della Chiesa nel prendersi cura della Casa Comune: l’ascolto della Terra e dei poveri; ecologia integrale ambientale, economica, sociale e culturale; e) La Chiesa amazzonica nella realtà urbana; f) La questione dell’acqua

di Cristiano Morsolin

Era maggio 1979, il vescovo francescano Claudio Hummes, dal pulpito di varie chiese della sua Diocesi di Santo Andres – un milione e mezzo di abitanti nella metropoli di Sao Paulo (Brasile) – lottava per la difesa di migliaia di operai in sciopero (tra cui l’operaio-sindacalista metallurgico Luis Ignacio Lula da Silva, poi diventato presidente della Repubblcia tra 2002 e 2010) in questo gran polo industriale, affermando: “Ho ascoltato il grido del mio popolo”. 40 anni dopo é lo stesso cardinale Claudio Hummes che lancia l’appello in Vaticano ad ascoltare i popoli indigeni per rafforzare l’opzione preferenziale per i poveri nel secolo XXI. “Ordinare preti sposati e cercare “un ministero adatto” per le “donne dirigenti di comunità”. E’ una delle proposte avanzate dal cardinale brasiliano Claudio Hummes, relatore generale del Sinodo Panamazzonico, nella sua presentazione dell’Istrumentum laboris, avvenuta nella prima Congregazione generale dell’Assemblea speciale del Sinodo aperto lunedí mattina da papa Francesco e che proseguirà fino al 27 ottobre, sul tema “Amazzonia: Nuovi Cammini per la Chiesa e per una ecologia integrale”.

Sintetizzando, il cardinale Hummes ha proposto “per la dinamica dei lavori di questa assemblea sinodale, alcuni nuclei generativi: a) la Chiesa in uscita in Amazzonia e i suoi nuovi cammini; b) Il volto amazzonico della chiesa: inculturazione e interculturalità in ambito missionario-ecclesiale; c) La ministerialità nella chiesa in Amazzonia: presbiterato, diaconato, ministeri, il ruolo della donna; d) L’azione della Chiesa nel prendersi cura della Casa Comune: l’ascolto della Terra e dei poveri; ecologia integrale ambientale, economica, sociale e culturale; e) La Chiesa amazzonica nella realtà urbana; f) La questione dell’acqua.

Il coraggio di Suor Alba dalla Colombia
“Le donne in Amazzonia svolgono un ruolo di primo piano, che ci auguriamo che la Chiesa riconosca sempre di più”. Lo ha sottolineato suor Alba Teresa Cediel Castillo, delle Suore Missionarie di Maria Immacolata e di SS. Caterina da Siena, conosciute in Colombia come missionaria di Madre Laura – Lauritas, intervenendo al primo briefing del Sinodo per l’Amazzonia. “Noi donne siamo una presenza costante”, ha detto la religiosa colombiana rispondendo alle domande dei giornalisti: “Ci occupiamo di istruzione, di sanità, aiutiamo le indigene in progetti di sviluppo. Amministriamo i battesimi, quando il sacerdote non può essere presente a causa delle enormi distanze, e anche i matrimoni: se qualcuno si vuole sposare, c’è la possibilità che noi lo facciamo. Se una persona viene in chiesa e chiede di confessarsi, noi l’ascoltiamo, anche se non possiamo dare l’assoluzione. Siamo vicine anche a quelle persone che si trovano a contatto con la morte”. Interpellata sul fatto che le donne presenti al Sinodo non abbiano diritto di voto, la religiosa ha risposto: “Ci arriveremo piano piano: non possiamo fare molta pressione”. Citando la figura della prima santa colombiana, Laura Montoya, fondatrice del suo istituto, suor Alba ha fatto notare che “nel 1914, quando si è stabilita nel mezzo della foresta amazzonica, ha rotto gli schemi, per poter dedicare tutta la sua vita alle sorti dei popoli indigeni. Oggi siamo presenti in 6 dei 9 Paesi della regione amazzonica”.

La religiosa ha definito quella della donna in Amazzonia “una situazione molto triste, a causa delle enormi distanze geografiche e dei problemi che si stanno presentando con le migrazioni interne, il narcotraffico, la guerriglia”. Tutte situazioni, queste, che le donne fronteggiano in prima linea: “La povertà, in mezzo a tanta ricchezza, porta le donne ad andare nelle grandi città, dove la situazione per loro è estremamente dura”. Suor Alba Teresa, che si è presentata come “voce” delle donne indigene, afro-discendenti e contadine, non ha esitato quando le è stato chiesto un commento sull’impossibilità delle religiose di votare il documento finale del Sinodo: «Le donne dovrebbero avere un maggiore riconoscimento, a tutti i livelli. Ma non si può premere o forzare. È un cammino. Ci arriveremo». Poi, ha aggiunto, in italiano: «Piano, piano, poco a poco». Ricordo con emozione il saluto un mese fa a Bogotá, a suor Alba Teresa che aveva animato un interessante dibattito davanti ai vescovi della conferenza episcopale colombiana CEC, a lato del cardinale peruviano Mons. Pedro Barreto – Vice Presidente della Rete Ecclesiale REPAM e oppositore allo sfruttamento minerario de La Oroya (Perú), sul protagonismo delle missionarie, religiose, laiche e catechiste nella selva amazzonica.

Dopo tre giorni di lavori della Conferenza Episcopale Colombiana (12-15 agosto) di incontri e taller (laboratori) con vari rappresentanti dei popoli indigeni e amazzonici nel Pre-Sinodo colombiano, mi sedetti a fianco di Suor Laura, seduta al fondo, durante la S. Messa di chiusura. Mi confessó il suo zelo missionario, un grande carisma organizzativo nelle comunitá ecclesiali di base, appassionata della “Chiesa in uscita” di Papa Francesco. Mi confidó tre temi controcorrente, scomodi per la Chiesa piú conservatrice del continente latinoamericano ma particolarmente apprezzati da Papa Francesco: “Vai a leggere le memorie della nostra fondatrice Madre Laura, Voci mistiche della natura scritta nel lontano 1914 ma oggi totalmente attuale. “Per noi missionarie Lauritas la natura (oggi direbbe la Madre Terra-Pachamama) é sacra ed e’ un altare vivo. Per questo Madre Laura ci ha invitato ad andare nei luoghi piú lontani, dove non é mai arrivato un sacerdote”. Sottovoce, ma con determinazione, Suor Alba mi spiega: “voglio andare a parlare direttamente negli occhi di Papa Francesco per riconoscere maggiormente il ruolo della donna nella chiesa, qui in Colombia abbiamo sofferto molto come religiose, della persecuzione del Cardinale Dario Castrillon (giá presidente della Conferenza Episcopale Latinoamericana CELAM, successore del Cardinale Lopez Trujillo, stretti alleati del papa polacco nella guerra ideologica contro la teologia della liberazione) negli anni ‘80-90, ma anche del vescovo Mons. Miquelangel Builes negli anni ‘30-40, che ci attaccavano dicendoci “suore-guerrigliere”, che per vivere nella selva nel Chocó, bajo Cauca, eravamo considerate “sovversive”…

Ora alla celebrazione della rete Ecclesiale panamazzonica Repam in Vaticano, era a lato del Papa Francesco e lunedi 7 ottobre ha partecipato alla conferenza stampa in Vaticano al Sinodo. Suor Alba e' la voce delle missionarie dell'ordine delle Lauritas che hanno dimostrato storicamente coraggio e profezia anche quando la chiesa tradizionale le lasciava sole in zone remote, in un'evangelizzazione appassionata, in difesa dei diritti delle donne, spesso storicamente calpestate, spesso a mediare anche in situazioni di grave violenza per l'oppressione delle guerriglie e dei gruppi armati illegali. Ora suor Alba e' al centro dell'attenzione in Vaticano e la sua testimonianza rappresenta una voce autorevole di tutte le religiose latinoamericane del CLAR, che accompagnano con coraggio i popoli indigeni dell'amazzonia, spesso in solitudine, ma sempre a fianco di Papa Francesco.

Voci plurali e comunitarie come Hermana (sorella) Alba, raccontano anche la leadership, il contributo femminile alla costruzione dell’economia solidale del Buen Vivir. Il documento preparatorio per il Sinodo sull’Amazzonia (6-27 ottobre), il cd Instrumentum Laboris, descrive l’Amazzonia dove la “comprensione della vita è caratterizzata dalla connessione e dall’armonia dei rapporti tra l’acqua, il territorio e la natura, la vita comunitaria e la cultura, Dio e le varie forze spirituali. Per loro, “bien vivir” significa comprendere la centralità del carattere relazionale-trascendente degli esseri umani e del creato, e presuppone il “fare bene”. Le dimensioni materiali e spirituali non possono essere separate.” Queste cosmovisioni particolari, queste sensibilità e culture comunitarie sono lontane dal senso comune che abbiamo nel nostro occidente, come ho recentemente scritto nel mio nuovo libro “Cambios civilizatorios y nuevos liderazgos sociales”, Edizioni Antropos, Bogotá, ottobre 2018, con il prologo del Cardinale Turkson, braccio destro del Papa Francesco che mi invitó in Vaticano a fine ottobre 2017 per un seminario internazionale sulle nuove relazioni tra Mercato, Stato e societá (documentato da Vita ).

Conclusione
Il teologo brasiliano Leonardo Boff, in una recente intervista ha affermato: “Il Papa Francesco ha una immensa libertà interiore e coraggio per aprire nuovi cammini. Io penso che saranno consacrati veri presbiti indigeni. Io appoggio il vescovo Erwin Kräutler, amico del Papa, che sostiene di ordinare anche delle donne. Lui dice che, nella sua diocesi, una delle più grandi del mondo, presso il fiume Xingu, le donne fanno tutto quello che un sacerdote fa. Perché non permettere anche l’ordinazione presbiterale per le donne? I grandi teologi come Karl Rahner e Luigi Sartori hanno scritto che non c’é nessun dogma o dottrina che impedisce di fare questo passo. Tutte le altre chiese lo hanno già fatto, anche gli ebrei. La chiesa cattolico-romana non può restare un’isola di patriarcalismo e di anti-femminismo. Lo Spirito sospinge la Chiesa ad assumere, per amore ai popoli più reconditi del mondo, questa decisione”, conclude Boff.

Il vescovo Kräutler ha trascorso decenni a combattere per i diritti dei popoli indigeni della regione del fiume Xingu, nell’Amazzonia brasiliana, oggi minacciata dalla gigantesca diga di Belo Monte. Per questo suo impegno è stato più volte minacciato di morte, ha subito un attentato che è costato la vita di un suo collaboratore, padre Salvatore Deiana di Ardauli (Sardegna), e da oltre 15 anni deve ricorrere ad una scorta per la propria sicurezza.

Ricordo che conobbi il vescovo Erwin Kräutler durante un viaggio di europarlamentarie verdi austriache e francesi nel 2013, oggi é membro della Commissione di informazione del Sinodo Panamazzonico, ispiratore della Teologia della Liberazione, nata nella Conferenza di Medellin di agosto 1968 (documentata da VITA nello speciale La teologia latinoamericana 50 anni dopo Medellin continua sulle orme di Francesco – e anche Papa Francesco e quegli auguri al fondatore della teologia della liberazione ).

Per questi motivi, né Suor Alba Cediel Castillo, né il vescovo Krautler, neppure il Cardinale Hummes Claudio, sono comunisti o marxisti, solo… ascoltano il clamore de loro popolo.


Cristiano Morsolin, autore di questa corrispondenza, è un esperto di diritti umani. Lavora in America Latina dal 2001


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA